ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Gazzetta del Sud
(Sezione:      pag. )
Venerdì 28 maggio 2004

Orazio Mandelli  

 

 Berlusconi: non sono preoccupato, abbiamo modo di fronteggiare eventuali problemi


 

ROMA – Violenze di piazza in stile black bloc e attentati da parte di estremisti islamici. Sono le due minacce temute in occasione della visita del presidente Bush a Roma, che non fanno dormire sonni tranquilli agli uomini del Sisde e dell'Antiterrorismo. Per prevenirle e controllarle c'è da mesi in corso un'azione sottotraccia, ma costante, che si è intensificata nelle ultime settimane. Osservati speciali: la composita area antagonista, tra la quale gruppi con intenzioni violente potrebbero arrivare nella Capitale da diverse parti d'Italia, Torino in particolare; gli ambienti dell'islamismo radicale, che potrebbero mobilitarsi per mettere a segno attentati. Ed i contatti tra l'intelligence italiana e gli uomini dei servizi segreti americani, in trasferta in Italia, sono diventati quotidiani.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha detto di non essere preoccupato: «abbiamo modo – ha spiegato – di fronteggiare eventuali problemi» di ordine pubblico. Ed il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, ha parlato di «livelli massimi di protezione della delegazione Usa». L'evento considerato più probabile è quello dell'infiltrazione di frange violente tra gli antagonisti ed i pacifisti che manifesteranno contro la visita di Bush. Questi «gruppuscoli» (il capo della polizia, Gianni De Gennaro, ha parlato di 2-300 violenti) mirano a creare disordini ed a provocare scontri per ottenere il massimo risalto mediatico: arrivi sono attesi da Torino, Milano, Bologna, Napoli e dal Veneto. A destare la preoccupazione degli investigatori sarebbero, in particolare, alcuni estremisti provenienti dall'area torinese. I servizi da tempo hanno rilevato «tentativi di infiltrazione di frange dell'antagonismo più estremo» nella galassia no global. Si tratta di «sostenitori di pratiche di conflitto capaci di guadagnare la massima visibilità mediatica». Il loro orientamento è quello di «estremizzare le lotte, con un più esteso ricorso ad azioni concrete» contro il simbolo di quello che viene definito «l'imperialismo statunitense». Nelle ultime settimane, da parte dei servizi c'è stato un occhio vigile non solo sui luoghi di aggregazione di queste frange, ma anche sui siti internet usati per scambiarsi informazioni e proposte. E la visita di Bush ha fatto salire la tensione in alcune moschee ed altri luoghi frequentati dalle cosiddette «cellule dormienti» del radicalismo islamico. In questo caso, quello che si teme non sono disordini di piazza, anche clamorosi, ma la possibilità di attentati con la tecnica dei kamikaze.

Il monitoraggio sulle moschee è quindi massimo. Pur appoggiando entrambi la guerriglia irachena ed avendo un nemico comune (Bush), l'intelligence ritiene poco probabile l'alleanza operativa tra islamici ed antagonisti violenti. La strada che sta seguendo il Viminale, come ha spiegato ieri il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, è quello di garantire «massimi livelli di protezione della delegazione Usa», ma anche «il diritto di manifestare pacificamente». Il dispositivo di sicurezza, già delineato, ma che avrà la sua messa a punto definitiva lunedì prossimo, nel corso del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, punta ad individuare in anticipo e quindi isolare le frange violente che proveranno a mimetizzarsi nelle manifestazioni pacifiste ed antagoniste. Mantovano ha quindi precisato che «l'adozione delle misure per la sicurezza del presidente Usa e della sua delegazione rientra nelle attribuzioni del ministro dell'Interno, quale autorità nazionale di Pubblica sicurezza: esse sono esercitate avvalendosi delle autorità provinciali di Ps». Dunque, ha sottolineato, «non esiste nessuna forma di condizionamento da parte di strutture di sicurezza degli Usa», anche se ci sarà «un doveroso raccordo con la struttura dedicata alla protezione individuale del presidente Usa – ha aggiunto Mantovano – cioè con l'agenzia federale americana denominata secret service, il servizio di scorta personale dello stesso presidente». In sostanza, una scorta mista si occuperà della tutela del presidente. Al di là delle manifestazioni e del percorso di Bush, presidi saranno comunque rafforzati in tutta la città a tutela degli obiettivi sensibili ed anche dei cosiddetti “soft target”.


    

 

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