ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Giornale di Vicenza
(Sezione:        Pag.     )
Lunedì 27 ottobre 2003

 

IL SIMBOLO NEGATO. Monta la polemica sul provvedimento del giudice de L’Aquila. Rognoni (Csm) è preoccupato

Crocifissi, indagine di Castelli

Il ministro affida agli ispettori la sentenza di rimozione del Cristo dalle aule


 

Roma. Monta la polemica dopo la sentenza del giudice de L’Aquila, Mario Montanaro, che ha bandito il crocifisso dalle aule della scuola materna ed elementare «Silveri» di Ofena, accogliendo un ricorso presentato da Adel Smith, presidente dell’Unione musulmani d’Italia, i cui figli frequentano lo stesso istituto. Da maggioranza e opposizione si è levato ieri un coro di critiche e il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha deciso di intervenire affidando ad ispettori il compito di accertare se ci siano gli estremi per un provvedimento disciplinare nei confronti del magistrato dell’Aquila. Il ministero dell’Istruzione ieri ha ribadito la sua posizione: «Applichiamo e continueremo ad applicare le disposizioni di legge del 1924, mai abrogate, che fanno obbligo di esporre il crocifisso in tutte le scuole, così come in tutti i tribunali». Il dicastero di viale Trastevere ha anche annunciato che non appena la decisione del giudice Montanaro sarà notificata verrà valutata l’opportunità di un ricorso al grado superiore di giudizio.

Intanto il crocifisso resterà appeso nelle aule della scuola di Ofena sino alla notifica della sentenza, che dà al preside 30 giorni di tempo per rimuovere il simbolo sacro. Stamattina non vi sarà alcuna rimozione: il direttore scolastico, Nino Santilli, attende la notifica del provvedimento. L’ispettorato del ministero della Giustizia è stata incaricato dal Guardasigilli di verificare se la sentenza sia stata estesa nel rispetto dell’ordinamento o se siano state ignorate leggi vigenti. «Ricordo che anch’io ho ricevuto da Adel Smith una lettera in cui mi intimava di togliere il crocefisso dalle aule giudiziarie. Ovviamente non ho dato seguito a quella strampalata richiesta», sottolinea Castelli: «Per quanto riguarda invece la sentenza in questione, ricordo che in giurisprudenza esiste la possibilità di sanzionare dal punto di vista disciplinare chi emette sentenze abnormi». Non è entrato nel merito il vice presidente del Csm Virginio Rognoni che, rimandando ai prossimi giorni un giudizio più approfondito sul caso, si è limitato a dichiararsi per ora «disorientato e preoccupato». Hanno invece criticato apertamente la pronuncia i consiglieri laici della Cdl che hanno ipotizzato anche un intervento del Csm. Il segretario dell’Associazione nazionale magistrati Carlo Fucci, pur non condividendo la sentenza, ha detto invece che «vanno respinte le strumentalizzazioni politiche che qualcuno tenta di fare del caso per aggredire la magistratura».

«Rispetto questa sentenza, ma mi sento offeso come cristiano e come cittadino», ha dichiarato il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu: «Il crocifisso non solo è il simbolo della mia religione, ma anche l’espressione più alta di 2000 anni di civiltà, che appartengono interamente al popolo italiano». Per il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano la sentenza «è indicativa non solo del grado di impudenza raggiunto nella distorsione del diritto positivo ma, di più, dell’ansia di onnipotenza che anima taluni giudici». Il ministro al Welfare, Maroni, boccia la sentenza: «Delirante e abberrante». Per il ministro delle Pari Opportunità, Prestigiacomo «si tratta di una decisione che non aiuta la comprensione tra le religioni inducendo semmai nuovi motivi di contrasto».


    

 

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