ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su LA STAMPA
(Sezione:  Interni   Pag.   4  )
Giovedì 16 Gennaio 2003

Francesco Grignetti

IL DIBATTITO SULL´«INDULTINO» PROSEGUE IN COMMISSIONE GIUSTIZIA ALLA CAMERA

Tetto di due anni per lo sconto di pena

Polemica nel Polo per la proposta Fragalà di estenderlo ai mafiosi


 

ROMA Lo «sconto di pena», se mai verrà approvato dal Parlamento, sarà limitato a due anni. Lo ha deciso ieri la commissione Giustizia della Camera, dove si stanno discutendo i termini tecnici dell´indulto. La norma è stata votata a larga maggioranza. Contrari soltanto Paolo Cento (Verdi), Giuliano Pisapia (indipendente di Rifondazione) e Enrico Buemi (Sdi). Questi ultimi sono anche i firmatari del cosiddetto «indultino» che va oggi alla discussione in Aula.

Montano intanto le polemiche su fronti contrapposti tra favorevoli e contrari. Alleanza nazionale ha tenuto ieri una manifestazione in piazza del Parlamento per ribadire il suo largo «no» a indulti e indultini. «Al gruppo parlamentare - ha detto il capogruppo Ignazio La Russa - sarà data indicazione di voto contro. E´ lecito che in An ci siano posizioni di coscienza, ma noi opporremo un fermo rifiuto ad ogni provvedimento perdonista». Con lui si schierano il ministro Maurizio Gasparri («Perché non possiamo dire sì al Papa? Per motivazioni di sicurezza») e il suo collega Mirko Tremaglia, il sottosegretario all´Interno Alfredo Mantovano, i deputati Landi di Chiavenna, Teodoro Buontempo, Filippo Ascierto. Scoppia però, all´interno di An, un caso-Fragalà: il capogruppo in commissione Giustizia aveva presentato un emendamento per estendere l´eventuale indulto anche ai mafiosi. Ne è seguita una gran bagarre con la Lega, il centrosinistra e anche dentro An. Ieri La Russa ha sconfessato Fragalà, il quale ha «ritenuto opportuno» ritirare l´emendamento, ma ha chiesto anche di essere esentato da capogruppo.

Se intorno ad An, ieri, facevano corona molte sigle del sindacalismo autonomo di polizia, curiosamente, nelle stesse ore, altri sindacati di polizia (ma di quella penitenziaria) si schieravano a favore dell´indulto. Ieri, infatti, è venuta allo scoperto nel corso di una mini-manifestazione davanti a Regina Coeli una ben strana coalizione: sindacati confederali e autonomi della polizia penitenziaria, tante associazioni di volontariato che operano nelle carceri, i cappellani.

Ispiratore è Sergio Cusani, dell´associazione Liberi, l´ex imputato eccellente del processo Enimont. «Noi - spiega - diciamo no a scorciatoie, come l´indultino, che diventano solo pastrocchi. Serve una misura seria come l´indulto per dare il tempo al sistema carcerario di riorganizzarsi in maniera strutturale. La metafora giusta è quella dell´ascesso: se non si sgonfia, non si può curare il dente. E il dente, qui, sono le recidive. Bisogna spezzare il circuito perverso che porta a delinquere. La vera cura è il reinserimento».

Gli fa eco Sergio Segio del Gruppo Abele: «Troppo spesso si dimentica che qui si gioca sulla pelle delle persone. Sia di chi in carcere ci vive, sia di chi ci lavora. La nostra paura è che ricominci il ping-pong. L´ondata di disperazione sarebbe micidiale. Nessuno sa che nelle celle, dopo il Giubileo, la delusione fu terribile: ci furono 71 suicidi, il 40% più del normale. Addirittura 900 furono i tentati suicidi. Migliaia i casi di autolesionismo. Un detenuto su sette si è prodotto delle ferite». Su questo punto, che la situazione delle carceri sia al «pre-collasso», concordano gli esponenti della Cgil o della Cisl, ma anche Donato Capece del Sappe. Aggiunge don Sandro Spriano, cappellano di Rebibbia: «Credo che la clemenza sia un gesto di giustizia, i processi condannano spesso la povera gente. Chi ha maggiori difficoltà per difendersi. Il 70% dei detenuti viene da situazioni di emarginazioni». A favore sono anche gli avvocati delle camere penali e i radicali.


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