ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: Politica   Pag.     )
Giovedì 31 ottobre 2002

Marco Galluzzo


L’«allungamento» deciso dopo il caso Giuffrè

Pronta la nuova legge sui pentiti I 180 giorni di collaborazione si misurano in «tempo effettivo»



 

ROMA - Potrebbero chiamarsi collaboratori «a tempo effettivo». Anche per il pentito varrebbe la regola del time out , quella che nel basket esclude le interruzioni di gioco dalla durata della partita. La durata in questo caso rimarrebbe di 180 giorni: i sei mesi entro i quali chi collabora con la giustizia deve dire tutto quello che sa. Le «interruzioni del gioco» sarebbero i casi di «legittimo impedimento»: i giorni di deposizione in un processo, quelli di trasferimento da un luogo a un altro, tutti i motivi per i quali il pentito è costretto a interrompere gli interrogatori. E’ questo, in estrema sintesi, lo schema che al Viminale stanno definendo per modificare la legge sui pentiti. Il caso di Nino Giuffrè ha posto il problema di collaborazioni particolarmente delicate, per le quali il termine perentorio di 180 giorni può risultare insufficiente per un’acquisizione completa degli elementi probatori. La modifica, alla quale sta lavorando il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, è condivisa dal ministro Beppe Pisanu e potrebbe essere introdotta attraverso un decreto legge da varare nelle prossime settimane.

«L’idea - spiega Mantovano - è quella di riprendere il principio del cosiddetto legittimo impedimento, previsto dal Codice per altre fattispecie, e introdurlo nella legge. In questo modo si va incontro alle preoccupazioni di alcune Procure e allo stesso tempo si mantiene uno dei principi cardine di un provvedimento che funziona e che è stato approvato dal Parlamento all’unanimità. Si salva il principio del limite temporale, introdotto per evitare le cosiddette dichiarazioni "a rate" e il sospetto che alcune rivelazioni potessero essere condizionate dalla concessione di ulteriori benefit s, ma si consente ai magistrati - soprattutto per le collaborazioni più importanti o delicate - di avere uno strumento adeguato per raccogliere senza fretta tutte le dichiarazioni».

La modifica deve essere introdotta entro la metà di dicembre, quando scadranno i primi 180 giorni della collaborazione di Nino Giuffrè. Secondo Mantovano dovrebbe riscuotere il consenso sia della maggioranza che dell’opposizione: «Non vedo ragioni di divisioni fra schieramenti, così come non vedo motivi di preoccupazione per l'applicazione del nuovo istituto: si tratterebbe di un mero calcolo automatico, non sottoposto ad autorizzazione giudiziaria. Una semplice clausola di "salvezza" della collaborazione. Come per tutti gli strumenti processuali non bisognerebbe abusarne».

Altre ipotesi di correzione sono state, almeno per il momento, scartate: «Qualcuno - aggiunge Mantovano - ha suggerito di raddoppiare il tempo massimo della collaborazione, portarlo a un anno, previa autorizzazione del giudice per le indagini preliminari. Ma in questo caso si rischia di stravolgere il principio della legge, per di più coinvolgendo il gip su un’indagine di cui non può sapere tutto, visti gli evidenti motivi di riservatezza. Il principio del tempo effettivo offre invece maggiori garanzie di trasparenza e la collaborazione viene prolungata attraverso un calcolo automatico, facilmente riscontrabile attraverso la produzione di documenti che attestino i casi di legittimo impedimento».


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