ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: BARI CITTA'   Pag. 23  )
Sabato 6 luglio 2002

Carmela Formicola

Il pizzo dei pezzenti
Mantovano «Ma qui nessuno denuncia»


«Pagare meno, pagare tutti». Lo slogan, un po' cinico ma efficace, lo conia il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano. Parliamo di estorsioni, fenomeno ambiguo: statistiche alla mano si potrebbe dire che a Bari, negli ultimi anni, il racket ha allentato la morsa. Ma anche Mantovano ha un sospetto: «O questo è il paese di Heidi, o la gente non va a denunciare». E la mancanza di denunce si spiega con le dimensioni delle richieste. Un pizzo da pezzenti.

Il sottosegretario ha coordinato ieri, a Bari, il vertice tra i cinque prefetti della regione, per analizzare la situazione su estorsioni e usura nelle cinque province pugliesi e individuare le strategie per prevenire infiltrazioni nell'economia e nella società pugliese. «Se non si conoscono le cause del fenomeno, non si capiscono le sue caratteristiche e dunque non si può agire, non lo si può combattere», spiega Mantovano, ed ecco il motivo dell'incontro. Ma qual è il volto del racket, oggi, in città? «Vittime degli estorsori - risponde il sottosegretario - non sono più le grosse realtà industriali. Non c'è più la tangente milionaria. La fascia più colpita è quella degli operatori commerciali medio piccoli, ai quali vengono chieste somme relativamente modeste perché - ripeto - la logica è pagare meno, pagare tutti».

Questo spiega anche il decremento delle denunce. Non è una questione di terrore, non è la possibile ritorsione che fa paura. Probabilmente il piccolo commerciante, il ristoratore, il proprietario di bar, non trova antieconomico stornare una somma media per pagare il pizzo. «Sì, - commenta Mantovano - forse l'imprenditore si fa questo ragionamento, e allora è uno stupido, perché un conto è trovarsi davanti Totò Riina, al quale non è comunque giusto pagare, ma che certo può incutere una certa paura, un conto è trovarsi davanti i nostri malavitosi». Gente, secondo Mantovano, che al massimo ti spacca una vetrina o ti incendia l'automobile.

«Ma è una mentalità che va cambiata. Non è possibile - aggiunge il sottosegretario - che dal 1999 ad oggi nessun barese abbia fatto domanda per l'accesso al fondo che aiuta le vittime dell'usura e del racket. Qualcosa non funziona, evidentemente». Il fondo è stato istituito con la legge «44», una norma che garantisce chi denuncia ed eroga i contributi con una certa celerità. Gestito prima dal commissario nazionale Tano Grasso, ora dal prefetto Gennaro Monaco, il fondo eroga ogni anno milioni di euro, destinati a risarcire le vittime dai danni subiti.

«Quello estorsivo è sicuramente un fenomeno frastagliato e difficile da contrastare - dice il sottosegretario - ma senza la collaborazione degli operatori commerciali non andremo da nessuna parte».

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