ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il Domenicale
(Sezione:    POLIS     Pag.    2)
Sabato 27 novembre 2004

di Alfredo Mantovano

 

 Ritorno all' Occidente. Da Otranto

Nel 1480 ci difesedai turchi. Oggi servono uomini (e donne), non stnchi, disposti arifiutarlo


 

Otranto, 29 luglio 1480. [...] Compare all'orizzonte, e diventa sempre più visibile, una flotta composta da 90 galee, 15 maone e 48 galeotte, con 18 mila soldati a bordo; l'armata è guidata dal pascià Agomath, ed è agli ordini di Maometto Il; [...] nel 1453, alla guida di un esercito di 260 mila turchi, Maometto Il aveva conquistato Bisanzio, la "seconda Roma", e da quel momento aveva iniziato a coltivare il progetto di espugnare la Roma vera e propria, e di trasformare la basilica di San Pietro in una stalla per i suoi cavalli. [...]

Un forte vento contrario costringe però le sue navi a toccare terra 50 miglia più a Sud, e a sbarcare in una località chiamata Roca, a qualche chilometro da Otranto127. [...] L'assedio che segue è martellante. [...] Il 13 agosto Agomath chiede una lista degli abitanti catturati, con esclusione delle donne e dei ragazzi di età inferiore ai 15 anni.

La "naturalezza"
     di un sacrificio Se la storia non è mai identica a sé stessa, tuttavia non è arbitrario cogliere dai suoi sviluppi analogie e similitudini: esattamente mille anni dopo il 480, anno della nascita di san Benedetto, un umile monaco alla cui opera l'Europa deve tanto della sua identità, altri umili interpretano l'Europa meglio e più dei suoi capi, pronti a combattersi piuttosto che a fronteggiare il nemico comune. Quando gli idruntini si trovano di fronte alle scimitarre ottomane, non invocano la distrazione dei re per motivare un proprio disimpegno; forti della cultura alla quale sono cresciuti, pur se la gran parte di loro non ha mai conosciuto l'alfabeto, sono convinti che resistere e non abiurare ,çostituisca la scelta più ovvia, quella in qualche modo naturale. Si provi a.parlare oggi con un nostro connazionale che torna dall'Iraq o dall'Afghanistan, dopo aver completato il periodo di missione: ciò che si coglie con maggiore fr;equenza è la meraviglia per le discuss\oni e per i contrasti infiniti sulla nostira presenza in quegli scenari. Per loro è haturale che si vada ad aiutare chi ha necessità di sostegno e che si garantisca la sicurezza della ricostruzione contro gli attacchi terroristici.

A Otranto cinque secoli fa nessuno ha esposto drappi arcobaleno, né ha invocato risoluzioni internazionali, o ha chiesto la convocazione del consiglio comunale perché la zona fosse dichiarata demilitarizzata: non esistendo ancora i comboniani, oggi spesso immemori del genuino spirito del loro fondatore, nessuno si è incatenato sotto le mura per "costruire la pace". Per due settimane 15mila pacifici idruntini hanno bollito olio e acqua, finché ne hanno avuto, e li hanno rovesciati dalle mura sugli assedianti. Quando sono rimasti in vita soltanto 800 uomini adulti e sono stati catturati, hanno fatto volontariamente la fine che oggi fanno in Iraq gli americani, gli inglesi, i pakistani, gli iracheni, gli italiani, e altri ancora, quando vengono sequestrati dai terroristi: ottocento teste sono state tagliate una per una, senza che all'epoca cronisti politically correct ne abbiano censurato i dettagli (se oggi conosciamo bene questa straordinaria vicenda, è perché chi l'ha descritta è stato preciso e rigoroso).

