ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA STAMPA
(Sezione: Interni    Pag. 8    )
Sabato 26 ottobre 2002



IL SOTTOSEGRETARIO ALL´INTERNO: «NESSUNA POSIZIONE UFFICIALE SU INDULTO E RIFORMA DELL´ART. 79»

Mantovano: «No ai saldi di fine stagione»

«Con un´iniziativa di corto respiro ci ritroveremmo nelle stesse condizioni di oggi»


 

ROMA PREMETTE: «Parlo da dirigente di Alleanza nazionale e non da sottosegretario, giacché il governo non ha preso posizione rimettendosi al Parlamento». Quello di Alfredo Mantovano, sottosegretario all´Interno, è un no netto, inequivocabile, motivato tanto all´indulto quanto alla riforma costituzionale che abbassa il quorum per i provvedimenti di amnistia e indulto. Sull´indulto: «Sarebbe un´iniziativa di corto respiro. Tra pochi mesi ci ritroveremmo nelle stesse condizioni di oggi». Sulla riforma costituzionale dell´articolo 79: «Per alcune scelte particolarmente impegnative si deve garantire che la base di condivisione in Parlamento sia la più ampia possibile».

Sottosegretario, dall´89 non vi è stato più alcun provvedimento di amnistia o di indulto. Le carceri sono affollate all´inverosimile, le condizioni di vita della popolazione detenuta è al limite. Converrà che un provvedimento di indulto aiuterebbe a decongestionare questa situazione?
«Il ministro Castelli ha detto che il Parlamento ha di fronte a sé questa alternativa: rassegnarsi e aprire le porte delle carceri oppure proseguire per la strada già intrapresa. Aggiungo, come ulteriore elemento di riflessione: tra i paesi più importanti, l´Italia ha un indice tra i più bassi nel rapporto tra popolazione residente e detenuta. Ciò significa che in Italia non vi sono troppi detenuti ma pochi posti disponibili nelle strutture carcerarie, e all´interno degli istituti penitenziari si vivono situazioni di disagio di vario tipo».

Ciò non toglie l´importanza che avrebbe un provvedimento di indulto.
«L´indulto viene motivato con la necessità di deflazionare la popolazione carceraria. Se ne è già parlato due anni fa, in occasione del Giubileo: il condono, di questo si tratta, servirebbe a poco, a scarcerare alcune migliaia di detenuti. Nel giro di pochi mesi, però, ci ritroveremmo punto e daccapo, le carceri sarebbero di nuovo stracolme. Il condono è ancora più inaccettabile in un sistema in cui la recidiva di fatto non ha alcun peso perché normalmente o non se ne tiene conto o viene eliminata con le attenuanti generiche. Per pene da scontare non superiori ai tre anni, poi, scatta la sospensione automatica in virtù della legge Gozzini-Simeone».

Nonostante ciò, la popolazione detenuta aumenta e le carceri sono al limite.
«Il Parlamento sta per varare la riforma del patteggiamento allargato che eleva il limite massimo di pena per patteggiare dagli attuali due a cinque anni. Provo a fare un calcolo elementare con un caso di strada: Tizio viene ritenuto responsabile di tentato omicidio, un reato gravissimo che potrebbe essere punito con una pena di dieci anni di reclusione. Con le attenuanti generiche da dieci anni di reclusione si scende a sette e mezzo. Togliamo un terzo di pena per il patteggiamento allargato e arriviamo a cinque anni. Se passa l´indulto, Tizio deve scontare soltanto tre anni, anzi neppure un giorno perché subentrano i benefici della Gozzini-Simeone».

Dunque, boccia senza appello ogni ipotesi di indulto?
«Sarei d´accordo solo a una condizione e cioé che vi fosse una maggioranza disponibile a rimettere in discussione il patteggiamento allargato, il giudizio abbreviato, il non utilizzo della recidiva. Non vedo perché dovrei contribuire a questi saldi di fine stagione».

Dal 18 novembre, in aula alla Camera approderà la riforma costituzionale che abbassa il quorum dai due terzi alla maggioranza assoluta per il semaforo verde ai provvedimenti di amnistia e indulto. Perché non è d´accordo con questa riforma?
«Intanto, di riforme costituzionali ce ne vorrebbero una modica quantità. Agli inizi degli anni `90 l´attuale articolo 79 fu approvato sulla base di un impulso tendente a riaffermare la legalità piuttosto che le garanzie. Oggi, non vedo nessuna ragione per tornare indietro rispetto a quella saggia scelta fatta allora. Su certi temi, ripeto, in tempi di sistema bipolare maggioritario è bene che la base di condivisione in Parlamento sia la più ampia».


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