ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Corriere del Mezzogiorno
(Sezione:    Pag.  5 )
Sabato 6 luglio 2002

Bepi Castellaneta

Lotta al pizzo, a Bari spetta la maglia nera
Dal '99 nessuna richiesta di accesso al fondo anti usura e racket. Mantovano :«Denunciare conviene»


BARI — Le denunce calano, ma l’ombra del pizzo incombe comunque sulla Puglia. Anzi incombe ancor di più, visto che in realtà il silenzio sembra invece annunciare l’esistenza di una ferita profonda e soltanto coperta dalla paura. E in uno scenario in cui i lati preoccupanti sono rivelati proprio dalla cappa di silenzio che avvolge l’economia strozzata dalle estorsioni, emerge il caso-Bari, maglia nera sul fronte della collaborazione con lo Stato perché è dal ’99 che da qui non parte una richiesta di accesso al fondo antiusura.

L’allarme lo lancia il sottosegretario al ministero dell’Interno Alfredo Mantovano, che ieri ha presieduto una riunione nella prefettura barese con i prefetti delle cinque province pugliesi. Ebbene, Mantovano non usa mezzi termini: spiega che «il problema maggiore è la scarsa conoscenza dell’esistenza di strumenti in grado di fornire un aiuto decisivo alle imprese», dice chiaro e tondo che «oggi come oggi pagare il pizzo è da stupidi» per il semplice motivo che non conviene. E a proposito di Bari e della mancanza di richieste di accesso ai fondi, afferma che «evidentemente c’è una scarsa fiducia da parte della gente, a meno che non ci si trovi nel paese di Heidi».

Il sottosegretario, grande conoscitore del territorio pugliese, fa un discorso estremamente concreto e non si limita a snocciolare dati su dati. «Continuare a pagare il pizzo è un atteggiamento fuori da ogni logica in quanto attualmente esiste una legge efficace in grado di sostenere gli imprenditori», afferma Mantovano. Il quale illustra i cambiamenti nello scenario criminale delle estorsioni: «Si è passati - dichiara - da una fase contraddistinta da richieste estorsive particolarmente onerose ad una fase caratterizzata da un aumento quantitativo delle estorsioni». Per spiegare come stanno le cose il sottosegretario dice che la strategia degli estorsori è quella del «pagare meno, pagare tutti».

E a quanto pare a pagare sono ancora in tanti, visto che proprio recentemente il fenomeno ha investito ancora una volta centri già segnati dalla piaga delle estorsioni come le province di Lecce e Brindisi. Per non parlare della provincia di Bari, da tempo nel mirino del racket: proprio ieri è cominciato il processo con rito abbreviato a carico degli affiliati ai clan di Barletta e, sempre a Barletta, i carabinieri hanno arrestato due persone per aver tentato di estorcere 250.000 euro a un imprenditore. «Ma non è il caso di fare graduatorie», precisa Mantovano, che auspica la formazione di un fronte comune contro il pizzo e chiama a raccolta enti locali e associazioni di categoria.

Secondo il sottosegretario è decisivo tracciare un quadro analitico della situazione «perché solo approfondendo la conoscenza di un fenomeno si possono adottare le opportune contromisure». Di certo la piaga delle estorsioni è cambiata profondamente, e ormai investe in particolare le piccole imprese. «C’è da dire che si tratta di un fenomeno sparpagliato, e proprio per questo è difficile da contrastare», dichiara Mantovano. Che torna a lanciare un appello alla collaborazione. «Anche perché - spiega - il racket è ormai gestito da organizzazioni criminali duramente colpite dalle forze di polizia».

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