ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: CRONACHE   Pag.   17   )
Venerdì 21 Febbario 2003

Lorenzo Salvia

I costi del racket e quelli per la sicurezza: la criminalità riduce del 2,5 il Pil del Mezzogiorno

Il Censis: senza mafia il Sud ricco come il Nord

Tre imprenditori calabresi su quattro negano pressioni della criminalità. L’appello del sottosegretario Mantovano: denunciate le estorsioni


ROMA - Il termine è tecnico. Forse un po’ oscuro: tasso di zavorramento mafioso annuo. Cosa vuol dire? Che la criminalità organizzata fa perdere alle aziende del Mezzogiorno 7 miliardi e mezzo di euro ogni dodici mesi. Più che i numeri, però, spiegano le parole: senza il peso della mafia, il Sud avrebbe raggiunto il Nord. Almeno per il prodotto interno lordo pro capite, cioè il reddito personale. E’ un pugno nello stomaco lo studio realizzato dalla Fondazione Bnc, in collaborazione con il Censis. Una ricerca che ha coinvolto 700 imprese meridionali con meno di 250 addetti.

La criminalità organizzata costa prima di tutto in termini di mancata crescita economica. Il racket ostacola l’attività delle imprese: la ricchezza non prodotta è pari al 2,5% del Pil del Mezzogiorno. E’ questo valore, spalmato negli ultimi 20 anni, ad impedire al Sud di raggiungere il Nord. Ma la mafia ha anche altri costi. I sistemi di sicurezza, ad esempio. Per gli impianti antifurto, le imprese spendono almeno 4,3 miliardi di euro, pari al 3,1% del fatturato. Oppure la mancata creazione dei posti di lavoro: 180 mila ogni anno, il 5,6% di quelli utilizzati nelle imprese meridionali con meno di 250 dipendenti.

A far riflettere sono anche altri numeri. Gli imprenditori del Sud non sembrano aver fiducia nelle istituzioni. Il 67% dice che le associazioni antiracket sono inutili. Il 21% che espongono solo a ritorsioni. Per molti va bene così. Il 78% degli imprenditori calabresi e il 51,5% di quelli siciliani sostiene che «le attività criminali sul territorio sono rare». Dati che hanno colpito Piero Luigi Vigna, procuratore nazionale antimafia: «Queste sono le due regioni dove la criminalità è più forte. Ma evidentemente è considerata strutturale. Gli imprenditori, cioè, sembrano rivolgersi alla stessa criminalità per avere quella protezione che non hanno dallo Stato. E qui ritroviamo la mafia come industria di sicurezza».

Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, invita gli imprenditori a denunciare i tentativi di estorsione. Ma parla anche delle regole. E dell’opportunità di cambiarle: «E’ necessaria una semplificazione delle norme - dice - studiando un meccanismo di controllo degli appalti, serio, penetrante, che renda sconveniente aggirare la legge». Qualcosa si sta già muovendo: «Da tempo - dice ancora Mantovano - è allo studio della Dia un sistema che consenta, per gli appalti, di intervenire subito. Scoprendo alcuni meccanismi di aggiudicazione degli appalti e alterazioni d'asta che bisogna stroncare sul nascere».


 

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