ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Tempo
(Sezione: Politica   Pag.  6 )
Martedì 4 giugno 2002

di STEFANO VESPA


Oggi la legge sull'immigrazione



COME previsto dopo il Consiglio dei ministri di venerdì, la maggioranza varerà oggi la legge sull’immigrazione che dovrà poi andare al Senato. Bruno Tabacci, presidente della commissione Attività produttive della Camera (Udc), ha ritirato l’emendamento sulla regolarizzazione degli extracomunitari che lavorano pur privi di permesso di soggiorno dopo aver avuto assicurazione dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano (a nome del governo) che il problema sarà risolto con un provvedimento diverso dal disegno di legge in discussione e contestualmente all’entrata in vigore dello stesso. L’emendamento è stato ugualmente votato (e bocciato) perché la Margherita lo ha mantenuto.

La svolta c’è stata ieri pomeriggio in un vertice tra il vicepremier Gianfranco Fini, il ministro Carlo Giovanardi (Udc), Tabacci e i capigruppo della maggioranza, oltre alla relatrice Isabella Bertolini (FI). L’accordo prevede la votazione di un ordine del giorno, approvato in serata, che impegna il governo. Tabacci ha negato di aver voluto proporre una sanatoria rivendicando un «approccio pragmatico e non ideologico» perché il suo obiettivo sono «persone che già lavorano in Italia e che contribuiscono al reddito nazionale» e dunque esistono «ragioni di civiltà e di umanità».

Prendendo atto che «per motivi di omogeneità» il problema non sarà risolto nel ddl sull’immigrazione «è necessario un progetto di legge urgente all’atto dell’emanazione della legge». Un piccolo giallo c’è stato quando Umberto Bossi ha addirittura negato che il Consiglio dei ministri avesse concordato sulla contestualità, nonostante quanto detto in una conferenza stampa da Fini, Giovanardi e dallo stesso Bossi, provocando la dura reazione dell’Ulivo che in Aula ha accusato Tabacci di retromarcia senza garanzie. Poi, tutto è stato risolto in una riunione con Bossi, Fini, Giovanardi e Buttiglione nella quale è stato definito l’ordine del giorno. Dopo una veloce riformulazione del testo (il presidente Casini ne aveva dichiarato inammissibile uno che comprendesse il testo di Tabacci, essendo stato bocciato quello identico dell’Ulivo), l’Aula ha dato il via libera a un ordine del giorno, presentato formalmente dal capogruppo dell’Udc, Luca Volonté, che impegna il governo a risolvere la situazione degli immigrati che lavorano attraverso la legislazione per l’emersione del sommerso. Il tutto «all’atto dell’entrata in vigore della nuova legge».

L’Ulivo ha reagito duramente: Luciano Violante (Ds) ha parlato di imbroglio e Alfonso Gianni (Rifondazione) di presa in giro. Un abbracio tra Bossi e Tabacci ha sancito l’accordo anche se il leader leghista continua a vedere gli ex dc come il fumo negli occhi, tanto da ritirare fuori la barzelletta dei democristiani (anziché i cristiani) che sbranarono i leoni al Colosseo. Volonté canta vittoria e rivendica al merito dell’Udc i tre impegni del governo: l’emersione del sommerso, le impronte digitali anche per gli italiani e i ricongiungimenti per i minori stranieri, il tutto per una «normativa sull’immigrazione equa, solidale ed europea». Gli imprenditori, ha detto Volonté, «saranno tranquilli perché se vorranno emergere potranno farlo con i loro dipendenti extracomunitari». Per Violante è una farsa e il rischio di sanzioni pesati resta tutto. È stata inoltre approvata la norma che consente agli immigrati con meno di cinque anni di contributi di riscattarli, ma solo a 65 anni. Un compromesso (con l’opposizione che si è astenuta) dopo le polemiche per una prima versione che impediva il riscatto senza almeno 19 anni di versamenti. A proposito di impronte, il governo ha accolto l’ordine del giorno presentato da Francesco Rutelli che impegna il governo a provvedere immediatamente ad estendere il rilievo delle impronte digitali anche ai cittadini italiani sui propri documenti. Proposta che aveva causato un botta e risposta: La Russa (An) ricordava l’esistenza di due ordini del giorno della maggioranza sullo stesso tema, Sinisi (Margherita) replicava che era arrivata prima l’opposizione. Ora le polemiche si spostano al Senato.

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