ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL FOGLIO
(Sezione:ANNO X NUMERO 219 - PAG II - IL FOGLIO QUOTIDIANO)
VENERDÌ 16 SETTEMBRE 2005

(ab)

        

 

 C’è scritto “famiglia non tradizionale”, e a Mantovano non va giù


 

Roma. “Le unioni di fatto non si possono ignorare, i problemi vanno risolti e il modo esiste, ma basta esaminare le proposte di legge in materia di Pacs per capire che vogliono imporre un modello alternativo di famiglia, non è ammissibile”. Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, cattolico, ha letto con attenzione la proposta di Franco Grillini, “quella supportata dal maggior numero di firme del primo partito del centrosinistra, compresi Violante, Fassino e D’Alema: non vi ho trovato tanto la risposta a una serie di esigenze concrete, quanto piuttosto l’individuazione di un tipo di convivenza che viene vista come modello alternativo di famiglia. Grillini teorizza esplicitamente e poi disciplina una ‘famiglia non tradizionale’, ma è un’impostazione inaccettabile perché ci si muove nell’ottica di individuare qualcosa di tipologicamente diverso, non solo rispetto alle fonti del nostro diritto, ma alla nostra tradizione giuridica, che ha visto sempre un unico concetto di matrimonio e di famiglia: un vincolo tendenzialmente permanente in cui ai diritti corrispondono sempre dei doveri”. Dice Mantovano che il limite principale di questa proposta è che “alla rivendicazione di diritti non corrispondono un pari numero di doveri”. Lo stesso avviene nelle altre proposte all’esame del Parlamento.

“La proposta di Grillini – spiega Mantovano – prevede di risolvere il rapporto immediatamente, se si è d’accordo, o in tre mesi, un tempo simile alla disdetta di un allaccio telefonico, tanto che un soggetto, nell’arco della vita, potrebbe tranquillamente stringere decine e decine di rapporti di questo tipo, creando conflitti nei diritti successori, nell’assegnazione degli alloggi popolari, riflessi addirittura di ordine penalistico”. E se venisse fissato un limite temporale oltre il quale non potere rivendicare i diritti (cosa che non si ritrova in nessuna proposta), tanto varrebbe sposarsi e divorziare: “L’istituto è così anomalo rispetto all’insieme dell’ordinamento che rischia di squilibrarlo in modo irreparabile, creando delle conflittualità di gran lunga superiori rispetto a quelle che oggi esistono”. Bocciati i Pacs, quindi, e allora che fare? “Serve una ricognizione attenta delle questioni che finora sono emerse dalle convivenze: in certi casi le soluzioni sono già state date dalla giurisprudenza, più volte la Corte di cassazione si è occupata di situazioni di fatto: in altri casi le soluzioni potrebbero derivare da decisioni di carattere amministrativo, ad esempio per l’assistenza sanitaria; altre unioni necessitano di novità, di rettifiche normative, benissimo, decidiamoci ad affrontare i singoli casi e le singole situazioni problematiche, senza inventarci istituti assolutamente nuovi”. E non parliamo di famiglia, anche se “non tradizionale”, dice Mantovano. “Nella proposta di Grillini è fatto esplicito riferimento alle coppie omosessuali, nelle altre no, ma non è escluso: è evidente che l’obiettivo principale è il riconoscimento come ‘famiglia non tradizionale’ per le coppie gay, e allora mi chiedo se nell’assegnazione di case popolari sarebbe giusto che una coppia di omosessuali fosse posta allo stesso livello di una famiglia, così come la prevede la Costituzione, con figli, perché questo è quel che succederebbe”.

Mantovano propone che tutti i singoli casi – unioni omosessuali, eterosessuali, unioni di solidarietà – vengano studiati, contati, compresi, normati, aiutati, “ma non posso fare a meno di chiedermi perché i diritti delle maggioranze vengano continuamente discriminati, mi chiedo perché della famiglia non voglia occuparsi nessuno” .



 

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