ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su La Padania
(Sezione:        Pag.     )
Martedì 18 ottobre 2005

CARLO PASSERA

 

CALCIO SEMPRE PIÙ VIOLENTO 

 Gli ultras se ne fregano di Pisanu


 

Poiché la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo, siamo per la prima volta solidali con Beppe Pisanu, ministro dell’Interno, e non vorremmo essere nei panni del questore di Ascoli, Nicolò D’Angelo: entrambi ricorderanno a lungo la domenica sportiva appena trascorsa. Il secondo per la prevedibile telefonata burrascosa del primo, il titolare del Viminale poiché il Parlamento non avrebbe potuto trovare giornate peggiori per convertire in legge il suo decreto contro la violenza negli stadi. La casualità è perfida, ma la cronaca incalza: poche ore dopo il sì alle norme (semi)draconiane, ecco subito un episodio di demenza da stadio, protagonista il solito ragazzotto “non-volevo-fare-male”, vittima sacrificale una paciosa donna di 57 anni, Ambretta Piergiovanni da Fano, andata allo stadio col figlio Giovanni, 19 anni, per tifare Samp. Chi penserebbe d’essere esposto a chissà quali rischi assistendo a una partita dei blucerchiati ad Ascoli, addirittura con vittoria finale dei padroni di casa? Nessuno. Invece, l’imprevisto ha le sembianze d’un razzo senza cervello, sparato da un sedicenne nelle stesse condizioni per “festeggiare” (sigh!”) l’exploit bianconero. Sfortuna ha voluto che il missile delinquente colpisse in pieno la nostra mamma («All’improvviso una botta terribile»), riducendola a una maschera di sangue.

Fortuna ha invece voluto che, per quanto malconcia, la donna abbia evitato i danni peggiori: forte trauma cranico con modesta emorragia interna, ma occhio destro e vita salvi per miracolo (il questore D’Angelo: «Quel razzo poteva uccidere»). Conclusione: «Via i cretini dagli stadi: io non ci andrò più», spiega comprensibilmente la Piergiovanni dall’ospedale di Teramo, dove l’hanno ricoverata (reparto di neurochirurgia). Insomma: il classico quadretto piacevole (madre e figlio a tifare per un calcio sano, di provincia) diventato all’improvviso uno spot al contrario, per convincere le famiglie a non frequentare più gli stadi. Complimenti.

«Siamo una famiglia distrutta», spiegano da Ascoli i genitori del sedicenne, gente stimata, professionisti, pure addentro alla politica. Frastornato il protagonista: «Non so perché l’ho fatto». Provato dev’essere anche il ministro Pisanu: il parlamentare Fiorello Cortiana (Verdi) e l’ex golden boy Gianni Rivera, oggi consulente di Walter Veltroni e già deputato del centrosinistra, attaccano le sue misure anti-violenza come inutili e abborracciate. In molti replicano rigettando queste accuse (Alfredo Mantovano, sottosegretario agli Interni: «Con queste norme nessun tifoso rimane impunito». Francesco Tagliente, dirigente del Viminale: «Quanto è accaduto non ha nulla a che fare con il decreto, che funziona». Gianni Petrucci, presidente del Coni: «Il decreto Pisanu serviva e abbiamo in questo senso impegnato i nostri sforzi per adattare gli stadi»), ma la brutta figura resta, alimentando ogni perplessità.

Da settimane si parla di biglietti nominativi, tornelli, telecamere, steward, banche dati e microchip. Entrare allo stadio richiede ormai pazienza e ore di coda. Le tifoserie protestano, quasi fossero composte da mammolette senza precedenti neppure per divieto di sosta, tutte formate da sorridenti pastori valdesi. Fanno le vittime: “Perché questi controlli contro di noi?” (forse perché è improprio portare sugli spalti mazze, coltelli, spranghe e persino motorini). Poi, arriva un sedicenne senza biglietto né logica, ma con un mezzo ordigno di trenta centimetri in tasca, passa ogni controllo perché la partita sta finendo - chi vuole può entrare per festeggiare, a suo modo - e combina un mezzo disastro. Nella domenica della tolleranza a zero e dei controlli a mille... E ancora: cinque feriti nei tafferugli tra tifosi del Crotone e del Catanzaro; a Gallipoli dodici tifosi dell’Andria e otto locali arrestati, cinque agenti feriti, danni all’impianto e partita sospesa per 25 minuti. Da brividi.

Pisanu ha ragione, servono misure severe; le tifoserie non hanno scusanti, hanno esaurito da tempo il loro bonus-fiducia. Ma il problema vero è che l’idiozia, quindi la violenza, non si ferma con nessuna legge al mondo. Che anche triplicare, centuplicare i controlli non può impedire a masse di ultras assatanati o a singoli cani sciolti di filtrare attraverso maglie troppo larghe (è il caso ascolano: non bisognava consentire l’accesso libero allo stadio, seppur a fine partita) o troppo strette (impossibili, quindi, da applicare a falangi compatte di hooligan violenti). Gestire in tutta sicurezza l’afflusso agli stadi di migliaia e migliaia di persone non è difficile: è impossibile. Si può fare il massimo, non si potrà mai controllare tutto quanto. È una battaglia persa in partenza, quella contro l’imbecillità che ci circonda.

Senza contare che, a detta degli stessi sindacati di polizia, sono ancora molti gli “stadi dell’insicurezza”: tutti quelli della Campania, compreso il San Paolo, tutti gli abruzzesi e alcuni laziali. «I biglietti sono un optional e non esistono neppure i tornelli per far passare i tifosi», denunciano quelli della Uil Polizia, che propone una mappa degli stadi “fuori legge”, ma attacca anche la nuova normativa “antiviolenza”. «Impossibile applicare il decreto in alcuni stadi, soprattutto in quelli di provincia», argomenta il segretario nazionale Adolfo Guglielmi. «La sicurezza della gente - aggiunge - non si ha con le parole o con l’improvvisazione come fanno alcuni dirigenti responsabili dell’ordine pubblico che, non sapendo come sbrogliare la matassa dell’ex decreto antiviolenza, continuano a permettere la vendita di biglietti alle tifoserie ospiti, anche a partite già iniziate, facendo entrare, per ragioni “di opportunità” gruppi di tifosi che posseggono un solo biglietto». Secondo la Uilps, tra gli stadi più pericolosi, in cui “il biglietto e i tornelli sono optional”, ci sono quelli di Pescara (serie B, stadio con oltre 10mila posti. Non ci sono i tornelli. Non ci sono vie d’accesso allo stadio separate tra i tifosi ospiti e quelli di casa. È in uso far entrare più persone con un unico biglietto. Non si effettuano cordoni pre-filtraggio), Terni (serie B, oltre 10mila posti. Non ci sono i tornelli. Entrano più persone con un unico biglietto), Napoli (serie C1, 80mila posti. Non ci sono i tornelli. Non ci sono vie d’accesso allo stadio separate, tra i tifosi ospiti e quelli di casa. I tifosi, per la Uilps, scavalcano le recinzioni da varie parti, entrano allo stadio senza che si possa bloccarli. È consuetudine vendere i biglietti ben oltre l’inizio della partita, il più delle volte senza mettere i nominativi sui tagliandi. Non si effettuano cordoni pre-filtraggio. Non esistono le zone franche. Usano far entrare più persone con un unico biglietto). Inoltre, problemi a Giulianova, Chieti, Latina, Rieti... Molti ultras son già delinquenti: perché dar loro anche una mano?
c.passera@lapadania.net


    

 

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