ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Avvenire
(Sezione:  OGGI Italia       Pag.     6 )
Venerdi 02 giugno 2006

 

 

 

 E dopo lo strappo di Mussi, l'Unione si divide


 

da Roma Giorgio D'Aquino

Francesco Rutelli osserva in silenzio la sinistra scendere in campo a sostegno di Fabio Mussi. Legge in silenzio le agenzie di stampa dove è chiaro il sostegno di Piero Fassino all'iniziativa del ministro della Ricerca. «Ha preso una decisione giusta e di buon senso», dice il capo della Quercia. Per ore Rutelli ragiona se intervenire nuovamente, poi decide di lasciare a Renzo Lusetti il compito di frenare. «Facciamo prevalere la prudenza e lo spirito costruttivo, piuttosto che dar corso a distinzioni all'interno della coalizione», dice il deputato della Margherita da sempre vicino al vicepremier. E senza nessuna esitazione lancia il nuovo avvertimento: «Serve senso di responsabilità da tutte le forze politiche dell'Unione, per avere una posizione condivisa e collegiale». Non è solo la linea della Margherita. È anche (anzi è soprattutto) quella di Romano Prodi. Il Professore non ha assolutamente gradito l'iniziativa di Fabio Mussi; lo ha chiamato e glielo ha detto: basta esternazioni non concordate. Caso chiuso? Nemmeno per idea. Mussi insiste e in un colloquio con il Corriere della Sera va dritto: «No, non mi pento, ho agito per il meglio... Su questi temi ci deve essere qualcuno in grado di strappare». Franco Monaco, uno dei deputati della Margherita più vicini a Prodi, legge e scuote la testa. «Resto sbigottito davanti all'elogio dello strappo. Noi abbiamo bisogno di cucire, non di strappare», ripete a bassa voce. Non è un no nel merito è soprattutto un no al metodo. E allora sbotta: «Mussi sa che questa è una materia delicata, delicatissima. Sa che è una questione che divide la maggioranza... Dovrebbe riflettere, dovrebbe pensare che camminare decisi verso il partito democratico significa lavorare per la sintesi, non per lo strappo».

Dice no Prodi. Dice no la Margherita. Ma tutta la sinistra si schiera. Franco Giordano, il segretario di Rifondazione comunista, è netto: «Bene Mussi. Credo che su queste materie l'unico principio da seguire sia quello della laicità dello Stato. Questa deve essere la nostra bussola». È un coro guidato dai Ds. L'eurodeputato Nicola Zingaretti applaude la scelta del ministro e guarda avanti: «Adesso si potrà anche avviare un confronto libero dal condizionamento imposto dal precedente governo e che non può certo appartenere alla nuova maggioranza di centrosinistra». Poi Fassino: «Mussi non ha cambiato la normativa che regola in Italia il tema delle cellule staminali, ha però impedito che l'Italia avesse preclusioni che altri Paesi potessero fare scelte diverse dalle nostre».

L'opposizione non ci sta e attacca con Buttiglione la scelta di Mussi: «Una simile decisione non può essere presa da un singolo ministro. Non può essere presa nemmeno dal governo eludendo il controllo parlamentare», dice l'esponente dell'Udc. E intanto Alfredo Mantovano (An) e Gaetano Quagliariello (FI) sono i primi firmatari di una mozione, depositata al Senato, che impegna il governo a confermare la sottoscrizione dell'Italia alla dichiarazione etica riguardante la ricerca sulle cellule staminali embrionali.


    

 

vedi i precedenti interventi