ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:  Cronache         Pag.    21)
Giovedì 2 marzo 2006

Dino Martirano

 

Ciampi: impegno per il recupero. Il Papa: tutelare la dignità  

 

 Detenuti a quota 60.000

Il rapporto: 16 mila tossicodipendenti, 5.000 con l’Aids


 

ROMA - In Italia solo un detenuto su tre gode di buona salute. E se il 37 per cento della popolazione carceraria è sana, va da sé che circa i due terzi dei 59.593 cittadini attualmente ristretti oltre le sbarre sono in qualche modo ammalati. Il dato subisce un’impennata quando si fa uso di droghe pesanti: i tossicodipendenti in galera sono 16.185 (27 per cento) e i malati colpiti dal virus Hiv sono ufficialmente 1.625 ma nella realtà sarebbero quasi 5.000. Stavolta, con una operazione trasparenza che ha pochi precedenti in questa legislatura, il Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) fornisce dati completi quanto allarmanti. E lo fa con un convegno organizzato dal magistrato catanese Sebastiano Ardita (da 4 anni lavora per il governo al vertice della Direzione generale dei detenuti e del trattamento) che ha un titolo significativo: «La salute in carcere, parliamone senza censure». Ardita, dunque, solo ora parla senza peli sulla lingua: «È inutile nascondersi dietro un dito. Siamo consapevoli di versare in una situazione di grave, perdurante quanto involontaria e inevitabile divergenza delle regole per il fatto di non essere nella materiale possibilità di garantire quanto previsto dalla normativa vigente e dal recente regolamento penitenziario». Commenta Patrizio Gonnella (Antigone): «A un mese dalle elezioni ci vengono a dire che la situazione è drammatica. Ma dov’era il ministro Castelli quando gli dicevamo che il 63,31 per cento dei detenuti si lava con acqua gelida?».


IL MINISTRO - Al convegno del Dap si è notata l’assenza del ministero della Giustizia. Solo il sottosegretario alla Salute, Domenico Di Virgilio (FI), ha preso la parola per dire che la spesa sanitaria pro capite dei detenuti è passata da 1.460 euro nel 2003 a 1.607 nel 2005. Ma questo dato, fa notare Mauro Palma, membro italiano del comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa, dimostra che quei soldi in più sono stati spesi in modo non ottimale. E lo stesso Ardita, poi, a fornire un confronto con il 1995 «quando la spesa pro capite era di 1.846 euro». Ad ascoltare i dati sul disastro sanitario del carcere non c’era neanche il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che comunque ha inviato un messaggio rassicurante: «Questo governo ha sempre avuto a cuore la salute nel carcere».
Ma il tema non si esaurisce certo con la legislatura. Tanto che ieri è giunto al Dap un messaggio di Benedetto XVI: serve «un doveroso rispetto per la dignità umana dell’individuo che ha violato la legge affinché continui a sentirsi parte della società». E ha voluto far sentire la sua voce anche il presidente della Repubblica: Ciampi, con una sua nota, ha ricordato «l’impegno di istituzioni, associazioni e operatori penitenziari nell’affrontare questi gravi problemi che dà concretezza ai valori costituzionali della solidarietà e contribuisce efficacemente al recupero dei cittadini detenuti». La platea del Dap ha riservato molta attenzione a Enrico Buemi (Rosa nel pugno) e all’intervento di Anna Finocchiaro dei Ds: «Questi del centro destra sono stati 5 anni nefasti per la mancanza di risorse, per il sovraffollamento, per la legge sulla droga».


DROGA - Invece il ministro Carlo Giovanardi (Udc) e il sottosegretario Alfredo Mantovano (An), sostenendo le ragioni del governo, hanno detto che la nuova legge «ridurrà il numero dei tossicodipendenti nelle carceri perché è prevista la sospensione pena se viene accettato un percorso di recupero». Replica, l’ex sottosegretario Franco Corleone (Verdi): «Spudoratezze, basta pensare che le nuove norme triplicano le pene per i detentori di marijuana»
In carcere, infine si ammalano anche i bambini. Ce ne sono 50, accanto alle loro mamme: «A San Vittore tra i 7 e i 9 bambini passano dalla sala parto al carcere con le proprie mamme», ha raccontato il giornalista Candido Cannavò che ha scritto un libro sui detenuti milanesi. L’ultimo dato, il più drammatico perché parla di 57 suicidi in carcere solo nel 2005, lo ha sottolineato Luigi Manconi, garante dei detenuti per il Comune di Roma: «Purtroppo questo è un numero terribilmente stabile».


    

 

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