ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: CRONACHE   Pag. 17  )
Martedì 16 luglio 2002

Roberto Zuccolini
Basta con l’inchiostro, il nuovo sistema prevede il rilevamento elettronico. Affare da 300 milioni di euro

Fini: «Subito le impronte per gli italiani»
Il vicepremier: inseriremo il provvedimento nel decreto sull’emersione del lavoro nero


ROMA - Ormai è ufficiale: le impronte non saranno prese solo agli immigrati ma anche agli italiani. E, si promette, in tempi brevi. Per tagliare corto di fronte a tutte le polemiche che aveva scatenato il provvedimento contenuto nella nuova legge sull’immigrazione, Gianfranco Fini ha deciso di intervenire con una nota. Nel breve testo viene confermato in sintesi ciò che era stato già anticipato dal ministro dei Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi e dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano. E cioè che il provvedimento può essere inserito nel prossimo decreto del governo sull’emersione del lavoro nero extracomunitario, quello che entro l’estate farà scattare la regolarizzazione per le categorie di immigrati diverse da colf e badanti già incluse nella legge.


LA PROMESSA DI FINI - Spiega il vicepresidente del Consiglio: «Estendere a tutti, senza alcuna distinzione tra italiani e immigrati extracomunitari, i rilievi dattiloscopici per garantire certezza dell’identità è un impegno che la maggioranza ha preso da tempo, come confermano gli ordini del giorno di La Russa e D'Alia, approvati alla Camera il 3 giugno, col parere favorevole del governo». E, per rafforzare la linea assunta dal governo, Fini ringrazia ufficialmente il ministro Giovanardi: «Ha fatto benissimo a confermare questa nostra convinzione, sia per evitare spiacevoli malintesi derivanti da disinformazione, sia per stroncare le strumentalizzazioni dell’opposizione».


POLEMICHE SUL DECRETO - Come tecnicamente funzionerà il rilievo delle impronte è però tutto ancora da chiarire. Finora si era parlato di inserirlo come obbligo al momento del rinnovo dei documenti che in futuro saranno tutti elettronici, ma la nuova legge potrebbe anche contenere disposizioni diverse. E non è comunque del tutto scontato il suo inserimento nel decreto per la regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari in nero. I funzionari di Palazzo Chigi fanno infatti notare che i due provvedimenti trattano materie diverse tra loro. E anche all’interno di An il responsabile per l’immigrazione, Giampaolo Landi di Chiavenna, pur essendo d’accordo sul principio, avanza critiche sullo «strumento». Fini invece ritiene che sia «idoneo per mantenere l’impegno e far sì che l’entrata in vigore delle norme relative alle impronte non determini alcuna disparità di trattamento».


«CANCELLARE L’ACCUSA DI RAZZISMO» - Ma qui sta il punto. Dietro l’accelerazione del rilievo dattiloscopico anche per gli italiani, già promesso in Parlamento ma fino a ieri dall’incerta scadenza, ci sono motivazioni tutte politiche. Basti pensare che per ieri mattina l’Unione delle Comunità ebraiche aveva già organizzato una manifestazione davanti al Viminale contro le impronte solo per gli stranieri. E ci è voluta la promessa dell’Udc Giovanardi di estendere il provvedimento anche agli italiani per bloccare la protesta. Un’altra conferma del tono assunto dalla querelle sta nel fatto che, dopo l’intervento di Fini, il capogruppo di An alla Camera, Ignazio La Russa, si è affrettato a mettere il timbro sulla decisione: «È merito dell’ordine del giorno che ho presentato e fatto votare il 3 giugno scorso». Come dire: il governo non può e non deve «per nessun motivo» passare per razzista. Mentre dalla Margherita, in risposta ad An, si è ricordato che anche Francesco Rutelli aveva presentato nella stessa seduta di Montecitorio un ordine del giorno dall’identico tenore: «Si trattava di un’iniziativa in risposta all’oggettiva discriminazione nei confronti degli immigrati creata dalla legge Bossi-Fini».


UNA MAXI-COMMESSA - Resta quindi da conoscere come e dove dovremo rilasciare le impronte. Il sistema sarà elettronico, senza quindi più bisogno dell’inchiostro. Ma sarà anche un grande affare per chi si aggiudicherà la maxi-commessa. Si calcola infatti che, solo per i rilievi dattiloscopici degli immigrati, previsti dalla Bossi-Fini per ogni extracomunitario al rinnovo del permesso di soggiorno, lo Stato debba spendere almeno 300 milioni di euro, quasi 600 miliardi di vecchie lire. Ovviamente per le impronte degli italiani, anche se legate alla nuova carta di identità elettronica, la spesa sarà molto più alta.

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