ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL SUD
(Sezione:    Pag.     )
Martedì 25 Febbraio 2003

Ugo Bonasi

La sinistra “giustificazionista” definisce i convogli militari una provocazione

Rosy Bindi in aiuto di Cofferati




ROMA – A condannare i blocchi delle ferrovie da parte dei disobbedienti e affiliati non c'è solo la maggioranza. Ma anche il presidente della Camera: «Nessuna debolezza e indulgenza: sono atti illegali che la classe politica non può giustificare perché la pace non si coniuga con l'illegalità», ha affermato Casini. Condanna anche dalla Margherita, ma con la vistosa eccezione di Rosy Bindi: ha chiesto un vertice tra i leader dell'Ulivo e i pacifisti e definisce i convogli militari una «provocazione», ma non si sente di condannare i blocchi. «Capisco benissimo i giovani che fermano i treni – ha detto – ma la protesta deve restare pacifica e non creare disagio ai cittadini». Una posizione condivisa dal diessino Violante. Ma non da D'Alema: «Il governo dica cosa transita nelle stazioni e nei porti italiani, ma i blocchi sono forme di lotta sbagliate, perché restringono il consenso dei cittadini alla battaglia contro la guerra».

Sui treni, però, il governo è già corso ai ripari – assicura il sottosegretario all'Interno, Mantovano – e un piano per arginare le proteste «è già in atto». Duro, durissimo, lo scontro che s'è acceso tra il portavoce di Forza Italia, Bondi, e Cofferati. Il primo accusa il secondo di «linguaggio irresponsabile», sulla vicenda, come in passato ha fatto «sul caso Biagi»; invita l'ex leader della Cgil a «scendere dal piedistallo che s'è costruito» e chiede se «è vero o no che ha dato l'avallo a forme di lotta che violano alcuni principi essenziali del servizio pubblico...». Iniziative, ipotizza Fi, che «giustificano, coprono e alimentano le posizioni più estremiste».

La risposta di Cofferati è altrettanto dura («Il livore e l'imbarazzo per gli effetti negativi delle scelte della maggioranza inducono a reiterare insulti e affermazioni irresponsabili») accompagnata però dalla promessa di non rispondere più alle «provocazioni» e di continuare a difendere «tutte le iniziative non violente». Lo difende il ds Vita. Nell'opposizione ci sono le posizioni di Bindi e Violante, oltre a quelle di Verdi, Rifondazione e Pdci, che vogliono dal governo «prove di legalità» per aver concesso spazi e transiti ai mezzi Usa, ma c'è un vastissimo schieramento che contrasta il blocco dei treni e l'illegalità che porta con sé.

Nella Margherita, da Letta a Lusetti, si chiede un «no netto all'illegalità», mentre Di Pietro definisce i blocchi un «illecito» e Mastella non accetta le «forme di violenza». Una situazione di totale confusione e diversità di vedute da obbligare il socialista Boselli a chiedere «con urgenza un chiarimento politico all'interno dell'Ulivo». E' preoccupato che esponenti come Bindi e Violante esprimano comprensione nei confronti di chi «vuole boicottare e assediare le basi Nato». E anche un leader sindacale come Pezzotta critica «certe proteste che alimentano le tensioni». La maggioranza e il governo cercano di non alzare i toni.

Il ministro della Difesa Martino dice che è legittimo dissentire, ma non bloccare i treni. Altri, come Lunardi e La Loggia, chiedono il rispetto dei trattati e il blocco delle proteste. Follini invita la sinistra a «stare con la legge senza se e senza ma» e Speroni invita Casarini ad «andare a lavorare». Mentre Giovanardi accusa: «A me i pacifisti che fermano i treni ricordano i quartieri di certe città degradate d'Italia dove quando arrivano carabinieri per arrestare i malviventi, la gente invece di aiutare le forze dell'ordine si mette a proteggere i delinquenti e polemizza con polizia e carabinieri».


 

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