ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su Avanti
(Sezione: Libri  &   Cultura     Pag. )
Martedì, 28 Dicembre 2004

 

IN LIBRERIA L’ULTIMA FATICA LETTERARIA DI ALFREDO MANTOVANO

 

 Diario di un conservatore

In “Ritorno all’Occidente” l’autore si confronta con numerosi temi caldi


 

ROMA - Con modestia, Alfredo Mantovano definisce la sua ultima fatica editoriale “Ritorno all’Occidente - bloc-notes di un conservatore” (ed. Spirali, pp. 285, euro 20) ‘diario’. Diario, taccuino, bloc-notes, ma infine ne risulta un doppio ritratto. Il suo (un conservatore con incarichi di governo e di partito): sottosegretario agli Interni, membro dell’esecutivo di Alleanza Nazionale.

Giuliano Ferrara, nell’introduzione, sottolinea la sua fede cattolica “non invasiva però mai assente”, il “rigore e il tormento” dell’ex magistrato, la tensione verso la probità. E soprattutto il ritratto di una Destra che sente il bisogno di definirsi rispetto all’oggi, di ritrovare ‘idee forza’ in opposizione al relativismo dei pensieri deboli, di individuare il senso di una politica che travalichi la prassi del tecnicismo. Su questo sentiero il ‘diario’ di Mantovano diventa - sottolinea Gianfranco Fini nella prefazione - una scelta ‘scandalosa’. Come quando, “affrontando i temi più caldi dell’attualità politica, ripropone con forza, a una classe politica troppo immersa nella quotidianità, i ‘paletti’ ideali oltre i quali non è lecito andare”. E contesta che una buona amministrazione basti per fare una buona politica.

Il filo conduttore di questo ‘Ritorno all’Occidente’ è la constatazione che il dilagare del relativismo etico abbia portato alla degenerazione dell’Occidente. Per contrastare questo pensiero dominante, Mantovano propone la formazione di una nuova forma mentis sul modello di quello dei neoconservatori americani. Una forma mentis che non è né ideologia, né una dottrina di partito, né solo un programma politico, economico e sociali, ma è, come dicono i suoi teorici, uno stile di vita, una forma mentis, appunto. Mantovano apre i suoi appunti citando “Il signore degli Anelli” (“un libro che per decenni ha riempito il cuore di chi vi ha raccolto a piene mani senso dell’onore e amore per la terra, coraggio e disprezzo per le difficoltà, esaltazione dell’amicizia e gerarchia di valori fondati sulla tradizione”) e lo chiude con le parole di Saint-Exupery: “Se vuoi costruire una nave, non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente, a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi: non distribuire i compiti, non riorganizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare sconfinato...”. In mezzo Mantovano affronta i temi caldi con i quali l’Occidente deve misurare la propria cultura, la propria storia e la propria forma mentis.


    

 

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