ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su LA STAMPA
(Sezione:       Pag.    7)
Sabato 3 luglio 2004

g. ru.


IL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO REPLICA ALLA PROPOSTA DI PISANU

 

 Mantovano: la Bossi-Fini va lasciata com'è

«I Comuni non hanno le strutture per gestire i permessi di soggiorno»


 

ROMA

ALLEANZA nazioinale avanza delle critiche (di metodo e di merito) al ministro del'Interno, Beppe Pisanu, che intende modificare la legge Bossi-Fini sull'immigrazione: «Se c'è l'esigenza di modificare la legge - dice il sottosegretario all'Interno Alfedo Mantovano - dobbiamo ripristinare il metdo della collegialità di governo e di maggioranza, come abiamo fatto, con successo, quando si è trattato di elaborare e approvare la legge. Nella maggioranza non si è mai parlato della necessità di modificare la legge e comunque non è una esclusiva di un singolo ministero». Nel merito, Mantovano precisa: «La legge prima ancora di essere modificata deve essere attuata. Non possiamo decentrare ai Comuni l'intera procedura di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno. L'immigrazione impone criteri di governo nazionale. Percho offire spazi a criteri che possono essere dettati dalle diverse maggioranze politiche che amministrano i Comuni?»

Sottosegretario, la necessità di porre mano alla Bossi-Fini è imposta dalla imminente decisione della Corte Costituzionale sulla legittimità delle espulsioni, e da un bilancio di due anni della sua applicazione.
«Il dissenso nei confronti di Pisanu non è sulla necessità di apportare delle correzioni necessarie, semmai è sul merito delle decisioni asssunte»

Qual'è allora il suo giudizio, per esempio, sulla circolare che consente agli extracomunitari, che sono in attesa del rinnovo dei permessi di soggiorno, di poter tornare a casa per le ferie?
«Nulla da osservare, ne va della qualità della vita dello straniero che deve essere pari a quella de cittadino italiano. Mi limito a ricordare che nella fase della regolarizzazione dei 700 mila clandestini, l'anno scorso, i sindacati e il mondo del volotariato chiesero un provvedimento transitorio per consentire ai regolarizzandi, in attesa del permesso, di poter raggiungere i propri Paesi. Noi puntammo a concentrare le energie per completare in tempo la regolarizzazione. E ci siamo riusciti. Perchè è stato abbandonato quel metodo di lavoro che consentì l'emersione di 700 mila clandestini?»

A quale metodo si riferisce?
«È un fatto che furono regolarizzati i clandestini in tempo record e a costo zero. Ci siamo riusciti con il concorso dei vari soggetti interessati. I datori di lavoro e gli extracomunitari presentarono le domande nei 14 mila sportelli degli uffici postali. E poi, in prefettura, sbrigarono le varie pratiche con i funzionari del ministero del Lavoro, delle questure, dell'Inps. Il processo di regolarizzazione ebbe un sostegno forte dal dialogo informatico dei diversi soggetti istituzionali. Oggi, l'indicazione del ministro Pisanu di affidare ai Comuni l'intera procedura di ralscio e rinnovo dei permessi di soggiorno non convince. E non solo per una valutazione politica, ma perchè molti Comuni dovrebbero prima dotarsi di una rete informatica interna e poi collegarla all'esterno. Perchè non utilizzare gli uffici postali?»

Per Pisanu è necessario allungare i tempi di validità del permesso di soggiorno. È contrario?
«L'immigrazione è un fenomeno che muta in continuazione. Se vi è l'esigenza di maggiore stabilità e di protazione nel tempo dei permessi di soggiorno no ho nulla da obiettare. Discutiamone, come pure prendiamo in considerazione le proposte lanciate l'anno scorso dal ministro del Walfare, Roberto Maroni, che ipotizzava l'eliminazione del meccanismo delle quote. Oggi, sono due milioni e mezzo gli extracomunitari regolarizzati. Cui i ricongiungimenti familiari e gli ulteriori ingressi necessari per rispondere alla domanda di manodopera, in un futuro molto vicino gi extracomunitari rappresenteranno il 10% della popolazione residente. Siamo ormai una società multietnica. Il problema è quello di mettere in campo misure efficaci di integrazione. An vuole discuterne all'interno del governo e della maggioranza»


    

 

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