ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su LA STAMPA
(Sezione: Interni   Italiane     Pag.   12  )
Lunedì 13 Ottobre 2003

a. l. m.

LA LEGA: «SE VANNO AVANTI, È DIFFICILE PENSARE CHE IL GOVERNO POSSA STARE IN PIEDI»

 

«Il voto a chi è in Italia da sei anni»

La proposta di An riguarderebbe 150 mila immigrati


 

ROMA
Ancora il voto agli immigrati in primo piano ad agitare le acque della maggioranza. Anche perché il sottosegretario all’Interno di An Alfredo Mantovano ha presisato i termini della proposta avanzata da Gianfranco Fini: sarebbero interessati tutti coloro che possiedono la carta di soggiorno, essendo in Italia da almeno 6 anni. Attualmente si tratta di circa 150 mila persone. Una cifra per il momento circoscritta. Ma trattandosi di una proposta di legge costituzionale, i tempi di approvazione non saranno brevi.

E dunque il numero dei titolari della carta di soggiorno sarà molto superiore: «Attualmente sono circa 600 mila i “regolari” ed il loro numero è destinato a crescere». Dentro An però continuano le perplessità e contrarietà, come quella di Maurizio Gasparri - che teme di regalare voti alla Lega - e di Francesco Storace che avrebbe preferito una maggiore autonomia del partito su temi di altra natura, a partire da quelli della giustizia. Adolfo Urso invece è convinto che la proposta di Fini otterrà in Parlamento non meno dell'80-90% dei voti. Tra l’altro, aggiunge il coordinatore Ignazio La Russa, An, Forza Italia e Udc hanno una maggioranza autosufficiente, per cui la sinistra non sarebbe determinante. E se la Lega non ci sta, faccia pure, «basta che non ponga alla coalizione clausole di fiducia, come per l'indulto».

Un plauso a Fini viene poi da Assunta Almirante, che negli ultimi tempi lo aveva criticato per essersi appiattito su Berlusconi: «Anche mio marito l'avrebbe fatto...». Ma è con la Lega che lo scontro continua ad essere molto ruvido, con continue minacce e avvertimenti. «Se Fini va avanti, è difficile pensare che il governo possa stare in piedi», sostiene Francesco Speroni, secondo il quale il problema non è tanto la proposta - in ogni caso «inaccettabile» - quanto la disponibilità a cercare voti al di fuori della maggioranza. Insomma, dice Speroni, «non è mai successo che un partito della coalizione, non riuscendo a trovare il consenso all'interno, sia andato a raccattarlo tra i ranghi dell'opposizione.

A questo punto non si vede perchè stare insieme». Il Carroccio sembra spiazzato dall’iniziativa di Fini. E Umberto Bossi chiede a Silvio Berlusconi-Carlo Magno di alzare il suo spadone sulla testa del vicepremier e dell’altro «barone ribelle», ovvero Marco Follini. Ma il segretario dell’Udc non fa retromarcia e al leader del Carroccio ricorda che siamo nel 2003, non nell’800: «Non ci sono baroni ribelli, non ci sono spadoni da sguainare, non c'è Carlo Magno». Ce n’è anche per il premier - e per il portavoce di Forza Italia, Sandro Bondi - che hanno agitato lo spettro delle elezioni antipate nel caso in cui venisse meno la maggioranza con la Lega.

Per Follini parlarne è improprio, sbagliato: «Ho un senso forte della coalizione, per questo mi ribello quando sento che qualcuno evoca il voto anticipato. Non mi sembra l'argomento all'ordine del giorno. Bossi ha evocato questa parola magica e lo ha fatto anche Bondi. Non è giusto evocare le elezioni anticipate quando si è alla guida del Paese e bisogna risolvere i problemi del Paese». Certo, siamo nel 2003 e non nell’800 - replica Roberto Calderoli, coordinatore delle Segreterie nazionali della Lega Nord - ma spesso la storia si ripropone attraverso personaggi e simboli. «Forse però Follini non vede in Berlusconi un “Silvio Magno”.

Forse non vede o non vuole vedere lo spadone di Alberto da Giussano anche se frequentemente ne sente la punta. Forse pensa che i baroni siano solo i portatori di un titolo nobiliare e non già l'accrescitivo di baro, grosso baro, cioè persona che, non rispettando le regole del gioco, disconosce gli accordi presi


    

 

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