ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELA SERA 7 aprile 2002

Francesco Verderami

 

E il premier irritato fece sapere: non accetto lezioni
Forza Italia: tra loro rapporti sereni. Il presidente della Camera: non delegittimo nessuno


 

BOLOGNA - Avrà avuto le sue buone ragioni per sostenere che non accetta lezioni, «e io non accetto lezioni» è sbottato il Cavaliere dopo il discorso con cui Casini aveva invitato il centro-destra ad acquisire una maggiore «cultura politica», per evitare gli errori del ’94 e il destino di quella breve stagione di governo. Così la nota di ieri sera con la quale Forza Italia ha fatto sapere che i rapporti tra il presidente del Consiglio e il presidente della Camera sono «cordiali e sereni», è stato lo strumento con cui si è tentato di bloccare sul nascere l’ennesima polemica, un fragile separè per coprire l’irritazione del Cavaliere. Irritazione a cui il forzista Bondi aveva dato voce, accusando Casini di «atteggiamento ipocrita» per quell’invito al dialogo sociale. E che non si trattasse di una sortita personale, lo avevano fatto capire le voci secondo cui il comunicato era stato letto e approvato da Berlusconi, ma soprattutto il gelido silenzio del partito di maggioranza, che aveva offerto un crisma di ufficialità alle parole pronunciate da Bondi. Alla fine l’azione diplomatica avviata da palazzo Chigi e dalla presidenza della Camera ha consentito di ricomporre formalmente lo strappo. Ma i nodi politici rimangono, e sono quelli posti da Casini dal palco di Bologna. Solo che stavolta non è più solo il presidente della Camera a evidenziare i problemi, né regge il solito schema dell’asse con Fini, che pure esiste, è stato confermato e se possibile si è rafforzato. La vera novità era stata offerta da Bossi, la sua analisi preoccupata sullo stato della coalizione e sulla sua afasia politica, coincideva con i timori espressi il giorno prima dal leader di An e il giorno dopo da Casini. La convergenza di tutte le forze della Cdl testimonia il pressing su Berlusconi, un "assedio pacifico" - come lo definiscono esponenti della maggioranza - affinché si impegni a porre le basi per un rilancio dell’alleanza e del governo, perché è questo l’appello rivolto al premier, perché "nessuno intende muoversi per delegittimarlo, tantomeno io", commentava ieri Casini nei suoi colloqui privati.

Semmai è un’altra la preoccupazione, che venerdì Follini ha come tentato di esorcizzare nel suo intervento al congresso di An. Il cenno all’esperienza del centro-sinistra nella passata legislatura non era casuale, il riferimento all’Ulivo "diviso e litigioso" fatto dal leader del Ccd aveva l’obiettivo di sottolineare i pericoli che corre il centro-destra: "Però noi non faremo come loro e non finiremo come loro". Certo la Cdl è una coalizione meno eterogenea, ma i fattori di sgretolamento possono minarne l’unità, anzi secondo autorevoli esponenti della maggioranza "il virus ha iniziato a intaccare le nostre difese immunitarie. Il rischio è che la coalizione, nata con Berlusconi, si esaurisca con Berlusconi". Ecco perché solo Berlusconi può porvi rimedio, ecco perché tutti lo invitano a prendere un’iniziativa. Fini continuerà a muoversi secondo la logica della moderazione e della mediazione: è questo il ruolo che si è costruito e non intende abbandonarlo. Chiudendo oggi il congresso, il vice premier avrà però la possibilità di approfondire la questione relativa al governo, con la consapevolezza che il suo partito "è più forte", come ha detto Casini ai dirigenti di An: "Non vi siete lacerati in uno scontro tra correnti, consentendo a Gianfranco, ma anche a voi stessi, di emergere". E da Bologna i messaggi rivolti a palazzo Chigi sono stati molto chiari: serve una stagione delle riforme. "E noi - dice un ministro - vogliamo che si recuperino risorse per le riforme, visto che gli interventi non hanno finora dato i frutti sperati". Servono soldi. Il sottosegretario agli Interni Mantovano sostiene che "c’è bisogno di una finanziaria bis" per il piano contro la criminalità e perché la nuova legge sull’immigrazione "non si riveli un flop". E’ chiaro che un intervento sui conti del governo, se mai ci sarà, avverrà dopo le amministrative di maggio. Come il rimpasto: perché An sta bene attenta ai giochi sulla Farnesina, "e non ci faremo fregare".

 

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