ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su    GAZZETTA DEL SUD
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Sabato 6 marzo 2004

Alessandro Tumino

Messina Conclusi dal sottosegretario Mantovano gli incontri di sensibilizzazione in Sicilia Orientale

 

Troppi pregiudizi “alleati” del racket


 

MESSINA – «Il sostegno che ognuno di voi può dare al padre, al fratello, all'amico che si trovi sotto la morsa dell'estorsione o dell'usura, può essere quello decisivo. Non lo fate mancare mai». L'appello finale agli studenti delle ultime classi degli istituti superiori della provincia di Messina, lanciato dal sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano (An) ha racchiuso bene il senso del pubblico confronto tra lo “Stato”, le associazioni antiracket e la scuola tenutosi ieri alla Facoltà di Giurisprudenza. In riva allo Stretto l'on. Mantovano ha concluso il ciclo di incontri di sensibilizzazione «Contro il racket e per lo sviluppo dell'economia» tenuti nella Sicilia orientale: dopo Catania, Giardini e Capo d'Orlando ieri l'assemblea a Giurisprudenza (e gli incontri con i vertici di Questura, Arma e Gdf; ed una rappresentanza del Siulp gli ha esposto «i problemi che affliggono i poliziotti»). Un'occasione preziosa per gli studenti chiamati a confrontarsi con le associazioni antiracket – ben 10 delle 48 italiane – e con le istituzioni. La loro crociata silenziosa nel tessuto sociale è oggi meno impari, da quando la legge 44 del 1999 ha fornito ai commercianti sotto usura e racket concreti incentivi per la ripresa: «I nuovi “testimoni di giustizia ”, nell'ultimo biennio sono stati 54 – ha rimarcato con orgoglio il sottosegretario – contro i 14 dei primi due anni e mezzo».

Ma accanto a questo, all'azione proficua delle forze dell'ordine e dell'antiracket, ci sono i nuovi allarmanti dati. In Sicilia, e anche nella provincia di Messina «le denunce sono in diminuzione e gli attentati estorsivi, invece, in aumento». Numerosi e talora graffianti contro il Governo Berlusconi gl'interventi degli studenti che gremivano l'aula magna. In prima fila il commissario nazionale straordinario antiracket, prefetto Carlo Ferrigno, il prefetto di Messina Stefano Scammacca, il questore Cristofaro La Corte, il procuratore capo Luigi Croce, il quale si è soffermato sulle pastoie procedimentali e normative nonché sulle carenze organizzative che limitano l'efficacia della giustizia; ed il rettore dell'Università degli studi, prof. Gaetano Silvestri il quale invece ha incentrato la sua introduzione sul ruolo chiave della scuola e dell'ateneo; i comandanti provinciali dell'Arma, Paolo Ortolani, e della Gdf, Mauro Lolli. E al tavolo i rappresentanti dell'antiracket: Lucia Brandi dell'“Acva” della Valle d'Alcantara, Clelia Fiore dell'Asam di Messina, Francesco Arcadi del Comprensorio di Milazzo, Pippo Scandurra dell'Acip di Patti, Biagio Ingriolo dell'Acis di Sant'Agata, Franco Messina dell'Agib di Brolo e Lino Busà, il presidente della Fai.

A coordinare i lavori è stato l'ex commissario nazionale antiracket Tano Grasso, oggi presidente onorario della Fai. Applausi scroscianti per il racconto sofferto di Enzo Losicco, imprenditore edile di Palermo: «ho vinto una battaglia con la mafia ma, in un certo senso, ho perso la guerra». Dalla sua coraggiosa denuncia scaturirono ben 28 arresti ed altrettante condanne, ma anche una vita sempre sotto scorta con l'amarezza di non poter lavorare più nella sua città: «a Palermo, dove l'associazionismo antiracket non ha forza, io sono stato lasciato completamente solo». Il viceministro ha auspicato che aumentino le denunce dei commercianti: «rappresentano un atto intelligente e conveniente, il vero moltiplicatore di ogni azione preventiva che lo Stato può intraprendere». E sullo strumento dei consorzi fidi a sostegno dei commercianti strozzati, Mantovano ha indicato l'obiettivo del Governo Berlusconi, già messo in campo in alcune province pugliesi: «Trasferire a livello locale il protocollo già stipulato a livello nazionale con l'Abi. Ogni banca dovrà assegnare ad un proprio funzionario specializzato i casi dei commercianti che si trovano “strozzati”». Sui comprensori turistici contrassegnati da scarse adesioni all'antiracket, ha ricollegato tale difficoltà al pregiudizio tuttora ricorrente della «cattiva pubblicità che si farebbe al turismo, laddove conviene a tutti che la questione sia affrontata realisticamente». Infine sulle ridotte presenze agli incontri pubblici di rappresentanti degli enti locali: «Nessuno può fare da spettatore. Perfino gli incentivi per i progetti di potenziamento delle reti di pubblica illuminazione dei comuni sono una via per combattere il racket».

 

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