ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su Il Sole 24 ORE
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Martedì 25 Febbraio 2003

Gerardo Pelosi

L'Esecutivo: pronti percorsi alternativi verso le basi A fine settimana proteste anche negli scali marittimi - Falò a Empoli e Brescia, presidi sui binari Freni d'emergenza e sassi contro convogli civili

Blocco selvaggio: dai treni ai porti

Si allarga la protesta dei disobbedienti - Interviene il Governo - Ulivo diviso: lo Sdi chiede un chiarimento


ROMA * Treni strettamente sorvegliati e piani alternativi del Viminale dopo le iniziative creative di boicottaggio dei convogli militari verso le basi Usa ad opera dei pacifisti disobbedienti. Anche quella di ieri è stata una giornata difficile con freni di emergenza tirati su treni civili, falò sui binari, un ufficio ferroviario occupato a Milano e presidi un po' dovunque. I movimenti che fanno capo al Social Forum hanno preannunciato per domani un blocco di tutti "i trasporti della morte" e nel fine settimana la protesta riguarderà i porti (come ha minacciato il disobbediente Francesco Caruso: le navi Usa non entreranno a Napoli). I sindacati confederali cercano di riconquistare la leadership della protesta e giovedì a Livorno salirà sul palco il leader della Cgil, Guglielmo Epifani. Ieri pomeriggio intanto una ventina di giovani provenienti dai centri sociali di Parma e Reggio Emilia hanno bloccato con legname e massi all'altezza di Fornovo la linea Parma-La Spezia, fermando due convogli passeggeri. Sassi sarebbero stati lanciati da un ponte. Agli esponenti dei partiti della sinistra che partecipavanono alla protesta non è rimasto che dissociarsi.

L'iniziativa "un freno alla guerra" è stata messa sotto accusa dal ministro della Difesa, Antonio Martino, secondo il quale è legittimo e lecito dissentire ma uno Stato non può rinunciare ad onorare i propri impegni internazionali. Quasi tutto l'Ulivo è contrario a queste forme di lotta, nonostante un tentativo di dialogo tra Massimo D'Alema e Vittorio Agnoletto. Rifondazione, Pdci e Verdi (alcuni di loro visiteranno oggi Camp Darby) hanno offerto appoggio ai pacifisti oltre a Sergio Cofferati che da qualcuno, a destra, è considerato il vero ispiratore della protesta. Freno selvaggio. Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano ha annunciato che c'è un piano in atto per eludere le manifestazioni dei pacifisti. Ed avrebbe infatti eluso un blocco di disobbedienti un convoglio dell'esercito Usa partito ieri mattina da Grisignano (Vicenza) e instradato verso Brescia ieri sera. Anche se sceglieranno altre vie di trasporto noi siamo pronti ha minacciato il leader dei disobbedienti, Luca Casarini. Per il comandante italiano della base di Camp Darby, Ilio Venuti, tuttavia il movimento dei convogli diretti nella base è stato quasi completato. Ma da ieri la protesta si è allargata ai treni civili. Tra Ferrara e Rovigo, tra Padova e Monselice e tra Verona e Mantova tre convogli civili sarebbero rimasti bloccati per l'attivazione del freno di emergenza, ma Trenitalia ha smentito la notizia. Una trentina di pacifisti ha occupato in serata un ufficio delle Ferrovie nella stazione milanese di Porta Garibaldi e tre manifestanti si sono incatenati. Presidi nel Mantovano e falò sui binari ad Empoli, dove era atteso uno dei treni diretto a Camp Darby.

I sindacati in campo. I sindacati confederali dei trasporti non hanno accettato il "sorpasso" dei pacifisti. Mentre il Social Forum ha indetto per domani una giornata di lotta con il blocco totale dei convogli militari, giovedì il leader della Cgil Guglielmo Epifani sarà a Livorno con i portuali per discutere le prossime iniziative. L'ex leader della Cgil, Sergio Cofferati, ha difeso nuovamente tutte le iniziative non violente rispondendo al forzista Sandro Bondi che lo aveva invitato a scendere dal piedistallo che si è costruito. Il segretario della Cisl, Savino Pezzotta, ha ribadito il suo "no" alla guerra condannando le forme di protesta dei pacifisti. Ulivo diviso. Divisioni confermate nell'Ulivo a pochi giorni dal voto sull'Irak. A porre il problema è stato lo Sdi di Enrico Boselli che chiesto un chiarimento tra chi vuole le riforme e chi appoggia i boicottaggi. A Boselli non sarebbero piaciute non solo le scontate solidarietà di Rifondazione, Verdi e Pdci ma le parole di comprensione di Luciano Violante (Ds) e di Rosy Bindi (Margherita) nei confronti dei pacifisti.

A nulla sarebbero valse anche le prove di dialogo del presidente ds Massimo D'Alema che ha incontrato ieri il leader "no global" Vittorio Agnoletto. Per D'Alema queste azioni sono fuori dalla legalità. Sul fronte del Governo la linea è quella del ministro Martino per cui le proteste sono legittime ma non i boicottaggi.


 

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