ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo comparso su Il Tempo Martedì 25 settembre 2001

di STEFANO VESPA

«Pronto anche l’Esercito Nessuna decisione per gli agenti sugli aerei»


ROMA - L’ipotesi di utilizzare soldati a difesa di obiettivi sensibili, per liberare forze dell’ordine, è previsto dalle norme, ma non è stato ancora deciso nonostante ci sia un orientamento in questo senso. Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno con delega alla Pubblica sicurezza, aggiunge che invece non è stata ancora presa in esame la possibilità di utilizzare agenti di scorta sui voli di linea nazionali e internazionali.

Ci sono già decisioni riguardo l’utilizzo di soldati a guardia di obiettivi sensibili o siamo ancora a livello di ipotesi?
«Le norme del "pacchetto sicurezza" legittimano l’utilizzo dell’esercito e la decisione spetta al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza in relazione agli obiettivi presenti in ciascun territorio».

Una città come Roma segue la stessa sorte dei capoluoghi di provincia?
«Ci sarà una riflessione da parte del Governo, certamente, senza scavalcare il Comitato provinciale. Per ora non sono state prese decisioni, ma c’è la cornice giuridica e di orientamento di fatto per arrivarci. Il numero dei militari impegnati dipenderà ovviamente dal numero degli obiettivi da difendere».

L’arresto dei cinque afghani a Roma preoccupa di più perché la Capitale rischia di diventare un punto nevralgico o era da mettere in conto?
«Roma era già stata segnalata nei giorni scorsi come una città particolarmente sensibile per ciò che c’è e questo ha portato ad un rafforzamento dei controlli. Il fermo dei cinque cittadini afghani non si collega immediatamente alla consumazione di un reato, ma è un riscontro positivo del fatto che i controlli funzionano».

Roma è più sensibile perché c’è il Vaticano o perché l’Italia è una stretta alleata degli Usa?
«Al primo posto c’è la presenza della Santa Sede. Non è però da trascurare il collegamento molto stretto con gli Stati Uniti all’interno della Nato».

Un migliaio di agenti sono stati recuperati dagli uffici e mandati nei servizi operativi. Su circa 6.000 unità quante ne saranno tolte alle scorte?
«Difficile dirlo per ora. Sono in corso le valutazioni dei singoli Comitati provinciali. L’orientamento di massima della circolare è per un abbattimento di almeno il 30 per cento, che come media nazionale potrebbe anche essere superata. A Milano ad esempio sono arrivati al 45 per cento».

Ci sono decisioni per l’utilizzo di agenti sui voli di linea nazionali o internazionali, come stanno facendo in altri Paesi?
«Su questo non c’è nessuna decisione, è un’eventualità che non è stata ancora presa in esame. C’è un’intensificazione dei controlli in tutti i luoghi di partenza: aeroporti, stazioni ferroviarie, porti. Ad esempio, nei depositi bagagli più grandi, automatizzati attraverso l’uso di una moneta, l’automatismo è stato disattivato, altrimenti non ci sarebbe controllo. Ci saranno inevitabilmente file in più, sono costi nei limiti della tollerabilità se si tiene conto dell’obiettivo di fondo».

Ci sono compagnie aeree, però, che partono da Roma e offrono il pranzo con posate in metallo...
«I fatti sono di pochi giorni fa e il coodinamento può non essere perfetto. Mentre sui passeggeri il controllo è ormai ferreo, può darsi che alcune compagnie non si siano ancora adeguate: sarà questione di giorni».

Sono in programma limitazioni al trattato di Schengen sulla circolazione delle persone?
«L’ipotesi di introdurre limitazioni a Schengen è stata accennata nell’ultima riunione dei ministri della Giustizia e dell’Interno che si è svolta a Bruxelles la scorsa settimana. Per ora è solo un’ipotesi. Oggi (ieri, ndr) a Budapest c’è stata l’assemblea dell’Interpol, il 27 e 28 i ministri si incontreranno di nuovo per parlare, tra l’altro, del potenziamento di Europol: i "lavori in corso" hanno subito un’accelerata sul piano internazionale perché il coordinamento è essenziale».

Sembra che l’emergenza internazionale abbia almeno il vantaggio di una collaborazione che in una situazione normale non sarebbe stata raggiunta.
«Sì, molte resistenze vengono meno e anche all’interno dell’Europa Stati che in passato avrebbero spaccato il capello in quattro sulla prevenzione e la lotta al terrorismo oggi hanno messo da parte qualsiasi remora. Questo è molto positivo».

Le forze dell’ordine e i Servizi stanno lavorando con il massimo impegno e non sembrano subire l’influenza delle polemiche sui cambi al vertice.
«Sono tutti motivatissimi e lavorano con grande intensità. Risponde anche a una logica di buon senso: l’obiettivo del terrorismo, oltre alla grande strage, è quello di provocare panico, allarme, demoralizzazione. Ferma restando la cautela e l’intensificazione del lavoro delle forze dell’ordine, bisogna evitare quel panico che provoca la paralisi e che rappresenta il successo del terrorismo».

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