ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su IL TEMPO
(Sezione:        Pag.     )
venerdì 9 giugno 2006

 

 

 

 Il dolore negli sguardi della mamma Luisella e della fidanzata Valentina


 

UNA veglia lunga e dolorosa quella che si è consumata ieri pomeriggio al Celio nella cappella del policlinico militare, cadenzata dalle testimonianze di quanti, esponenti delle istituzioni, amici e semplici cittadini, hanno reso omaggio alla salma del caporal maggiore scelto Alessandro Pibiri, caduto in Iraq vittima di un attentato, nel quale altri quattro militari della brigata Sassari sono rimasti feriti. Attorno alla mamma Luisella, al papà Mario, al fratello Mauro, alla fidanzata Valentina, che attoniti ma coraggiosi nella loro disperazione hanno vegliato la salma del loro congiunto all'interno della cappella, si sono raccolti soprattutto gli uomini delle istituzioni.

Ma primo ad arrivare, poco dopo le 13 quando ancora la camera ardente non era aperta al pubblico, il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, anche lui sardo. Nel lasciare il Celio Diliberto ha voluto ribadire ai cronisti le sue convinzioni a proposito del rientro delle truppe italiane dall'Iraq affermando: «Non sono soddisfatto delle parole di D'Alema sui tempi del ritiro. Nel programma che ho sottoscritto dell'Ulivo, si parlava di rientro immediato e invece rischiamo di lasciare l'Iraq più tardi di quanto avrebbe fatto Berlusconi».

E poi, usando le parole del padre del militare ucciso ha chiesto: «Quando ce ne andiamo?, vogliamo avere altre tragedie?». Parole che hanno indotto il fratello di Alessandro, Mauro, a lasciare per qualche minuto, accompagnato dal padre di Valentina, la camera ardente per raggiungere i cronisti e chiarire il suo punto di vista riguardo alle dichiarazioni rilasciate dal comunista Diliberto. Mauro Pibiri ha voluto anche sottolineare l’importanza che aveva per suo fratello Alessandro la misione di pace in Iraq nella quale il militare caduto credeva ciecamente. Lo sfogo ha però subito lasciato il posto al silenzio composto del dolore.

Ma anche all'abbraccio del presidente del Senato, Franco Marini, del ministro per le Politiche comunitarie Emma Bonino, del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, dell'ex ministro della Difesa, Sergio Mattarella, degli esponenti della Margherita, Pierluigi Castagnetti e Willer Bordon ma, anche, del senatore di An Alfredo Mantovano e di Mario Segni, accomunato al dolore della famiglia di Pibiri anche dalla conterraneità. E, ancora, a rendere omaggio al giovane militare anche il comandante generale dell'Arma dei carabinieri gen. Luciano Gottardo e monsignor Angelo Bagnasco che oggi officerà la messa nella Basilica di San Paolo. La veglia si è conclusa attorno alle 19, quando il ministro della Difesa Arturo Parisi, arrivato al Celio direttamente da Bruxelles, accompagnato dal Capo di Stato maggiore ammiraglio Giampaolo Di Paola, ha accarezzato la bara di Alessandro, si è inchinato alla sua foto e ha abbracciato il padre che non ha più retto e, mano nella mano con sua moglie, si è lasciato andare ai singhiozzi.

C'era stato un altro momento molto intenso, nel corso del pomeriggio, quando i familiari degli altri quattro militari rimasti coinvolti nell'attentato sono arrivati al Celio ad attendere i loro figli: Manuel Pilia, Fulvio Concas, Luca Daga e Yari Contu, che sono arrivati all'ospedale militare poco dopo le 17,30, in autoambulanza. Un momento vissuto con un lungo commosso e caloroso abbraccio tra gente che soffre, orgogliosa del proprio dolore, forte nel sentimento di appartenenza della loro terra, la Sardegna.


    

 

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