ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  PRIMO PIANO       Pag.     4 )
Giovedì 2 giugno 2005

 

procreazione Il presidente dei Ds ha criticato l'invito della Cei all'astensione 

Referendum, bufera su D'Alema


 

ROMA L'astensione al referendum è un «trucco elettorale» e la Cei sbaglia ad associarsi a quanti la predicano a salvaguardia della legge 40. Con questo ragionamento, svolto dalle colonne della Stampa, il presidente della Quercia Massimo D'Alema riesce ad attirarsi un coro bipartisan di critiche dai cattolici di Cdl e Unione. «Il profilo di un leader - attacca il responsabile azzurro per i rapporti con il mondo cattolico, Francesco Giro - si misura anche dalle parole e dal linguaggio che usa e Massimo D'Alema, spiace dirlo, ci delude non poco». «D'Alema - attacca il sottosegretario Alfredo Mantovano - si dichiara pieno di dubbi sui temi della procreazione assistita allora gli vorrei fare alcune domande: chiedo al presidente dei Ds se è giusto sopprimere esseri umani allo stato embrionale per ricavarne cellule staminali? E' giusto abolire il divieto a eseguire la diagnosi pre-impianto eliminando così un prezioso argine alla prassi eugenetica? E' lecito che queste domande siano prese in considerazione dal politico D'Alema?».

Ma gli attacchi più duri al presidente Ds arrivano direttamente dai cattolici dell'Unione offesi anche dal riferimento di D'Alema al fatto che «è negativo e grave che sulla procreazione assistita anche nel centrosinistra siano presenti tali posizioni: se ci fosse ancora la Dc, la Chiesa non avrebbe utilizzato questi toni». «Francamente - va giù pesante il leader dell'Udeur Clemente Mastella - ci sorprendono e ci lasciano sconcertati i toni arroganti e supponenti con i quali il cardinal Massimo D'Alema affronta il complesso e delicato tema della fecondazione». D'Alema - ragiona Enzo Carra della Margherita - sostiene che se ci fosse ancora la Democrazia Cristiana non ci sarebbero queste prese di posizione? Sono d'accordo con lui. Infatti «D'Alema e i Ds spingendo con durezza il contrasto su materie delicate come questa mettono in risalto un problema: quello di tornare a parlare di una qualche forma di rappresentanza unitaria dei cattolici che desiderano esprimersi senza coinvolgere la Chiesa». I Ds, tra l'altro, scendono in campo in maniera ancora più decisa sui referendum. Durante la segreteria della Quercia è stato diffuso un appello a una mobilitazione straordinaria per gli ultimi giorni di campagna referendaria. Forse anche a scanso equivoci visto che negli ultimi giorni i Radicali stanno rimproverando il partito di non essersi impegnato abbastanza. Insomma, in caso di fallimento del quorum i Ds non sono disposti a farsi additare come i colpevoli della sconfitta da Pannella e i suoi.

Anche nel centrodestra la questione referendum riscalda gli animi. E il partito più lacerato sulla questione risulta sempre Alleanza Nazionale. Maurizio Gasparri e Riccardo Pedrizzi rendono nota la contabilità» dei parlamentari del partito di via della Scrofa che non andranno alle urne. Quaranta senatori su quarantasette e ottanta deputati su novantasette. «Il dibattito dentro An - assicura Gasparri - prosegue con serenità e maturità ed è bene sottolinearlo, sia per esaltare un metodo di libertà, ma anche per rivelare l'indicazione prevalente che viene da un partito che si è battuto non solo per realizzare programmi ma anche per affermare valori».

Ma c'è anche chi nel partito si schiera nettamente in difesa di Gianfranco Fini e della sua linea. Maria Ida Germontani e Luigi Martini, insieme al sottosegretario Giuseppe Valentino, stanno mettendo a punto un appello per 3 sì e il no all'eterologa che faranno la prossima settimana. E Martini stoppa qualsiasi velleità di conte sulla base del referendum all'interno del partito. «Anche coloro che sotto sotto - è il suo altolà - aspirano a guidare il partito al posto di Fini, si mettano in testa che senza di lui non abbiamo credito a livello internazionale. E' lui che ha creato, con coraggio, una destra moderna».

Fa discutere intanto la tesi del costituzionalista Michele Ainis che spiega che, a norma di legge, chi è investito di un potere pubblico, ma anche e soprattutto i ministri di culto, è passibile del carcere se invita all'astensione. Una tesi subito sposata dai Radicali Italiani, con il segretario, Daniele Capezzone che la giudica «ineccepibile». «Capezzone vuole il carcere per i parroci che invitano all'astensione? - è la replica al vetriolo del ministro Carlo Giovanardi - Evidentemente il caldo e lo stress gli hanno fatto male». Sulla stessa linea il sottosegretario Alfredo Mantovano che si chiede provocatoriamente se i radicali non pensino a dedicare un braccio del carcere di Rebibbia specificatamente ai preti. L'unico a schierarsi giuridicamente in accordo con Ainis e Capezzone è Giuliano Pisapia, giurista del Prc che osserva che «l'appello della Cei non è un reato, ma è al limite».


    

 

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