ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su Il Sole 24Ore
(Sezione:  PRIMO PIANO  Pag.     )
Domenica 19 Gennaio 2003

A. Che.

Tra i Poli resta la polemica


 

ROMA *c Lo scorso anno le toghe nere, quest'anno la Costituzione, come richiamo forte all'autonomia della magistratura. Cambia il simbolo, ma non cambia il segno delle reazioni che la protesta di giudici e Pm è riuscita a catalizzare. Maggioranza di Governo fortemente critica e opposizione che ha invece apprezzato il gesto e stigmatizzato la relazione del ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Nel mezzo, il richiamo, fatto da esponenti di un fronte e dell'altro, alla fine delle schermaglie e al recupero del dialogo.

Invito arrivato dal ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia («bisogna lavorare per risolvere i problemi della Giustizia e il dialogo è lo strumento per farlo in modo proficuo») e da quello per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi: «questa contrapposizione non riesco a capirla», ha affermato rivolgendosi al gesto dei magistrati, definita «una specie di goliardata». Per Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, c'è un partito che non vuole le riforme ed è quello che si esprime attraverso le polemiche. «C'è, invece, un partito che ha esponenti in entrambi gli schieramenti e che - ha aggiunto Mantovano - vuole evitare le contrapposizioni e porre sul tappeto i problemi».

La strada giusta per far uscire la Giustizia dallo stato catatonico in cui si trova è, ha spiegato Piero Fassino, segretario dei Ds, andare avanti con le riforme avviate negli anni scorsi. Tenendo, però, ben presente «una forte difesa dell'autonomia della magistratura, che è un valore costituzionale, ma anche una garanzia per i cittadini». Quelli di Fassino sono slogan, ha replicato Renato Schifani, presidente dei senatori forzisti, che non convincono più nessuno. «Renderemo efficiente la giustizia - ha aggiunto Schifani - senza toccare l'indipendenza e l'autonomia delle toghe».

Per Pierluigi Castagnetti (Margherita), non si deve aver paura della Costituzione: «una copia dovremmo anzi averla tutti sempre in mano». «La Costituzione è di tutti - ha affermato Marco Follini, segretario dell'Udc -, ma è sbagliato farne una bandiera di protesta». Follini ha voluto, però, smussare un elemento di polemiche: «Se il Parlamento deciderà di varare una commissione su Tangentopoli, questa non potrà e non dovrà indagare sui magistrati o interferire sui processi in corso».

Sull'uso della Costituzione come vessillo è più tollerante Antonino Caruso (An), presidente della commissione Giustizia del Senato: «Se sarà attentamente letta e compiutamente rispettata, ben venga anche il gesto dei magistrati».
«Torniamo alla Costituzione, ma facciamolo davvero», è stato l'appello di Enrico Boselli (Sdi), per il quale «bisogna evitare l'eccessiva politicizzazione della magistratura come le gravissime interferenze del Governo nei processi in corso». «Ognuno stia al suo posto e faccia il proprio dovere nell'interesse di tutti e non di pochi», ha affermato Giuliano Pisapia (Rifondazione comunista), commentando l'apprezzato intervento del vicepresidente del Csm Virginio Rognoni.

Decisamente negativi i giudizi dell'opposizione sulla relazione del ministro della Giustizia Castelli. Se per Luciano Violante, capogruppo dei Ds alla Camera, il Guardasigilli «non ha detto niente di convincente» ed è apparso isolato tanto dalla magistratura che dall'avvocatura, per l'ex Pm Antonio Di Pietro e ora esponente dell'Italia dei valori, «il ministro Castelli ci ha descritto un Paese delle fiabe, dove tutto funziona. L'opposto di quello che si vede tutti i giorni».

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