ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su La Padania
(Sezione:        Pag.     )
Domenica 16 ottobre 2005

A. Mon.

 

i commenti nella coalizione  

 Nel partito centrista spira aria di resa dei conti


 

Le dimissioni di Marco Follini e l’analisi politica con cui il segretario ha voluto accompagnare e motivare il suo gesto, non potevano lasciare indifferente la Casa delle Libertà. I primi a sentirsi chiamati in causa sono stati, ovviamente, i due ministri dell’Udc, Carlo Giovanardi e Rocco Buttiglione. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento dichiara, ad esempio, di «non ricordare nessun intervento di Follini quando partecipava come vicepresidente al Consiglio dei ministri» e di sentirsi semmai «in sintonia con Baccini quando lamenta l'incapacità del partito nel valorizzare tutto quello che l’Udc ha fatto nel governo». Il ministro per i Beni Culturali ammette invece che si poteva fare di più, ma aggiunge di trovare ingenerose le parole di Follini visto che proprio lui «era il leader della delegazione al Governo». Non ha gradito la relazione del segretario uscente nemmeno il leader dei giovani centristi Domenico Barbuto il quale afferma di non riuscire a immaginare l’Udc come «una forza satellite», tanto più se in riferimento a «un partito unico di cui non si comprendono bene i connotati e che rischia di essere privo di storia e di tradizioni». All’insegna di un risentito stupore è la valutazione del sottosegretario alla Difesa Francesco Bosi che accusa Follini di aver arrecato «un grave danno d’immagine al partito». «Non mi sarei mai aspettato - argomenta Bosi -che a fronte del grande risultato della nuova legge elettorale corrispondessero le dimissioni del nostro Segretario nazionale». «È evidente che la questione della leadership deve essere sdrammatizzata, anche se su questo punto sono legittime valutazioni diverse». «Tuttavia - conclude il sottosegretario alla Difesa - sarebbe stato meglio anteporre l’interesse del partito a quello di una soddisfazione personale».

Passando dall’Udc agli altri schieramenti i commenti segnalano rammarico, rispetto e la richiesta di non abbandonare l’attività nel partito e nella coalizione. Per il vice-coordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto le dimissioni di Follini «sono l’ espressione di un travaglio politico meritevole di grande rispetto». L’azzuro auspica che il segretario torni sui suoi passi ma solo se «la scelta non dipende da un serio dissenso politico nei confronti della linea che l’Udc ha seguito in questo periodo d’intesa con le altre forze politiche della Casa delle libertà». Esprime forte dispiacere anche il ministro per le Politiche Agricole Gianni Alemanno che si augura «che la direzione dell’Udc faccia di tutto per tenersi un segretario appena eletto dal congresso». «Al di là delle posizioni particolari e delle situazioni difficili che ci possono essere state nella coalizione - aggiunge - Follini rappresenta una risorsa di coerenza e serietà di cui c’è molto bisogno in tutto il centro destra». «Nella Casa delle Libertà - conclude l’epsonente di An -non cambierà nulla perchè l’alleanza è stabile, consolidata e reduce da un’importante vittoria parlamentare». Anche Mario Landolfi (An) esprime rammarico per la scelta del leader centrista, notando però di «trovare inspiegabile il fatto che davanti al suo partito Follini non abbia rivendicato a proprio merito la nuova legge elettorale dalla cui approvazione la maggioranza ha tratto unità, linfa e vigore». «Se oggi il centrodestra è più forte e compatto», infatti, il merito per il ministro della Comunicazioni sarebbe anche dell’ostinazione con cui Follini «ha invocato discontinuità». È un altro alto esponente di An, Alfredo Mantovano, a esternare la speranza che «Follini non faccia venire meno il suo contributo all’interno dell’Udc». Laconico infine il commento del segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, che parla di «un gesto di coerenza che come tale va rispettato».


    

 

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