ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA Venerdì 17 maggio 2002

Monica Guerzoni


 

La rivolta dell’onorevole: abbiamo tutti la colf, Umberto è arretrato
La Russa: terzo bimbo in arrivo, avrò una nuova tata.
Carlucci: impossibile farne a meno.
Castagnetti: deriva senile del senatur.
Ma i leghisti difendono il leader. Pagliarini: mia moglie se la cava da sola


ROMA - La famiglia Bossi non ha bisogno di una colf. «Facciamo tutto da noi, mica siamo paralitici...» si è quasi indignato il ministro per le Riforme, conversando con i cronisti in Transatlantico. Ma in casa Carlucci, in casa Mussolini, in casa Violante, la colf c’è, eccome. E se non ci fosse sarebbe un guaio, ammettono ministri e parlamentari, ben felici di sdrammatizzare l’atmosfera tesa del dibattito sull’immigrazione. Da destra, da sinistra e dal centro gli onorevoli svelano di preferire domestici filippini e respingono all’unisono l’immagine di un’Italia quasi scomparsa, dove le mamme non lavorano e i figli più grandi badano ai più piccoli. «Ma Bossi, in quale società vive?» sbuffa il capogruppo dei Ds Luciano Violante . «Milioni di famiglie italiane costrette ad affidare anziani e bambini sono diventate datrici di lavoro. È la società moderna». E lei, onorevole, ce l’ha la colf? «Certo, è italiana e in regola. Mia moglie fa il giudice, io sono sempre qui... Come faremmo altrimenti?». Dal presupposto che «tanti italiani prendono una colf perché ne hanno bisogno» parte anche il ragionamento del vicepremier. Ma la conclusione di Gianfranco Fini è tutta politica: «Le parole di Bossi non influiscono sulla legge che regola l’immigrazione. Potrà cambiare di una virgola, ma alla fine andrà in porto così com’è».

Gabriella Carlucci , responsabile del dipartimento Cultura di Forza Italia e madre di Matteo, quasi si arrabbia: «Se sono qui in Parlamento, come faccio a occuparmi della casa? Qualcuno dovrà pur farlo». Alle faccende di casa Carlucci pensa una signora peruviana, cui l’onorevole ha trovato anche un appartamento. «Non possiamo lasciar entrare tutti, ma fare a meno delle colf è impossibile». La reazione delle colleghe di coalizione non è diversa. «Bossi parla così perché è un uomo - si arrabbia Alessandra Mussolini , di An -. Io ho tre figli e niente famiglia allargata. Viva le colf, che Dio le benedica». Stefania Prestigiacomo , ministro per le Pari opportunità, ne fa invece «un uso molto moderato». Ha una persona a ore che tiene in ordine la casa romana e un filippino in Sicilia.

Filippino (e in regola) anche il collaboratore domestico di Ignazio La Russa . In estate il capogruppo dei deputati di An sarà padre per la terza volta e «probabilmente» avrà bisogno di una nuova tata. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti fa appello alla privacy, mentre il sottosegretar io all’Interno Alfredo Mantovano svela i dettagli dell’organizzazione familiare: «Mia moglie e i nostri tre figli hanno deciso insieme un calendario dei compiti quotidiani. A casa, in Puglia, fanno tutto i ragazzi. A Roma invece ho una colf a ore, che pago ben 13 euro». Per badare alle figlie il presidente della Camera, Pierferdinando Casini , ha una «tata di fiducia». E l’onorevole Antonio Maccanico , della Margherita, una «coppia di giovani filippini fedelissimi nel tempo». Quanto alle parole del ministro Bossi... «Sono discorsi di ordinaria follia».

Lo pensa anche il capogruppo dei Dl , Pierluigi Castagnetti: « È la deriva senile di un politico che ora fa anche il pedagogo e il moralista. Le colf non servono ad allevare i figli, ma solo a dare una mano alla famiglia. La mia è italiana e in regola». L’ex ministro leghista Giancarlo Pagliarini è fortunato: «Abbiamo rinunciato alla colf perché mia moglie bada da sola ai figli, non certo per motivi culturali ». Motivi che invece il collega di partito Cesare Rizzi condivide in pieno: «Bisogna farla finita con queste colf che vengono schiavizzate ».

Italo Bocchino , di An (che di colf ne ha due), non è d’accordo. «Il discorso di Bossi si scontra con l’organizzazione della società mo derna». Gustavo Selva , di An, bacchetta il leader leghista per l’uso della parola «serve» che ha mandato su tutte le furie Franco Monaco della Margherita. «Ma quali serve, quand’ero piccolo ne avevamo una che trattavamo come un membro della famiglia - ricorda Selva -. Mia moglie ha lasciato il lavoro per bad are ai quattro figli e oggi abbiamo solo un filippino a ore». La reazione di Teodoro Buontempo (An), che per i suoi tre figli sceglie tate di madrelingua inglese, è di indignazione, al limite dell’offesa: «Forse oggi Bossi aveva disturbi di digestione. Quante madri farebbero a meno volentieri della colf se non dovessero lavorare? Il ministro viene dalle valli, dove nonni e nipoti vivono insieme». In fondo sarebbe bello «poter riportare indietro le lancette del tempo», sospira il presidente della Commissione Cultura Ferdinando Adornato , che la colf ce l’ha per bisogno, non certo per sfizio. «La provocazione di Bossi è intelligente, perché fa riferimento a un’Italia profonda che c’è ancora. E che molti, nelle metropoli, non sanno nemmeno che esista».

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