ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD
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Giovedì 9 ottobre 2003

 

IL VERTICE DI AN

Storace: non riesco a capire Selva: atto sereno e concreto


ROMA – Ci sarà una proposta di An per il diritto di voto amministrativo agli immigrati. Dopo una lunga riunione di vertice, un «forum» come lo definisce Ignazio La Russa, il vertice di An si allinea a Gianfranco Fini. Ma, a percorrere i corridoi di Montecitorio, difficile non accorgersi che il disagio nel partito è talmente denso da poter essere tagliato con un coltello. Le parole del presidente di An a favore del voto agli immigrati hanno infatti sorpreso e spiazzato il partito nel quale le reazioni, trasversali, non sono tanto riconducibili alle correnti, quanto ispirate dalla sensibilità dei singoli verso questo tema delicato, soprattutto per quanti temono soprattutto di produrre lacerazioni nell'elettorato.

E c'è stato chi, come Francesco Storace che ha spiegato la «mossa» di Fini solo con il suo intento di predisporre un «lista» elettorale che porti il suo nome. «Altrimenti – dice – non riesco a capire». Silvio Berlusconi da Yalta a chiare lettere ha risposto a Fini che il tema del voto agli immigrati non è nei piani del governo ed è tornato ad avvertire che sarebbe «irresponsabile» per la coalizione non essere compatta. Dagli esponenti del partito per tutta la giornata sono fioccate le prese di posizione. C'è chi il suo «no» a quel salto in avanti lo dice chiaro. È il caso di Teodoro Buontempo e del potente leader di «Destra protagonista» Maurizio Gasparri. E poi, per citare il ministro delle Comunicazioni, tutti sono contro quella incauta proposta, quelli che lo dicono e anche quelli che non lo dicono.

E sotto questo aspetto sono significative quelle 60 firme di deputati (su un totale di 99), raccolte rapidissimamente su una «garbata lettera» indirizzata al presidente del partito. Certo, poi quella lettera è stata stracciata per le pressioni uguali e contrarie di chi voleva un «no» più duro e di chi lo voleva più sfumato, ma il senso politico dell'iniziativa resta. C'è chi tuttavia nel partito ha salutato con favore la «mossa» del presidente, come il vicepresidente del gruppo all Camera Daniele Franz per il quale «finalmente in An sono caduti i tabù politici» ed è terminata l'era della «commedia dell'arte, quella cioè dei partiti caratteristi». Ben venga quindi una discussione su questo, come su tutti i temi che possono animare il dibattito interno.

Anche per Gustavo Selva la proposta di Fini è «un atto sereno e concreto». Ma è indubbio che lo sconcerto serpeggia tanto che in serata Ignazio la Russa con l'intento di dare ordine al dibattito (anche perché sembra che delle sue intenzioni Fini non abbia interpellato neanche i suoi colonnelli) convoca un «forum» a Via della Scrofa al quale partecipano i due capigruppo (Nania e Anedda), il portavoce Landolfi, il responsabile immigrazione Landi Di Chiavenna ed i due sottosegretari all'Interno (Mantovano) e agli Esteri (Mantica). Risultato il partito «è unito» e preparerà una proposta di legge sull'argomento avviando al suo interno una discussione serena visto che «An non è mai stata xenofoba». Perché – rassicura Ignazio La Russa – «la posizione di Fini non va contro i connotati di An e rafforza la legge Bossi-Fini».


    

 

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