ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Giornale di Viccenza
(Sezione:  Pagina       Pag.  5   )
Lunedì 13 ottobre 2003

 

IL VOTO AGLI IMMIGRATI. Scontro in maggioranza. E il partito di Fini rilancia sull’abolizione delle quote d’ingresso

Cdl divisa, lo spettro delle urne

Follini: sbagliato evocare elezioni anticipate. La Lega: An e Udc traditori


 

Roma. La proposta del voto agli immigrati e le elezioni anticipate, minacciate per lo scontro esploso nella coalizione di governo, continuano ad essere argomento che divide la Cdl. Per Marco Follini «le elezioni anticipate non sono all’ordine del giorno», ed è perciò «sbagliato e destabilizzante» evocarle. Ma Umberto Bossi invoca che il premier Silvio Berlusconi verifichi la sua leadership, impugnando lo «spadone come Carlo Magno» per riportare all’ordine i «baroni ribelli» Fini e Follini che hanno messo in crisi il patto del 2001. E mentre sfila per il Columbus-day a New York Francesco Speroni ribadisce: «Se Fini va avanti, è difficile pensare che il governo possa stare in piedi». Per la Lega non è tanto la proposta sul voto agli immigrati (comunque «inaccettabile») a costituire un problema, quanto il fatto che Fini vada ribadendo «di voler raccattare voti al di fuori della maggioranza», sfasciando la coalizione.

«Fini non andrà fino in fondo», prevede la Lega. «Bossi si convincerà quando vedrà che la nostra proposta di legge sul voto agli immigrati è assolutamente ragionevole», auspica An. Ma An e Udc ieri hanno gettato altra benzina sul fuoco chiedendo l’abolizione delle quote di ingresso per gli immigrati. È stato Fini in passato a ventilare questa ipotesi, rilanciata dal ministro Alemanno che vuole togliere le quote di ingresso perchè sono «un flagello» per l’agricoltura. I ministri dell’Udc Buttiglione e Giovanardi si sono detti d’accordo. E Follini ha annunciato che l’abolizione delle quote «si può fare», ottenendo il sostegno del vice presidente di Confindustria Nicola Tognana e del presidente della Coldiretti Paolo Bedoni. Follini respinge poi «con sdegno» l’accusa di essere un «ribelle»: «Non ci sono baroni ribelli», dice a Bossi, «né spadoni da sguainare. Non c’è Carlo Magno, siamo nel 2003 e non nell’800». «È vero», replica Roberto Calderoli, «ma forse Follini non vede o non vuole vedere lo spadone di Alberto da Giussano, anche se frequentemente ne sente la punta».

Ma il vicepresidente del Senato Domenico Fisichella (An) si spinge fino a dire che «si può determinare una maggioranza che prescinda dalla Lega e si può perfino determinare un altro tipo di maggioranza senza che nessuno di ambedue i casi sia motivo di particolare scandalo». Il coordinatore di An, Ignazio La Russa, rimette invece il cerino della crisi in mano a Bossi: «Noi, Forza Italia e Udc abbiamo una maggioranza autosufficiente. Se la Lega vorrà essere pregiudizialmente contro, sperando di lucrarne una rendita di posizione...faccia». La tensione resta alta mentre il sottosegretario Alfredo Mantovano già offre qualche anticipazione sui tempi: «Per la proposta di legge di An, sul voto agli immigrati regolari, si avrà il diritto di voto dopo sei anni, con il possesso della carta di soggiorno». Il viceministro Adolfo Urso prevede invece che «la proposta di An avrà in Parlamento l’80-90 per cento dei consensi». «Traditori», attacca il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni, di Treviso: «È vergognoso e ignobile tradire così l’elettorato e i patti sottoscritti nel 2001».

Per il senatore del Pdci Gianfranco Pagliarulo però la proposta di Fini «è solo una bufala». Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Giovanardi fa invece notare che «non tutti hanno chiaro che qui si sta parlando delle comunali del 2009» e poi c’è l’obbligo della doppia lettura prevista per le leggi di modifica alla Costituzione: «Non è il caso di litigare di fronte a tempi così lunghi».


    

 

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