ALFREDO MANTOVANO
Deputato al Parlamento italiano
RESPONSABILE DI A.N. PER I PROBLEMI DELLO
STATO


Comunicato Stampa

  numero 1 17  maggio 2000

 

Mantovano (A.N.): Ma l'andreottismo non è stato assolto


Sulla prima pagina del Secolo d'Italia di oggi l'on. Alfredo Mantovano, responsabile di A.N. per i problemi dello Stato, commenta la motivazione della sentenza di Palermo, sottolineando il bilancio ampiamente deficitario del processo, dallo spreco di mezzi giudiziari, che potevano essere più efficacemente indirizzati nella repressione della criminalità mafiosa che continua a minacciare Palermo e la Sicilia, alla totale sfiducia instillata nella gente verso il sistema dei "pentiti", perfetto contrappasso rispetto alla precedente ipervalutazione.

Ma dalla motivazione non esce benedetto l'andreottismo, inteso quale cinica ricerca del potere fine a sé stesso, indifferente ai compagni di strada e ai valori da sacrificare lungo il percorso. I contatti di Giulio Andreotti con Vito Ciancimino non si sono tradotti nell'adesione al sodalizio del quale Ciancimino era parte, ma non per questo lasciano tranquilli: che giudizio politico si può dare all'indifferenza che l'importante uomo politico nutriva per le relazioni dell'ex sindaco di Palermo con la mafia? Un'indifferenza - è bene dirlo - che negli stessi anni non hanno avuto quei giudici, quei poliziotti, quei giornalisti, e anche quegli uomini politici che sono caduti sotto il piombo dei killer con la coppola. Non è giudizialmente provato che Andreotti conoscesse la vicinanza a Cosa nostra di Michele Sindona, nel momento in cui si attivava per favorirlo e ne tesseva gli elogi: e tuttavia l'attiva benevolenza nei confronti del banchiere di Patti è stata anche successiva alla emissione nei confronti di questi di un provvedimento restrittivo per bancarotta fraudolenta, ed è rimasta ferma negli anni, pur quando un altro servitore di quello Stato del quale Andreotti era uno dei massimi rappresentanti, l'avv. Giorgio Ambrosoli, moriva per mano di un incaricato di Sindona.

Non hanno torto i rappresentanti dei DS, on. Leoni in testa, a dire che resta aperto il giudizio politico e morale su Andreotti e sul sistema di potere della sua corrente in Sicilia, collusa con la mafia. È però un peccato dimenticarsi che nella seconda metà degli anni '70, quando Andreotti era al vertice del sistema politico e quelle collusioni raggiungevano il massimo grado, il PCI ha appoggiato il monocolore democristiano guidato da Andreotti, dapprima con l'astensione e poi con il voto a favore: e non solo lo ha appoggiato, ma dallo stesso cinismo che lasciava indifferenti di fronte a personaggi come Ciancimino il PCI ha ricavato l'avallo del vertice democristiano verso leggi proprie della sinistra, a cominciare da quella sull'aborto, varate nel triennio della solidarietà nazionale. Questo passato rende complicata la legittimazione degli eredi del PCI quali giudici morali dell'andreottismo.

On. Alfredo Mantovano

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