ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione: IN PRIMO PIANO      Pag.    10)
Sabato 16 aprile 2005

Dino Martirano

il Dibattito

 

 Destra e sinistra d’accordo: «Ora attuare davvero i divieti»


 

ROMA - Uno: le imputazioni per i reati puniti con pene minime inferiori ai tre anni non prevedono la custodia cautelare. Due: raramente il teppista da stadio sfonda questo tetto. Tre: quindi, per i disordini creati dentro e fuori i campi da gioco, quasi nessuno finisce in carcere. Detto questo è pure vero che ben pochi parlamentari sarebbero disposti a votare un decreto anti-ultrà, sul tipo di quello proposto sul Corriere di ieri da Giorgio Tosatti. Spiega Giannicola Sinisi (Margherita): «Per garantire il pacifico svolgimento delle partite non possiamo mica prevedere la stessa pena per chi tira una moneta in campo e per chi spaccia un chilo di eroina». Di leggi speciali per i teppisti della domenica, Sinisi non vuole parlarne: «Una concezione moderna della sicurezza ci dice che il problema non è il processo, che si svolge quando il danno è fatto, ma la prevenzione perché a certe persone dovrebbe essere vietato l’ingresso allo stadio».

Ma come si fa a tenere lontani dagli stadi i facinorosi se poi il giudice spesso usa il contagocce per convalidare le diffide del questore? Ci vuole una nuova legge per far funzionare il «Daspo»? Per Francesco Nitto Palma, ex pm ora deputato di FI, «più che leggi speciali servirebbero giudici che abbiano la forza di applicare con severità le norme in vigore». Invece, sulla possibilità di inasprire le pene, qualcosa si deve pur fare ora che il lancio di un petardo può determinare la sospensione di una partita: «I responsabili di queste azioni verrebbero a creare un danno per le società e quindi dovrebbero pagare con sanzioni più severe».

Nel 2003 è stato varato l’arresto fuori flagranza, cui la polizia perviene al massimo 36 ore dopo i disordini grazie alle riprese delle telecamere montate allo stadio. «La norma scade il 30 giugno e noi dobbiamo prorogarla perché ha dato ottimi risultati sul piano della deterrenza», annuncia il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano (An) che cita «dati confortanti» su incidenti, feriti e arresti. Aggiunge Mantovano: «Io non chiedo un inasprimento delle pene perché credo nelle misure di prevenzione. Un esempio: per quel personaggio arrestato nel 2001 per il motorino lanciato a San Siro, poi beccato nel 2003 a Torino e ora arrestato di nuovo, ci vorrebbe un provvedimento che lo tiene lontano dagli stadi per 10 anni. Come succede nel Regno Unito già dal primo arresto».

Secondo Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con il governo D’Alema, a questo punto «bisogna uscire dalla logica emergenziale» e imitare gli interventi strutturali che hanno stroncato il fenomeno in Gran Bretagna, Germania e Spagna: «Variamo una legge che aiuti le società ad acquistare gli stadi, così saranno i club i responsabili di ciò che avviene sugli spalti». A quel punto il biglietto nominativo per ogni tifoso sarà un passo obbligato.


    

 

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