Venerdi 09 giugno 2006
Primo Piano

 

 
 

Per Zarqawi sollievo bipartisan
 

Da Roma Giovanni Grasso

Anche l'Italia tira un generale e bipartisan sospiro di sollievo alla notizia della morte di Abu Musab al Zarqawi. E tutti i commenti politici, di maggioranza e opposizione, sono improntati a una generale soddisfazione, anche se poi tornano a dividersi sull'efficacia della presenza militare italiana in Iraq. Per il governo parlano i due vice premier. Per Massimo D'Alema, che è appena tornato da un viaggio a Baghdad, con la morte del luogotenente di Osama Benladen in Iraq, «il terrorismo ha avuto un duro colpo, ora speriamo che il processo di pacificazione vada avanti. Al Zarqawi rappresentava la componente più rivoltante di quella violenza: il terrorismo stragista che ha colpito in modo indiscriminato la popolazione civile, seminando tante vittime tra mercati e moschee». Per D'Alema serve ora «un'opera di riconciliazione nazionale per convincere, invece, quella parte della popolazione che si oppone alla presenza militare straniera.

E' un'opera complessa e ne abbiamo discusso largamente ieri con tutti i massimi responsabili dell'Iraq». Francesco Rutelli nota che un segnale come la morte del terrorista «aiuta coloro che voglio sconfiggere il cancro dell'islamismo fondamentalista e la violenza assurda».

E ribadisce che il ritiro del contingente «non significa lasciare l'Iraq abbandonato a sé stesso, perché bisognerà consolidare gli aiuti per la ricostruzione civile, economica ed istituzionale del Paese». Sulla vicenda interviene anche il segretario dei Ds Piero Fassino, per il quale l'uccisione di Abu Musab Al Zarqawi «dimostra che il terrorismo non è invincibile, come vuole presentarsi». Esulta il verde Bonelli, per il quale «l'individuazione del covo di Zarqawi è stata una vittoria dell'intelligence e dei servizi» ed è «la conferma che per estirpare la piaga del terrorismo non serve la guerra, ma azioni mirate». Anche Rifondazione ribadisce che la guerra non serve.

Polemica interna alla maggioranza, invece, sulle dichiarazioni di D'Alema che ha parlato di rientro del contingente in autunno. Il segretario del Pdci Oliviero Diliberto lo ha attaccato: «Parole - ha detto - che non sono in linea con il programma dell'Unione, non vedo cosa ci stiamo a fare fino all'autunno».

Nella CdL ovviamente la si pensa al contrario sulla missione italiana. Pier Ferdinando Casini ad esempio invita maggioranza e governo «a non disperdere il lavoro fatto in Iraq, perché i nostri militari lavorano per la pace e la serenità di queste aree martoriate». In linea Alfredo Mantovano, di An, per il quale «l'eliminazione del principale esponente di Al-Queda operante in Iraq conferma che la presenza della forza multinazionale non costituisce esercito di occupazione impegnato in guerra, ma elemento in questo momento insostituibile nella lotta al terrorismo di matrice islamica». Mentre Margherita Boniver (Forza Italia) sostiene che «l'eccellente notizia dell'uccisione del numero 2 di al Queda non deve far abbassare la guardia sul contrasto totale al terrorismo. Ecco perchè l'annuncio del governo Prodi del disimpegno italiano in Iraq è quantomai inopportuno».

Intanto prosegue il lavoro dei magistrati italiani che indagano sulle stragi in Iraq. Il terrorista iracheno Abu Omar Al Kurdi, già condannato a morte nel suo Paese perchè ritenuto responsabile di aver gestito operazioni suicide in 36 attentati, sarà interrogato, in videoconferenza, oggi dai pm romani Ionta, Saviotti e Amelio. Il terrorista detenuto negli Usa ha ammesso di aver avuto un ruolo chiave nell'organizzazione di 36 attentati, tra i quali anche quello di Nasiriyah