ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL SUD Venerdì 29 marzo 2002

Alessandro Farruggia

 

«Le nostre informazioni ci dicono che non abbiamo motivi di preoccupazione»


 

ROMA – Tanto rumore per nulla? All'indomani del Public announcement con il quale il Dipartimento di Stato ha avvertito i cittadini del rischio che nel giorno di Pasqua, in quattro città italiane (Firenze, Venezia, Milano e Verona), possano verificarsi attentati terroristici contro cittadini ed interessi americani l'apparato statale italiano getta acqua sul fuoco mentre gli americani ribadiscono la loro convinzione di avere fatto la cosa giusta. In prima fila nel ridimensionare la minaccia, Berlusconi. «Le informazioni che ci arrivano dai servizi segreti, dalla Polizia, dai Carabinieri – ha detto il Presidente del Consiglio – ci inducono alla serenità. C'è grande attenzione, abbiamo allertato l'allertabile ma le nostre informazioni ci dicono che non abbiamo motivi di preoccupazione. Anche se il ministro dell'Interno non ha la sfera di cristallo che dà risultati certi siamo convinti che la minaccia non sussista». Sulla stessa linea è ovviamente il ministro dell'Interno Scajola, che per tranquillizzare i cittadini il giorno di Pasqua sarà a Firenze allo «Scoppio del carro». E tranquillo si dice anche il sottosegretario all'Interno Mantovano. Dagli Stati Uniti però non deflettono di un millimetro. «Ci siamo lungamente consultati con l'Italia e continuiamo a lavorare a stretto contatto con le autorità italiane per garantire la sicurezza dei cittadini e degli interessi americani in Italia» ha osservato ieri il portavoce del Dipartimento di Stato, Richard Boucher. Che sollecitato sull'opportunità di render pubblico un avvertimento che non trova riscontri ha replicato così: «Quando abbiamo informazioni specifiche e non contrastate di una minaccia terroristica consideriamo un obbligo avvertire i cittadini americani e non solo. Il nostro obiettivo è consentire alla gente di viaggiare sicura e di prendere tutte le precauzioni necessarie in aggiunta a quelle che già prendono i governi. Abbiamo lanciato l'allarme come abbiamo fatto altre volte. E in passato ha funzionato». «Lavoriamo con l'Italia – ha aggiunto – su di un certo numero di misure per migliorare la sicurezza ed apprezziamo i passi che gli italiani hanno già fatto. Ma uno deve valutare la minaccia e capire se è contrastata o no. In un caso come questo, quando la minaccia è credibile, specifica e non può essere contrastata allora pensiamo di dovere rendere pubblica l'informazione ed è ciò che abbiamo fatto». Alle richieste di chiarimenti dei giornalisti il portavoce ha aggiunto: «Ci sono circostanze, a seconda di quel che si sa e di quel che si può fare, in cui si ha la convinzione di non poter eliminare un pericolo. Se c'è una minaccia su di un volo si può cancellare il volo, ma ci sono altri pericoli che è più difficile contrastare. Boucher non ha voluto dire se le informazioni che hanno dato origine all'allarme provenissero o meno dall'Italia. A quanto pare si sono intrecciate due diverse informative, una propriamente americana e l'altra italiana frutto di una segnalazione giunta ai Carabinieri del Ros e poi girata agli americani. Quest'ultima conteneva un riferimento ad una «festa del piccione» che ha fatto pensare a Firenze per il tradizionale volo della colombina che porta allo scoppio del carro ma anche a Venezia dove piazza S. Marco è dominata dai piccioni. Il procuratore aggiunto di Venezia, Remo Smitti ha a questo proposito aggiunto che l'allarme riguardava in specifico proprio Venezia e Firenze e parlava del possibile ingresso in Italia di un commando di setto-otto terroristi le cui generalità erano note. Un allarme credibile o «un possibile depistaggio» come si chiede il pm veneziano Carlo Nordio? Certo è che accanto alla pista dei Ros c'è dell'altro, elementi raccolti attraverso intercettazioni elettroniche dagli uomini della National security agency americana che hanno fatto ritenere a Washington che la cautela era comunque giustificata.

 

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