ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:    Pag.     )
Domenica 26 Gennaio 2003

Claudio Lazzaro

I giudici confrontano le nuove norme con quelle della Turco-Napolitano. Il sottosegretario Mantovano: metteremo in regola 700 mila persone

«Immigrati, la Bossi-Fini è solo repressiva»

La Cassazione: più attenzione all’ordine pubblico che alla solidarietà. Bossi: metodi da dittatura

 

ROMA - La legge Bossi-Fini sull’immigrazione, varata dal governo nel 2002, ha accentuato «il carattere di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, capovolgendo in parte la visione solidaristica» della Turco-Napolitano «in una esclusivamente repressiva». Per la prima volta, la Corte di Cassazione mette a confronto la nuova legge con quella emanata nel 1998 dal governo di centrosinistra. Lo fa nella sentenza numero 3.164, con cui respinge il ricorso di un albanese condannato per aver favorito l’ingresso clandestino di una sedicenne da avviare alla prostituzione. Secondo i giudici della terza sezione penale, che hanno scritto la sentenza, la Bossi-Fini, aumentando la funzione di sicurezza e di ordine pubblico, avrebbe compiuto una «lettura unilaterale della normativa europea» (accordo di Schengen, trattato di Amsterdam, proposte del Consiglio Ue).

È possibile che i giudici di Cassazione, formulando un confronto tra la nuova e la vecchia legislazione, non volessero discostarsi da una semplice constatazione. Ma lo scontro politico sull’immigrazione si è subito riacceso. «Solo nelle dittature la magistratura prevale sui rappresentanti del popolo», è stato il commento del ministro per le Riforme Umberto Bossi.


GLI ATTACCHI - «Un giudizio più politico che tecnico», attacca per primo Mario Landolfi, portavoce di Alleanza nazionale. «La Cassazione va sollevando questioni che non le competono - commenta il leader del Pri Giorgio La Malfa -. Applichi la legge che c’è e non esprima nostalgia per leggi passate». Reagisce seccamente il sottosegretario all’Interno con delega all’immigrazione, Alfredo Mantovano: «La Bossi-Fini regolarizzerà settecentomila extracomunitari, che prima non potevano avere un lavoro onesto, anche per le carenze della legge Turco-Napolitano». Si aggrega il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri: «Settecentomila regolarizzazioni sono anche troppe, ma dimostrano l’aspetto solidaristico della nuova legge». Replica Livia Turco, madre della precedente normativa: «Questa sentenza è un riscatto morale. La nuova legge non è soltanto repressiva, ma anche inefficace». Concorda don Giancarlo Perego, responsabile immigrazione della Caritas italiana: «La Bossi-Fini non affronta l’accoglimento e l’integrazione. Tratta l’immigrazione come un fenomeno da cui difendersi»


I GIUDICI - Ma vediamo la sentenza. Al confronto tra la normativa del 1998 e quella del 2002, i giudici della terza sezione penale premettono un’osservazione: già la legge Turco-Napolitano aveva «ulteriormente marcato», rispetto alla legge 943 del 1986, le «finalità di ordine pubblico, controllo e regolamentazione della presenza degli extracomunitari». Ma questi obiettivi venivano «filtrati» attraverso «i principi di pari opportunità e trattamento, di regolazione del mercato del lavoro al di fuori degli schemi della pubblica sicurezza». Tutto ciò veniva attuato attraverso «la predisposizione di misure di politica attiva e attraverso strumenti sanzionatori», senza «perdere di vista il legame esistente fra immigrazione, povertà e i principi solidaristici espressi nella nostra Costituzione». Ma le funzioni di sicurezza e di ordine pubblico sono diventate «il tema centrale nella legge del 2002, con una lettura unilaterale della normativa europea». Un processo che si è realizzato «in parte, capovolgendo la visione solidaristica in una esclusivamente repressiva».


LA CONVIVENZA - Secondo i magistrati della Cassazione, la legge Turco-Napolitano forniva «una risposta articolata e globale al complesso fenomeno, per porre le basi di una regolamentazione e di una civile convivenza con un flusso migratorio ormai costante», ma anch’essa puniva l’ingresso clandestino, che resta reato con la Bossi-Fini, legge con la quale il legislatore «continua a perseguire, inasprendo le pene, il fenomeno dell’agevolazione o dello sfruttamento della migrazione clandestina, rendendo rilevanti penalmente simili attività parassitarie e lucrative». La Suprema Corte ha così respinto il ricorso del cittadino albanese. Il suo legale sosteneva che le norme contro chi agevola l’ingresso illegale di extracomunitari riguarderebbero soltanto gli «scafisti». Ma la Cassazione ha espresso un parere opposto: sia la Turco-Napolitano che la Bossi-Fini puniscono non soltanto gli scafisti o gli «organizzatori di tratta», ma anche gli stessi clandestini quando compiono «attività dirette a favorire l’ingresso degli stranieri violando la legge».

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