ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL TEMPO
(Sezione:  Interni   Pag.     )
Giovedì 16 Gennaio 2003

di STEFANO VESPA

 

Passi avanti dell’indulto, An dà battaglia

Alleanza nazionale in piazza contro ogni clemenza. «Applicare di più le misure alternative»
In commissione Giustizia accordo per far scendere da tre a due gli anni condonabili. Per la Lega e il partito di Fini è solo strategia


 

LA BATTAGLIA pro o contro l’indulto e l’indultino si combatte in Parlamento e nelle piazze. Mentre alla Camera le strategie politiche portano avanti l’indulto a danno (per ora) della sospensione condizionata della pena, An rilancia in grande stile la campagna contro ogni provvedimento di clemenza tappezzando le città di manifesti e organizzando una manifestazione di protesta in piazza Montecitorio con i sindacati delle forze dell’ordine.

La commissione Giustizia di Montecitorio ha approvato quasi all’unanimità, con l’eccezione di Cento (Verdi), Buemi (Sdi) e Pisapia (Prc), gli emendamenti al primo articolo sull’indulto che abbassa da tre a due il tetto degli anni condonabili e fissa il tetto dei 10 mila euro per le pene pecuniarie. L’emendamento era stato presentato da Ds, Margherita e Lega ed è stato approvato anche con i voti di An. I due partiti di centrodestra in realtà stanno tentando una manovra dilatoria per allungare i tempi dell’indultino, l’unico provvedimento quasi certo di approvazione visto che per l’indulto occorrono i due terzi del Parlamento.

Non è un caso, infatti, che Buemi e Pisapia, «padri» del testo sull’indultino, abbiano votato contro. In precedenza l’esponente socialista aveva ripresentato gli emendamenti sull’amnistia che Verdi e Prc avevano accantonato proprio per accelerare il dibattito. Lo scopo è di allungare i tempi e fornire una sorta di corsia privilegiata all’indultino in Aula. Rifondazione, dal canto suo, protesta per il voto bipartisan sull’indulto che nasconderebbe le divisioni esistenti e dunque l’impossibilità del quorum. La responsabile giustizia dei Ds, Anna Finocchiaro, conferma invece di voler arrivare a tutti i costi all’approvazione dell’indulto.

In questa situazione piuttosto confusa, An ribadisce il no secco a qualunque provvedimento di clemenza in una conferenza stampa del Dipartimento sicurezza diretto da Filippo Ascierto. «Il Papa — dice il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano — ha chiesto una valutazione dei fatti e dunque obbligo della politica è valutare i fatti e se un provvedimento di clemenza serva a raggiungere l’obiettivo». Per Mantovano la questione è mal posta: la popolazione carceraria in Italia di 90 detenuti ogni 100 mila abitanti, dice, è molto più bassa degli altri Paesi e dunque il problema è che i posti in carcere sono pochi come sono insufficienti gli agenti penitenziari. Secondo Alleanza nazionale, oltre a un indispensabile programma di edilizia carceraria, occorre intensificare il ricorso alle misure alternative, come l’affidamento ai servizi sociali o l’utilizzo dei fondi per consentire ai tossicodipendenti il recupero nelle comunità. Il capogruppo alla Camera, Ignazio La Russa, nel bocciare l’indultino anche per dubbi di incostituzionalità legati al mancato quorum dei due terzi, dà la disponibilità del partito a discutere una modifica del testo nel senso di un maggiore uso di misure alternative e della concessione degli arresti domiciliari al posto della libertà. Ipotesi alla quale nella maggioranza si sta pensando, anche se comporterebbe un enorme carico di lavoro per polizia e carabinieri a danno della prevenzione. Obiezione ufficiosamente accolta dentro An. Né si accetta che l’indultino consentirebbe una serie di controlli e obbligherebbe i detenuti liberati a non commettere reati per cinque anni per evitare di pagare il vecchio e il nuovo: «Aumenterebbe solo il numero dei latitanti» dice il senatore Luigi Bobbio.

«Alla pena non va certo aggiunta la mortificazione dell’individuo» dice il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri. Ricordando che il Papa ha parlato di riduzione della pena «ci sono provvedimenti come la legge Gozzini». Per dimostrare l’esito negativo dell’amnistia, anche se questa ipotesi è remota, Giampaolo Landi di Chiavenna ha illustrato i dati dopo le ultime amnistie: una crescita costante. Ma restano comunque diversi gli esponenti di An che diranno sì alla clemenza per libertà di coscienza: tra gli altri Alemanno, Urso, Matteoli, Selva, Fragalà, Fiori, Viespoli, Arrighi. Intanto i detenuti continuano la protesta e ieri a Roma il cappellano di Rebibbia e volontari hanno incontrato i giornalisti per ribadire la drammaticità della situazione nelle carceri.


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