ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: POLITICA   e   Pag.   13   )
Mercoledì 29 ottobre 2003

di MASSIMO FRANCO

LA NOTA

 

La religione secondo il Carroccio: «arma» contro alleati e immigrati

 

 


Un piccolo provocatore musulmano è riuscito a incendiare la chilometrica coda di paglia dei partiti italiani. E così, intorno al crocifisso a scuola, dichiarato inopportuno da un magistrato abruzzese, si è gonfiata un’indignazione che a tratti rasenta l’isteria. L’evocazione di un velleitario partito «neoguelfo», nel senso di papista, sta trasformandosi in qualcosa di peggiore: la religione cattolica brandita come uno sfollagente contro gli islamici in generale; distorta per polemizzare, e per acquisire meriti agli occhi di gerarchie ecclesiastiche meno impressionate e stentoree dei loro difensori d’ufficio.

Così, la Lega che fino a pochi giorni fa imprecava contro il Vaticano e i vescovi, adesso manda due esponenti come Mario Borghezio e Giacomo Chiappori nell’ormai famoso villaggio abruzzese di Ofena. A tuonare contro «il vero volto dell’Islam» e, implicitamente, contro l’integrazione. Contro «i falsi moderati a cui il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu mostra di credere». E contro il giudice Mario Montanaro, che ha emesso la discutibile sentenza, chiedendogli se «oltre alla tessera di Magistratura democratica ha anche quella di qualche associazione anticristiana». Spuntano megacrocifissi acquistati da sindaci ed esponenti leghisti. E qualcuno di loro li ostenta al bavero della giacca.

A prima vista, potrebbe sembrare il ritorno di una religiosità lungamente nascosta. Guardando meglio, però, rischia di venire a galla un concentrato di strumentalismo ed intolleranza, che mostra l’inclinazione ad una specie di clericalismo «usa e getta»: una tentazione che accomuna gran parte del governo e pezzi dell’opposizione. Il sottosegretario all’Interno di An, Alfredo Mantovano, prova a dire che «non è il caso di enfatizzare la vicenda: la stessa magistratura supererà questa pagina oscura». Ma la Lega vuole enfatizzarla. Approfitta di un episodio isolato, seppure sconcertante, per fare a fette gli avversari politici. E usa un simbolo religioso, come se fosse lo spadone di Alberto da Giussano.

Il bersaglio naturale sono gli immigrati. Ma i veri destinatari politici degli attacchi sembrano Gianfranco Fini, il vicepremier di An, e l’Udc, che vogliono far votare gli extracomunitari e sono in lite con Umberto Bossi. E ancora, la «magistratura di sinistra» e il Quirinale, accusato di sdegno fine a se stesso: non come il ministro della Giustizia Roberto Castelli, lodato dai lumbard per avere aperto un’inchiesta sulla sentenza. Da ieri, al coro si è aggiunta una mozione di Forza Italia. Con parole meno brutali, FI chiede tuttavia di «impedire manifestazioni di intolleranza contro segni ed usi della religione cattolica, per un malcompreso senso di egualitarismo e tolleranza».

In realtà, la tolleranza promette di essere la prima vittima della provocazione del musulmano Adel Smith, dell’errore del magistrato e delle reazioni scomposte di molti partiti, di governo e non. «C’è da rimpiangere la Dc, che ha sempre dimostrato un approccio laico. Assisto stupefatta» confessa il sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver, berlusconiana, «ad una grande corsa a chi arriva primo in sacrestia». Ma è una corsa affannosa, emotiva. Da Paese un po’ immaturo, che ha superato da tempo la dicotomia laico-cattolico a livello di opinione pubblica e di voto. Eppure è governato da forze politiche così incerte sulla propria identità, da illudersi di poterla cercare, di tanto in tanto, in Vaticano.


    

 

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