ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  GAZZETTA  DI   LECCE   Pag. 88)
Domenica 7 marzo 2004

Biagio Valerio

La guerra a «mattone selvaggio» avrà presto nuove battaglie

 Mantovano: «Attenti,non finisce qui 800 le case da demolire nel Salento»

L’escavatorista come un rapinatore: incappucciato e mascherato. Ma lo Stato era con lui


 

PORTO CESAREO - Mantovano su tutti, come era da prevedere. Il viceministro rappresenta lo Stato, così tanto invocato nell'ultimo mese dal sindaco cesarino Luigi Fanizza, e il sottosegretario non si risparmia: «Si tratta di ripristinare la legalità - esordisce - che non è stata violata ma messa in forse; il discorso, comunque, non finisce qui». E così anticipa che, in seguito ad un lungo lavoro di squadra che ha visto collaborare insieme Prefettura, Procura e sindaci di molti Comuni leccesi, si è raggiunto un punto fermo: a Porto Cesareo ci sono circa 200 manufatti da abbattere senza esitazione e circa 800 nell'intera provincia. La guerra al mattone selvaggio è solo agli albori mentre Mantovano riferisce che sarà messo in atto un monitoraggio «palmo a palmo» del territorio perché la legalità, gli abusi e il disordine urbanistico siano solo un ricordo. «Sappiano gli abusivisti - ammonisce il sottosegretario - che sconti non ce ne sono più, anzi avrei un consiglio da dare a quanti sono proprietari di un'abitazione abusiva: demolitevela da soli, vi converrà sicuramente».

Mantovano sottolinea quanto sia importante, in questa fase, la collaborazione dei sindaci e sullo spiegamento di forze osserva che da ora in avanti la sicurezza sarà adeguata alle circostanze. Mai più, quindi, rischi inutili come il 20 febbraio, quando i proprietari della ruspa, i Magno, furono aggrediti e picchiati dai muratori a causa dell'esiguità delle forze dell'ordine. Infine un ultimo pensiero per chi si è commosso nel veder demolite le case, sia pur abusive, ma costruite con il sudore della fronte: «Questo non è abusivismo di necessità, queste non sono prime abitazioni, posto comunque che resta fuori legge costruire abusivamente. Queste sono seconde e terze case che è inammissibile possano sorgere su zone vincolate e non soggette ad alcun tipo di condono».

In assenza del sindaco Fanizza, bacchettato nei giorni scorsi da , che lo aveva sollecitato a completare l'opera intrapresa, e che per ora non parlerà, il protagonista diventa Mimino Magno, responsabile della Cogema di Leverano che ha prestato la sua opera e la sua ruspa durante la prima demolizione, quella del 20 febbraio. Dopo l'aggressione subita e le botte al figlio non ne vuole più sapere: «Ho subito troppe minacce e anche un agguato a Leverano, al quale sono scampato per miracolo - racconta - quando, qualche giorno fa, la mia auto è stata bloccata da una vettura con a bordo cinque persone, sicuramente malintenzionate. Sono riuscito a sfuggire solo perché, nel frattempo, sono arrivate altre auto e gli aggressori si sono dileguati». Magno ricorda l'aggressione subita ma anche tante telefonate minacciose e gli avvertimenti che hanno sconvolto la sua vita: «Che si prendano misure per proteggere me, la mia famiglia e la mia impresa - dice - anzi voglio anche chiedere scusa alle persone alle quali ho demolito le case: se avessi saputo che erano abitazioni mi sarei rifiutato ma avevo avuto rassicurazioni sul fatto che si trattasse solo di una recinzione in muratura. Se tornassi indietro non lo rifarei».

Ultima voce quella dell'associazione Verdi, ambiente e società: «Insieme con Elvira Durante di Italia Nostra - dice la responsabile provinciale Maria Teresa Corsi - abbiamo consegnato al sindaco Fanizza la bandiera verde per gli abbattimenti delle case abusive. Ma plaudiamo anche al sequestro da parte del Corpo forestale dello Stato in località Punta Grossa perché lì stava per essere consumato l'ennesimo scempio ambientale».


    

 

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