ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL TEMPO
(Sezione:    Pag.     )
Martedì 21 Gennaio 2003

di FRANCESCA MANDESE LECCE

 

L'ira di mantovano contro la Grecia

 

La Grecia, paese membro e presidente di turno dell'Unione Europea, non garantisce i controlli delle sue frontiere e la sicurezza nelle sue acque territoriali. Nei porti pugliesi continuano ad arrivare clandestini e sigarette di contrabbando imbarcati negli scali greci e per le forze di polizia italiane l'opera di controllo diventa sempre più onerosa. Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, è convinto che la tragedia che si è consumata nello Ionio nei giorni scorsi poteva essere, se non evitata, almeno ridimensionata.

Onorevole Mantovano, quali sarebbero le responsabilità delle autorità greche nel naufragio di domenica scorsa?
«L'imbarcazione proveniente dalla Turchia è stata sostituita in acque greche con un gommone partito dalle coste greche e guidato da scafisti greci. Sembra che quando c'è la necessità di bloccare un mezzo, il livello di attenzione cali completamente».

I paesi di provenienza hanno qualche responsabilità?
«Non è un problema di accordi con i paesi di provenienza. Con l'Egitto, ad esempio, abbiamo un accordo che funziona molto bene perché le loro forze di polizia bloccano le carrette del mare prima che entrino nel Canale di Suez. Paradossalmente, il problema più significativo è proprio in seno all'Unione Europea. Sui tir che partono dai porti greci prendono posto i clandestini, spesso all'insaputa degli stessi autisti, e poi ci troviamo di fronte a tragedie come quella avvenuta qualche mese fa nei pressi di Avellino. Dalla Grecia arriva la maggiore quantità di tabacchi di provenienza illecita. E questa via del contrabbando cosiddetto intraispettivo ha ormai sostituito quella prima battuta dagli scafi blu che partivano dal Montenegro».

Cosa potrebbe chiedere alla Grecia il governo italiano?
«Non siamo realtà diverse che hanno bisogno della trattativa diplomatica, siamo parte della stessa Unione, però bisogna esserne convinti fino in fondo. Credo che al prossimo incontro dei ministri dell'Interno dell'Unione Europea, questo problema andrà sollevato con una certa determinazione. Ripeto, non si tratta di fare trattative tra stati diversi, ma di completare quel lavoro che è stato avviato da tempo e che deve essere rispettato da tutti con pari assunzioni di responsabilità».

La Turchia chiede l'ingresso nella Ue, ma proprio da lì partono molte carrette del mare.
«Devo dare atto alla Turchia di aver operato per il meglio. Nel 2002, rispetto al 2001, gli sbarchi sulle coste calabresi sono diminuiti drasticamente. Faccio riferimento alla Calabria perché i clandestini di provenienza turca, o che partono dai porti turchi, sbarcano soprattutto in Calabria. Ovviamente, poi, le maglie non possono essere così strette da impedire anche la partenza di una piccola imbarcazione in vetroresina come quella naufragata giovedì scorso. Una manifestazione di buona volontà c'è stata e sarebbe ingeneroso non riconoscerlo».

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