ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL FOGLIO
(Sezione:ANNO X NUMERO 147 PAG I - IL FOGLIO QUOTIDIANO)
giovedì 23 giugno 2005

 

 

 

 I conti in An

Alemanno cerca alleati e incontra La Russa, Buontempo lo invita a cena con Gasparri


 

Roma. L’ipotesi minimalista prevede che fra pochi giorni Gianni Alemanno diventi il leader riconosciuto dell’opposizione a Gianfranco Fini all’interno di An. Una minoranza valutabile almeno attorno al 25-30 per cento dei consensi, come assicura Publio Fiori, alleato di Alemanno insieme con Alfredo Mantovano, Teodoro Buontempo e altri esponenti di un’area che si autodefinisce “post-referendaria” e che va oltre i confini della componente guidata dal ministro dell’Agricoltura e da Francesco Storace, la Destra sociale. L’ipotesi massimalista è che Alemanno riesca da qui al 2 luglio, data d’inizio della due giorni di assemblea nazionale del partito, a guadagnare il comando di An ma senza estrometterne Fini dalla vetta della presidenza. Di certo c’è che il ministro sta per candidarsi ufficialmente alla segreteria, un ruolo che formalmente – secondo norme statutarie – è raggiungibile solo attraverso una cooptazione da parte di Fini. Ma dentro An tutto si muove e molto velocemente. Il gruppo alemanniano “raccoglie numerose e motivate personalità del fronte post-referendario”, ha detto ieri il capo della segreteria politica, Carmelo Briguglio. Si tratta di “un’aggregazione patriottica, cattolica e solidarista” oltreché popolare, che a questo punto chiederà a Gianfranco Fini di inaugurare con Alemanno una seconda fase del percorso politico di An.

Un cammino unitario che tenga conto della svolta intervenuta nella scena politica italiana con il referendum sulla fecondazione assistita. La richiesta, come noto, verrà formulata sulla base di un documento la cui stesura è stata affidata a Mantovano, massimo punto di riferimento dell’anima cattolica di An assieme a Publio Fiori. In mancanza di una risposta positiva da parte di Fini (che si presenterà in assemblea con una sua relazione), i post-referendari sono pronti a costituire la prima, aperta opposizione antifiniana nella storia di An. Eppure diversi elementi lasciano supporre che Alemanno possa ottenere molto di più, magari grazie a una insperata e decisiva intesa con la corrente maggioritaria di An, la Destra protagonista di Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa. Posto che la Destra sociale ha un peso che non sfonda oltre il 30 per centro dei consensi; si aggiunga il peso trascurabile della terza componente in ordine di grandezza, quella guidata dai pretoriani di Fini, Altero Matteoli e Adolfo Urso (Nuova alleanza); si comprende allora quanto Gasparri e La Russa siano determinanti negli equilibri dell’assemblea nazionale. Rivali storiche, le doppie coppie Gasparri-La Russa e Alemanno-Storace sono accomunate dalla delusione nei confronti di Fini (oltretutto Gasparri non ha dimenticato l’affronto inflittogli da Fini con l’estromissione dal ministero delle Comunicazioni). Nessuno di loro chiederà le dimissioni del presidente.

Ma una saldatura che sospinga Alemanno alla segreteria è adesso verosimile. Si sa che Alemanno e Storace hanno convocato ieri sera i loro parlamentari. Si sa che Gasparri e La Russa riuniranno sabato gli esponenti della loro corrente. Ma si sa pure che da giorni Teodoro Buontempo lavora con successo per far parlare i quattro capicorrente. Nel pomeriggio di ieri, a Montecitorio, Alemanno ha incontrato La Russa. E per la tarda serata Buontempo aveva riservato un tavolo in una trattoria romana conosciutissima dagli esponenti di An, situata nei pressi della storica sezione missina di via Sommacampagna. Dove è cresciuta l’attuale classe dirigente finiana. I convitati, oltre al “Pecora”, erano appunto Gasparri e Alemanno. Obiettivo: siglare un patto, quello che nella storia di An potrebbe essere ricordato come il “patto del Caccolaro” (dal soprannome della trattoria cara ai missini): Alemanno si dimetterebbe da ministro per diventare segretario politico di An, in nome di una ritrovata unità che prevede un accordo di prospettiva per negoziare collegialmente l’eventuale passaggio di An nella nuova Cdl. In più, la nuova dirigenza stabilirebbe l’incompatibilità fra ruoli di governo e cariche di partito, favorendo così un “risarcimento” ministeriale per Gasparri (che altrimenti diventerebbe capogruppo alla Camera). E se l’accordo non arrivasse? E’ improbabile che Alemanno ripeterà con Fini lo schema seguito da Pino Rauti nel 1995, quando il leader di minoranza scelse di fondare un suo partito.



 

vedi i precedenti interventi