ALFREDO
MANTOVANO Deputato al Parlamento italiano RESPONSABILE DI A.N. PER I PROBLEMI DELLO STATO |
Lettera di FINI e MANTOVANO ai magistrati italiani |
Gentile Dottore, Le scriviamo alla vigilia di un appuntamento referendario che, come è già accaduto in passato, riguarda per taluni aspetti anche l'ordinamento giudiziario: aspetti - va detto subito - non centrali né decisivi per le sorti dell'amministrazione della giustizia in Italia. Altri sono, a nostro avviso, i problemi che dovrebbero meritare attenzione più concreta: una tutela dei diritti che sia effettiva, non teorica, ritardata, e quindi di fatto negata; l'efficacia di decisioni che non siano destinate esclusivamente alla formazione di una statistica; il coordinamento con le fonti normative che, con incidenza sempre maggiore, provengono dall'UE; un reale impegno di spesa e di organizzazione per l'intero settore, per rendere operativa a pieno regime la riforma del giudice unico. I quesiti dei referendum sulla giustizia, al contrario, sollecitano il dibattito su questioni in sé importanti, ma non essenziali, attraverso una tecnica abrogativa che, al di là della condivisione degli obiettivi dei promotori, comunque non permette di conseguire gli obiettivi medesimi. Così, se fosse approvato il referendum sugli incarichi extragiudiziari, i più discutibili dei quali sono da tempo rifiutati dalla magistratura ordinaria per propria autodisciplina, resterebbe ferma in ogni caso la possibilità degli arbitrati e dei collaudi per le magistrature amministrativa e contabile. Se passasse il referendum sul sistema elettorale del C.S.M., non scomparirebbe la suddivisione in correnti, e anzi queste ultime verrebbero rafforzate dalla necessità di concentrare le preferenze sui propri esponenti di maggiore peso elettorale, non immediatamente identificabili in virtù della collocazione in una lista. Infine, la distinzione delle funzioni derivante dall'approvazione del quesito impropriamente denominato sulla "separazione delle carriere" sarebbe caratterizzata da incongruenze e anomalie concrete. Alleanza Nazionale ha proposto propri quesiti referendari, tesi alla riforma della legge elettorale in senso compiutamente maggioritario e alla riduzione dell'abnorme finanziamento pubblico dei partiti, e per questo è fortemente interessata al raggiungimento del quorum. Al tempo stesso, abbiamo ritenuto di prendere posizione soltanto sui nostri referendum, fornendo agli elettori l'indicazione della libertà di voto per gli altri: ciò perché siamo consapevoli della loro insufficienza a risolvere i problemi che i promotori hanno avuto in mente, ma anche della insoddisfazione, diffusa fra gli italiani, per il concreto e quotidiano funzionamento dell'apparato giudiziario. Tutti condividono l'esigenza della effettiva imparzialità del giudice, della produttività del lavoro dei magistrati e del collegamento delle scelte che li riguardano al merito e alle capacità personali piuttosto che all'appartenenza a un gruppo organizzato. E' innegabile che il senso politico del Sì apposto sulle tre schede, scisso dall'effettivo contenuto dei quesiti, va in queste direzioni: di quel senso politico un partito come il nostro non può non tenere conto, per lo meno in termini di sollecitazione a tradurlo, soprattutto se fosse maggioritario nelle urne, in appropriati interventi legislativi. Già nel corso della Commissione bicamerale Alleanza Nazionale aveva proposto, a latere rispetto a quei lavori, modifiche sul terreno della normazione ordinaria: in tema di sistema elettorale del C.S.M., nella direzione della valorizzazione della persona da votare, senza mortificare la dialettica interna alla magistratura; in tema di equilibrata accentuazione della diversità delle funzioni requirenti e giudicanti; in tema di orientamento del lavoro di tutte le magistrature verso l'esclusiva attività giurisdizionale. Riprenderemo queste iniziative di riforma legislativa, con gli adattamenti e gli aggiornamenti necessari, all'indomani del voto referendario. A questo si accompagna l'impegno, per quello che dipende dalle nostre possibilità e dalla circostanza di essere opposizione nel Parlamento nazionale, ad affrontare quelle che a nostro avviso costituiscono le reali priorità, normative e di mezzi, della giustizia: una rapida, se pur meditata, attuazione per via ordinaria dei principi del giusto processo; una altrettanto veloce "riduzione del danno" che sta provocando la cosiddetta "legge Carotti"; una depenalizzazione meno timida di quella passata un anno fa; un approfondimento in Parlamento sugli strumenti di soluzione extragiudiziaria dei conflitti civili; l'aumento degli investimenti nel settore, con particolare riguardo all'edilizia giudiziaria e penitenziaria; lo snellimento delle procedure per l'espletamento dei concorsi relativi agli uditori giudiziari e al personale amministrativo. Prima ancora del voto - e quindi prescindendo dal suo esito -, riteniamo comunque importante confermarLe gratitudine per il lavoro che Lei svolge, probabilmente lontano dalle telecamere e dalle occasioni di notorietà, e forse in condizioni logistiche precarie e difficili: è quest'impegno la ricchezza della Magistratura italiana, unito al ricordo non retorico del costo umano pagato da chi, indossando la toga, è caduto nel contrasto al terrorismo e alla criminalità mafiosa. Con stima Roma, 8 maggio 2000 |
On. Alfredo Mantovano Responsabile di AN per i Problemi dello stato |
On. Gianfranco Fini Presidente di Alleanza Nazionale |
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