Oggi l'Europa non è attaccata [...] da una realtà islamica istituzionalmente organizzata, bensì dall'equivalente di più organizzazioni non governative di ultrafondamentalisti isramici. Tenuta presente questa differenza strutturale, non è fuori luogo chiedersi quanto c'è oggi in Occidente, in Europa, e in Italia, di quella "naturalezza" che ha portato una intera comunità "a difendere la pace della propria terra" fino al sacrificio estremo. Il quesito non è fuori luogo, se si riflette che nella lotta al terrorismo un elemento realmente decisivo è la tenuta del corpo sociale, o comunque di gran parte di esso, di fronte alla minaccia e ai modi più efferati di concretizzazione della stessa. «Ci fanno [...] sorridere» ha scritto Giuliano Ferrara in un pezzo memorabile dedicato alla "stanchezza dell'occidente" «parole come disciplina, obbedienza, tradizione, catechismo, ortodossia, patriottismo, valore militare, lealtà, onore; [...] coltiviamo la suggestione libertaria di abitudini di vita stordite, ispirate al seif interest, a un individualismo che si scioglie soltanto nello sciame, nel branco dei tuoi simili che trotterellano con te senza senso sul ciglio di un burrone appeso al vuoto, e temiamo il dolore, la sofferenza, il carattere effimero di quel corto segmento senza importanza che è la vita personale». [...].

Gli uomini e la "patria ritrovata"
     Venendo a noi, il problema da por si è se la "patria ritrovata" all'indomani di Nassiriya abbia la possibilità di fondarsi su radici stabili e diffuse e, di conseguenza, se tutti siamo consapevoli fino in fondo della necessità di contribuire alla realizzazione di questo fondamento. Se gli elettori, non costretti da nessuno, il 13 maggio 2001 hanno dato un mandato ampio a un governo di destra e non di sinistra, è perché, come direbbe monsieur de la Palisse, faccia una politica di destra. E questo è il punto nodale e conclusivo: le idee possono essere molte e brillanti, ma se sono lasciate a sé stesse fanno poca strada. Gli scrittori non sono gli attori principali della diffusione delle idee. La trasmissione delle idee tramite lo scritto ha un'importanza tutto sommato secondaria: in genere la lettura segue a un invito verbale a leggere. In una delle lettere che san Paolo inviava alle comunità cristiane che aveva contribuito a costituire, vi è un'espressione che non può lasciare indifferenti: «La nostra lettera siete voi» (2 Cor 3,2), a conferma della prevalenza del rapporto umano su quello dello scritto (che pure l'apostolo non riteneva marginale). È falsa la tesi secondo la quale le opere di Rousseau e di Voltaire, progressivamente diffuse in Francia, hanno provocato la rivoluzione detta francese. 111789 è l'esito di una pluridecennale, febbrile e crescente opera di propaganda condotta dai club di attivisti radicali, come ha magistralmente descritto Augustin Cochin: uomini che parlavano ad altri uomini. Senza questo lavoro, le idee anche se ci sono - non hanno efficacia concreta.

Servono idee
    All'indomani della rivoluzione in Francia, Joseph de Maistre [...] riceveva le considerazioni sconfortate di un amico che, come spesso capita nei dialoghi fra appassionati di politica, erano piene di amarezza sulla situazione dell'epoca e sulle prospettive dopo le devastazioni subite dalla Francia. E de Maistre, dopo avergli ricordato che il fondamento di tutte le costituzioni politiche sono gli uomini, gli chiedeva: «Forse che non esistono più uomini oggiin Francia?». A conclusione [...], ci si potrebbe rivolgere la medesima domanda, con tutti gli adattamenti del caso: forse che non esistono più uomini in Italia, in Europa, in Occidente? Uomini che vogliono dare seguito coerente alle proprie idee, e che concordano con Ezra Pound quando ammonisce che «se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o non vale niente lui o non valgono niente le sue idee». L'azione di una forza politica che trascuri quest' aspetto èdestinata a fallire: ritenere più importanti le ricerche di mercato, le tessere, le trame, le buone relazioni con le lobby, e lasciare da parte l'uomo, le sue idee, la sua formazione, pensando che si tratti di astruserie o di perdite di tempo, equivale a porre le premesse per la propria liquidazione politica.


    

 

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