ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: IN PRIMO PIANO   e   Pag.   6   )
Martedì 21 ottobre 2003

di MASSIMO FRANCO

LA NOTA

 

La «solitudine» dell’Italia bilancia la sfida tra i Poli

 

 


La tentazione di imbastire qualche polemica sui barconi, che affondano con il loro carico di extracomunitari, affiora anche stavolta. Si coglie in qualche accenno antigovernativo di Francesco Rutelli, portavoce della Margherita, e dei Verdi. E finisce per incrociare le proposte del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, sul voto agli immigrati: un’iniziativa avversata ruvidamente dalla Lega Nord. Eppure, il tema che affiora con prepotenza dall’ultima tragedia al largo dell’isola di Lampedusa, è la solitudine italiana all’interno dell’Unione Europea. Per questo, le pulsioni strumentali sembrano messe in secondo piano dalla preoccupazione trasversale di non trovare interlocutori consapevoli nelle altre nazioni continentali .

«La Commissione Ue sta facendo tutto quello che gli Stati le consentono di fare» si è quasi giustificato ieri il presidente, Romano Prodi. E ha aggiunto che occorrerà del tempo perchè si arrivi a una politica comune. «Ci sono Paesi come la Spagna e l’Italia che hanno frontiere marittime immense e incontrollabili. E’ chiaro» ha aggiunto «che si tratta di frontiere comuni a tutta l’Europa». In realtà, l’emergenza è percepita come tale soltanto da quelli che sono direttamente investiti dal problema. Per il resto, è come se il baricentro politico europeo si spostasse sempre più a Nord e ad Est; e tendesse a sottovalutare il confine meridionale.

La conseguenza è un freno al progetto di un’Agenzia per il Mediterraneo che dovrebbe coordinare da Bruxelles la politica del Vecchio Continente in materia di immigrazione. Ma anche il dirottamento altrove dei finanziamenti con i quali i Paesi mediorientali e nordafricani dovrebbero arginare il flusso dei clandestini. Esiste un «arco di instabilità» che si tende dalla Siria e la Turchia fino a Egitto, Libia, Tunisia, Marocco. Rappresenta anche l’ultima frontiera di terra che separa l’Africa dal Mediterraneo e dall’Europa. Per questo, si insiste sulla necessità di una collaborazione stretta fra Ue e Stati nordafricani.

Ieri, il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano ha fatto capire che alcuni di questi Paesi usano le «carrette del mare», con i loro carichi di disperati, come un’arma impropria. «Per le autorità libiche, l’attesa degli aiuti materiali che ancora non arrivano sta diventando troppo lunga» ha detto Mantovano. «Non voglio dire che c’è un ricatto, ma questa impazienza deve trovare una risposta». Altrettanto netto, il ministro Rocco Buttiglione ha spiegato che Cipro è pronta a dare una mano per fermare le migrazioni che partono da Siria e Turchia. Ma «bisogna dargli l’aiuto che chiedono: radar, navigli leggeri che li riconducano ai porti di origine».

Non si tratta soltanto di un’emergenza umanitaria. Anche osservato in termini di pura convenienza, il fronte del Mediterraneo assume contorni geopolitici e suggerisce implicazioni strategiche rilevanti. E’ quello che divide mondo cristiano e musulmano; sistemi occidentali e focolai del fondamentalismo islamico. «Noi non escludiamo» sostiene il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu «che Al Qaeda e altre organizzazioni terroristiche sfruttino l’immigrazione clandestina per autofinanziarsi». Forse è solo una previsione facile. Di certo, rappresenta il messaggio agli alleati europei di un’Italia che cerca di fare del suo meglio. Ma teme di essere condannata a presidiare un avamposto indifendibile.


    

 

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