ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su La Sicilia
(Sezione: Il Fatto         Pag.    3)
Giovedì 18 Maggio 2006

Gabriella Bellucci

 

 

 Berlusconi: «E' un'alchimia di lottizzatori»

IL CENTRODESTRA boccia l'esecutivo che «moltiplica le poltrone e riporta l'Italia indietro». Fi: «Nessun ministro siciliano»


 

Roma. «Hanno blindato tutto. E' il governo dei partiti, un'alchimia di lottizzatori per accontentare tutti». Berlusconi, dopo il colloquio riservato con Prodi, lascia palazzo Chigi per rientrare subito a palazzo Grazioli. Sul nuovo governo non ha altro da dire ufficialmente, ma a un gruppo di giovani militanti assicura che non ha alcuna intenzione di «mollare». La coalizione è con lui, più esplicita nello stroncare sul nascere il nuovo esecutivo: frutto di lottizzazione - dicono gli alleati della Cdl - e di un compromesso troppo sbilanciato a sinistra, a conferma che l'Unione continua a ignorare l'altra metà del Paese che ha votato per la Cdl. «Questo è un elemento di preoccupazione per i moderati», mette in chiaro il capo dell'Udc, Casini. Anche sul piano tecnico la formazione del governo incontra forti critiche, per lo spacchettamento di tre ministeri. «Hanno giurato sulla Costituzione ministri che per legge non possono ancora essere ministri», osserva l'ex titolare dell'Economia, Tremonti, precisando: «Noi aspettiamo un altro governo».

Che sia quello presentato ieri o un altro, più in là nel tempo, poco importa agli alleati della Cdl: l'unica conclusione che traggono all'unisono è che l'esecutivo avrà vita breve. E che l'opposizione farà il possibile per ostacolare un esecutivo che «riporta l'Italia indietro». Roba da Prima Repubblica: «Aumentare il numero dei ministri per accontentare partiti e partitini», afferma il portavoce di An, Ronchi.

Ma a via della Scrofa, come a via dell'Umiltà, sede di Fi, lo scontento si fonda in particolare sull'assenza di rappresentanze siciliane, a fronte dei quattro ministri del governo Berlusconi. «E' l'ennesima presa in giro di una sinistra che si ricorda di noi solo in campagna elettorale», protesta Miccichè, mentre Alfano ricorda che è la prima volta «nell'Italia repubblicana» che un governo fa a meno di ministri siciliani. Ma «la risposta arriverà presto, il 28 maggio», avverte Nania, in riferimento alle regionali. Di «lottizzazione geografica» parla anche Calderoli (Lega). Ma per ragioni opposte a quelle dei siciliani: troppo esigua la rappresentanza del Nord. Rimostranza su cui conviene anche Letizia Moratti, attuale candidata sindaco di Milano: «Non c'è neppure un ministro con portafoglio di Milano o della Lombardia, Prodi ha tradito una realtà importante come la nostra». A questo punto, l'ex ministro del Welfare, Maroni, contrariato anche per lo «smantellamento» del dicastero, invita gli alleati a serrare i ranghi: «Dobbiamo rifiutare qualsiasi accordo sulle commissioni, perché non possiamo barattare un'opposizione morbida in cambio di alcune presidenze». Ma sui singoli ministri scelti da Prodi non tutti i giudizi sono negativi. «C'è un unico fiore all'occhiello che è Padoa Schioppa», dichiara il vice-coordinatore di Fi, Cicchitto.

L'ex sottosegretario all'Interno, Mantovano (An), augura un «in bocca al lupo» al titolare del ministero, Amato, «e i miei non sono auguri formali». Ancora, dalle file di An, partono gli apprezzamenti del ministro uscente delle Politiche agricole, Alemanno, per il suo successore, De Castro; di Bonatesta per i neo-ministri Fioroni, Turco e Gentiloni. Ma nell'insieme, secondo Biondi (Fi), il quadro del governo Prodi restituisce l'immagine delle «comparse dell'Aida: nel primo tempo uno faceva l'egizio, nel secondo l'etiope, con una mano di vernice in faccia». La metafora non funziona per Di Pietro, al secondo mandato come ministro delle Infrastrutture. Ma l'ex Guardasigilli, Castelli, non rinuncia a levarsi un sassolino dalla scarpa: reduce dalle accuse d'incompetenza, essendo ingegnere, ora rilancia: «Cosa ne sa Di Pietro di cemento armato?»


    

 

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