ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: IN PRIMO PIANO   Pag. 3  )
Venerdì 19 luglio 2002

Paolo Brogi

Tombe ebraiche devastate al cimitero di Roma

Hanno spaccato a picconate le lapidi del Verano, erano almeno in dieci. Uno striscione dopo l’assalto: «Vergogna»


ROMA - A vedere la prima tomba devastata è stato il marmista Bruno Ricci. Erano passate da poco le 8 del mattino e l’artigiano arrivato di buon’ora al reparto israelitico del Verano s’è fermato all’altezza del riquadro 29. La tomba di Emma Di Porto, un’anziana ebrea deceduta vent’anni fa, era sventrata. Poco più in là una grande stella di David in marmo era stata divelta e fatta cadere come un macigno sulla lastra di marmo della tomba vicina. L’uomo è corso allora verso una pattuglia di vigili urbani e ha fatto scattare l’allarme. Ma ormai la lugubre profanazione del cimitero ebraico, compiuta con l’ausilio di mazze e picconi, aveva avuto tutta una notte a disposizione per il suo compimento. E i resti del macabro raid notturno, messo a segno da almeno una decina di persone che non hanno lasciato scritte o altre firme della barbara incursione, sono apparsi in tutta la loro ampiezza. Trentacinque le tombe profanate, altrettante forse quelle «toccate» dalla furia che ha preso a calci vasi di fiori e suppellettili varie. Violate cinque cappelle di famiglia, attaccata a picconate la cassa di zinco di un defunto, oltraggiata la sepoltura del rabbino capo Angelo Sacerdoti, che guidò la comunità ebraica sotto il fascismo, fino al 1936.

E soprattutto colpito, insieme alla comunità ebraica romana, tutto il Paese, come è subito apparso dalle dichiarazioni sdegnate, inorridite, del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del suo vice Gianfranco Fini, del presidente del Senato Marcello Pera, del sindaco della città, Walter Veltroni, recatosi di persona sul posto, così come hanno fatto anche Francesco Rutelli, i capogruppo Ds di Camera e Senato, il prefetto Del Mese, il sottosegretario all’interno Alfredo Mantovano. Sulle mura del cimitero è presto apparso uno striscione che ha riassunto per tutti: «Violenza sui morti, vergogna per l’Italia». Il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, ha annunciato che riferirà al più presto in Parlamento. Il presidente della Repubblica Ciampi si è tenuto in costante contatto con le altre autorità.

«Ci hanno voluto colpire in un giorno particolare, quando tutta la comunità è raccolta intorno al culto dei morti», ha constatato il rabbino capo Riccardo Di Segni giunto al Verano con i piedi calzati solo di leggere scarpe di tela, come è prescritto per la «Tishà Beav». Ieri ricorreva infatti questa giornata di digiuno e preghiera che ricorda la distruzione del Tempio di Gerusalemme e la cacciata degli ebrei dalla Spagna. Poi, è iniziato un mesto pellegrinaggio tra le lapidi e le colonne dei sepolcri trasferiti dal cimitero sull’Aventino, abbattute e devastate come le tombe di pochi anni fa e le cappellette del Pincetto, dove una bara è stata presa a picconate.

«Barbari», «animali», «bestie». Il portavoce della comunità ebraica ha cercato di dare corpo a questi spettri dicendo che a colpire possono essere stati soltanto «nazisti o arabi». Più tardi Riccardo Pacifici, rettificando il tiro, si è scusato «con l’Unione delle Comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia».


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