ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su La Padania
(Sezione:        Pag.     )
venerdì 10 giugno 2005

Igor Iezzi

 

AN LACERATA 

 Fini va a fondo, anche i suoi lo lasciano

Il vicepremier, dopo gli attacchi agli astensionisti, rischia di perdere il partito


 

Prima va a Bucarest, poi una capatina in Lussemburgo, infine una visitina a Kiev, in Ucraina. Gianfranco Fini fa finta di niente e tira avanti. Sempre più lontano dal partito, che è sul punto di esplodere. E sempre più solo, abbandonato anche dai suoi fedelissimi, che ormai prendono le distanze dal leader.

Il ministro degli Esteri si comporta come nulla fosse, gli echi di possibili scissioni o addii importanti anche da parte di fondatori di Alleanza Nazionale sembrano non arrivargli. Un modo, il suo, per stare lontano dalle polemiche, sapendo benissimo che An è sempre più vicina al bum. Intanto, tra un viaggio in aereo e un incontro ufficiale, Fini conferma quanto detto mercoledì. «Credo che tutti debbano partire dalla constatazione della piena legittimità di astensione al referendum, ma confermo nel merito ovviamente tutto quello che ho detto». «Poi giudicare l’astensionismo, come l’ho giudicato io - ha proseguito Fini - non educativo nei confronti del corpo elettorale, perchè di questo si tratta, credo che appartenga alla libertà di valutazione che ognuno deve avere e che nell’ambito di An personalmente rivendico». Il vice premier italiano ha poi precisato: «Ovviamente rispettando opinioni diverse, diciamo che c'è una certa tendenza ad ingigantire le questioni, se volete ad andare oltre quelli che sono i termini ideologici del confronto. Credo che questa oggettiva tendenza sia uno degli elementi che caratterizzano non da oggi e non solo in An, il dibattito politico»

Ignazio La Russa, vicepresidente del partito di Fini, getta acqua sul fuoco. «Non esiste un Fini fuori e contro An» ha precisato smentendo le voci che vedevano il leader della destra cercare altrove una collocazione in grado di garantirgli quel futuro politico che desidera. Ma La Russa non può fare a meno di negare che «i modi» con cui Fini si è espresso abbiano creato il «panico» perchè «dire che è diseducativo chiedere agli elettori di astenersi è un errore. Ma invito il partito a non farsi prendere dal panico. Capisco che nel partito ci sia una forte fibrillazione, ma cerchiamo di non fare un dramma di un momento di difficoltà». E per la prima volta La Russa, considerato un fedelissimo del presidente di An, prende le distanze e ammette che «si può criticare Fini per alcune sue prese di posizione e per i modi con cui l’ha fatto».

Da parte dei vecchi oppositori interni le critiche sono ancora più feroci e oramai tutti guardano all’ufficio di presidenza, che si terrà due giorni dopo il referendum, e all’assemblea nazionale dei primi di luglio. Fini in caso di raggiungimento del quorum sarà accusato di essersi alleato con la sinistra, nel caso contrario sarà messo sul banco degli imputati. Molti già pensano ad un ribaltone della presidenza e alcuni vedono in pole position il “sociale” Alemanno, che infatti picchia giù duro.

«In Alleanza Nazionale non è in corso nessun regolamento di conti, nè nessun attacco ai vertici del partito» spiega il ministro alle politiche agricole Gianni Alemanno aggiungendo però che «su questo referendum la larga maggioranza del partito si è espressa ritenendo legittima, necessaria e politicamente fondata la scelta di un astensionismo attivo contro i quesiti referendari che sono stati proposti». Un avviso, tant’è che rimanda al post referendum: «Avremo modo di discutere dopo il 12 giugno».

Anche il suo compagno di corrente è pronto alla conta interna. «Mi interessa sapere da Fini una sola cosa e spero che la dica con chiarezza alla prossima assemblea nazionale: “Ora devi dirci dove vuoi portare il partito...”». Francesco Storace, una spina nel fianco di Fini, coglie l’occasione per l’ennesimo attacco. Il ministro alla Salute parla di «sconcerto» ed elenca la lunga serie di strappi che ha lasciato allibiti i dirigenti, la base e gli elettori: «quando Fini pronunciava a Gerusalemme espressioni purtroppo indimenticabili; quando ho appreso che improvvisamente diventavamo sostenitori del diritto di voto per gli immigrati senza averne mai discusso». Storace illustra anche il suo sospetto; «Il capo è altrove. E ora qui c’è il subbuglio. Che senso ha? Ma dietro il subbuglio interno c'è un progetto o ci sono solo alibi? By-passare l’appuntamento dei primi di luglio senza dirci se resta, e se resta come intende guidarci e verso quale prospettiva, sarebbe il delitto peggiore».

In vista di tempi bui Storace si arma e chiama a raccolta gli elettori della Lista Storace (da lui creata alle regionali) e lancia la campagna per i prossimi appuntamenti politici, a cominciare dalle elezioni comunali del prossimo anno a Roma. Martedì 14 giugno, la prima assemblea della Lista Storace sarà chiamata a votare una mozione che indica la creazione di una struttura sul territorio, a cominciare dai municipi della capitale.

Ma da tutta An piovono critiche sul leader. Per Alfredo Mantovano «mentre Fini riceve le lodi e gli applausi di Fassino, Bertinotti e Pecoraro Scanio il popolo di Alleanza Nazionale è massicciamente impegnato per il non voto in tutto il territorio della Penisola». Secondo Publio Fiori «se Fini non cambia, chi non può accettare la sua posizione se ne andrà. Credo che in An la crisi sia ormai irreversibile». Infine Maurizio Gasparri manda un avvertimento al titolare della Farnesina: «Deve confrontarsi con la classe dirigente e gli organismi del partito». Fini è sempre più isolato, sia nel partito sia nella Cdl. Anche Berlusconi avrebbe considerato inopportuna l’uscita del suo vice. E, anche se Bonaiuti smentisce, la sensazione è che Fini sia costretto ad avere a che fare con la rivolta del suo partito, con l’allontanamento del vecchio alleato Udc e ora con la freddezza del Premier. In cambio ha gli applausi di Fassino, Capezzone e Bertinotti...


    

 

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