ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL FOGLIO
(Sezione:ANNO X NUMERO 136 - PAG 4 - IL FOGLIO QUOTIDIANO)
VENERDÌ 10 GIUGNO 2005

 

 

 

 An, Storace attacca Fini e Alemanno pensa a un nuovo partito


 

Roma. Aria di rivolta e di rifondazione dentro An. Se ne parla da giorni, con ansia o con scetticismo. Ieri ci si è messo anche Francesco Storace: pubblicamente furibondo, non è riuscito a impedirsi di attaccare la svolta scientista di Gianfranco Fini e onorare così il debito di riconoscenza per la promozione a ministro. L’ex governatore del Lazio ha ricordato una serie di scivoloni in cui sarebbe incorso il presidente del partito, a cominciare dal suo famoso (per molti di An famigerato) viaggio a Gerusalemme con tanto di palinodia sul fascismo come male assoluto. Poi, messi in fila gli errori del capo culminati con l’impegno referendario, Storace gli ha chiesto con i suoi modi non esattamente diplomatici dove abbia intenzione di condurre An: “Gianfranco Fini ha fatto nascere Alleanza nazionale, non sopporto che ci si permetta di dire che la vuol far morire”.

Insomma adesso non è più incredibile l’ipotesi che fra gli ex missini si arrivi a una soluzione “sedevacantista”, e che dunque il solitario Fini accetti o subisca sul serio l’eventualità di farsi da parte. Magari per coltivare ambizioni personali attraverso il sostegno di quel che gli rimane, quanto ad amicizie, nel partito. La prospettiva si affaccia alla vigilia dell’ufficio politico postreferendario che si terrà mercoledì prossimo e che sarà probabilmente un assaggio di ciò che attende Gianfranco Fini nei due giorni di assemblea nazionale previsti dal 1° luglio. Prima c’è da vedere l’esito del referendum sulla fecondazione assistita, che a via della Scrofa viene considerato anche come una consultazione ad personam sul presidente del partito. Una consultazione che per i suoi avversari Fini dovrebbe perdere in ogni caso: se vincesse l’astensione, lo coprirebbero di fischi derisori per l’inutile piroetta; vincessero i Sì, lo indicherebbero come un utile convertito dell’ultim’ora.

A proteggere Fini c’è solo il silenzio di chi ancora non l’ha aggredito? Così pare, tolti il prudente Ignazio La Russa e il prudentissimo Adolfo Urso che cercano di scongiurare la contestazione definitiva. Per adesso i dirigenti di An rimangono separati in casa per ragioni correntizie, ma l’ostilità nei confronti di Fini è talmente cresciuta dopo la sua scomunica laica contro il fronte astensionista, da imporre a tutti l’elaborazione di una via di fuga dalla crisi. Su questo punto sono d’accordo sia Maurizio Gasparri (Destra protagonista) sia Gianni Alemanno (Destra sociale), i due colonnelli manifestamente ostili a Fini.

A unire le correnti c’è la convinzione comune che ormai An sia “altro da Fini”. Per accorgersene bastava leggere le dichiarazioni che Gasparri e Alemanno hanno rilasciato ieri. “Fini non ci rispetta più”, attacca l’ex ministro delle Comunicazioni; “An ha un’anima che nessun leader può violentare”, ha osato il titolare dell’Agricoltura. A ciò si accompagna la conseguente preoccupazione di garantire un futuro di destra alla destra. Ma è sulle cure per il malato che ci si divide e forse ci si dividerà radicalmente. Perché Gasparri (e sotto sotto pure La Russa) considera ineluttabile l’ingresso nel contenitore unico di centrodestra, foss’anche sotto la guida del Cav. pur di sbarazzarsi del leader sgradito. Mentre gli alemanniani, si sa, non amano l’idea di diluirsi in un partito unico e semmai guardano da tutt’altra parte. Se An deve morire, loro pensano già a un nuovo partito di destra, radicale ma non nostalgico (con la Mussolini dentro?). Un partito soprattutto “apostolico romano”, capace di raccogliere il dissenso dell’area cattolica e sociale (dagli isolati Publio Fiori e Teodoro Buontempo ai più influenti Alfredo Mantovano e Gaetano Rebecchini) e collegarlo con il paesaggio laico e conservatore attratto dalla Lista Storace alle recenti regionali.

Il mondo giovanile di An, guidato dalla gasparriana Giorgia Meloni e in polemica con Fini, potrebbe aderire alla nuova formazione. Obiettivi: federarsi con la Casa dei moderati, ma solo dopo aver dimenticato Fini e abbandonato a Berlusconi i “berlusconiani” di An. Fuga in avanti? Per ora poco più che un pensiero, ma un pensiero quasi obbligato nel caso in cui a luglio, malgrado Fini o con il suo benestare, dovesse prefigurarsi uno scioglimento di Alleanza nazionale.



 

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