ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA Martedì 19 marzo 2002

D. Mart.

 

Mantovano: farli tornare a casa in 24 ore? Impossibile


 

ROMA - «In questi casi si deve puntare alla salvezza delle vite umane, ma non possiamo rassegnarci a fare semplicemente i soccorritori». Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano (An) lancia un avvertimento alla comunità internazionale: «E’ venuto il momento di porre questa emergenza all’ordine del giorno dell’Unione europea».

Cosa sarebbe successo se la Marina francese avesse preso il comando della nave in acque internazionali?
«In teoria c’è l’accordo di Montego Bay che prevede l’accompagnamento della nave in difficoltà nel porto più vicino. L’Italia, la Grecia, e l’Egitto hanno sottoscritto questo accordo. L’Albania no».

Poi, in acque territoriali, sono intervenuti i rimorchiatori italiani.
«L’equipaggio della carretta ha ridotto i motori in avaria, ha scaricato il carburante e ha minacciato di gettare i bambini in mare. A questo punto non potevamo fare altro: si è reso necessario salvare le vite umane. E questa è anche una risposta a chi ci accusa di voler intervenire solo in maniera repressiva».

Però il capogruppo della Lega, Alessandro Cè, vi invita a «rimpatriarli entro 24 ore»
«Il problema è serio, per un dato oggettivo, e poi perché la Lega è un partner della coalizione. Quando chiede di rispedirli a casa entro 24 ore, Cè dimostra di non conoscere la realtà. Siamo tutti d’accordo, peccato però che in 24 ore non sia possibile identificare i clandestini. E questa difficoltà motiva il protrarsi fino a 60 giorni della permanenza nei "centri" prevista nel nuovo disegno di legge Fini-Bossi».

Il gip di Lecce ha liberato i tre scafisti albanesi del gommone naufragato l’11 marzo al largo di Otranto: essendo stati fermati in acque internazionali, scrive il giudice, c’è un difetto di giurisdizione.
«Sì, ho letto l’ordinanza e non mi convince. Ci sono errori tecnici nel senso che si sovrappongono le acque territoriali a quelle contigue, sostenendo che il limite massimo è di 12 miglia mentre, in realtà, è di 24 miglia. Eppoi vige un articolo del codice della navigazione che incardina le indagini nel luogo dove vengono trasportati i naufraghi. Ma la cosa che dispiace è un’altra: che il gip dà per accertata l’identificazione degli scafisti. Quindi sono a piede libero tre trafficanti di esseri umani. Ma sono certo che la procura di Lecce farà ricorso in Cassazione».

Chissà dove saranno i tre scafisti quando la Cassazione deciderà.
«Tra qualche ora riprenderanno i loro "onesto lavoro". Sarebbe il caso che certi giudici non vivessero su altri pianeti».


 

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