ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
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Martedì 18 gennaio 2005

Monica Guerzoni

 

 Centrodestra, si rafforza il partito del «non voto»

Giovanardi: siamo la maggioranza. Ma An spera nell'intesa


 

ROMA - «Astensione, astensione, astensione...». Il tam tam è ancora sottotraccia, ma ora che il cardinale Camillo Ruini ha reso nota la posizione ufficiale della Chiesa, nel centrodestra si allarga il fronte del non voto. Uno schieramento così ampio e compatto che il ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, non fatica a confermare la direzione di marcia: «Credo proprio che il fronte dell’astensione sia largamente prevalente. D’altronde, per chi crede nella bontà della legge sulla fecondazione...». E non suoni come una resa a quel partito dell’indifferenza messo sotto accusa da Giuliano Ferrara. «Indifferente io? Sono motivatissimo. Ma non si capisce perché, se qualcuno raccoglie 50 mila firme, altri 50 milioni debbano andare a votare». Il governo non avrà «retropensieri» nel fissare la data promette Sandro Bondi, anche se il referendum non è «lo strumento migliore per decidere su materie così delicate». Forza Italia ha lasciato libertà di coscienza e difenderà la legge 40 «con coerenza», a dispetto dei pontieri azzurri come il senatore Antonio Tomassini, impegnato ad accorpare in un testo unico le proposte di modifica.

La Lega è schierata in forze sulla linea del non voto. Tanto che il capogruppo dei deputati Alessandro Cè non si fa remore di attaccare il premier per aver ammesso che sì, la legge si può migliorare. «Quando si votò disse che il testo era buono e ora dice che non l’ha nemmeno letto. Sono interdetto. Bisogna pur prendersi delle responsabilità, nella vita. La battaglia è epocale, dobbiamo usare tutte le armi possibili e la più efficace è non andare a votare». Nel Carroccio fa eccezione la senatrice Rossana Boldi, schierata contro le nuove norme, mentre Giovanna Bianchi Clerici esprime una posizione più dubbiosa: andrà a votare perché resti il divieto dell’eterologa e perché le norme sul numero di embrioni da impiantare siano meno restrittive. Dentro An resiste la speranza di una correzione parlamentare. Ignazio La Russa non farà propaganda per l’astensione ma nemmeno si scandalizza, in fondo «è un modo per dire no». La Cdl vuol vincere col trucco, come accusa Ferrara? Sciocchezze, è puro calcolo elettorale: «Per un italiano che andrà a votare cinque resteranno a casa». Come il senatore Riccardo Pedrizzi, che presiede la consulta etico religiosa di An e come Daniela Santanchè, che non se la sente di investire i cittadini di problemi così delicati.

Il ministro Rocco Buttiglione ammette che «l’astensione può essere un percorso» e Francesco Cossiga si sente già in campagna elettorale. Ai suoi amici cattolici consiglierà di disertare i seggi con la speranza di vanificare, come ha detto al Corriere , l’effetto di quel «mostriciattolo» che è il referendum abrogativo. E non sarà solo. «La sfida della vita interpella ognuno di noi, cattolici e non» plaude a Ruini la responsabile Udc per la famiglia Olimpia Tarzia e così altri centristi vicini al Movimento per la vita di Carlo Casini. Il leader dell’Udc Marco Follini ha già annunciato il suo "no" ma ha anche detto che l’astensione non è peccato. Il vicepremier non intende dar battaglia perché gli italiani scelgano le spiagge, ma all’Elefantino del Foglio , che sospetta l’intenzione del governo di convocare la consultazione in una data «semi-balneare», l’Udc manda a dire che metà giugno e Ferragosto non sono la stessa cosa. L’azzurro Ferdinando Adornato non vede sotterfugi all’orizzonte. L’astensione è comportamento «da non ridurre a caricatura», eppure il presidente della commissione Cultura della Camera andrà a votare «su un grande scontro di principio, che non è tra laici e cattolici». Non sono molti gli azzurri pronti a votare no ai quattro quesiti, come medita di fare Adornato. La ministra Stefania Prestigiacomo sulla scheda scriverà quattro "sì" e ha tutta la solidarietà di Margherita Boniver .

Il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, An, dice no a «pastrocchi parlamentari» e prevede che i tamburi del non voto inizieranno a rullare a pochi giorni dalla consultazione. «Ma la maggioranza non si nasconda sotto il tavolo, dobbiamo dire che siamo per l’astensione. Che farò io? Se il quorum sarà nell’aria andrò a votare no, altrimenti non ci andrò». Il senatore Udc Maurizio Ronconi ha accolto con sollievo la presa di posizione del Vaticano. «Difendere la legge votando "no" è complicato, c’è il rischio che gli elettori scelgano in modo umorale e poi la strada dell’astensione è già stata sperimentata con successo per il referendum sulla caccia. Più andiamo verso l’estate e più incide il fattore astensione...».


    

 

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