ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA Venerdì 10 maggio 2002

Dino Martirano

Lunedì in aula alla Camera la nuova legge Bossi-Fini. La Casa delle Libertà vuole varare il testo prima delle amministrative

 

Impronte per gli immigrati, via libera di Rutelli
La proposta di Forza Italia piace anche a gran parte dell’Ulivo. Rifondazione: una scelta aberrante


ROMA - Tempi lunghi per la legge sull’immigrazione che lunedì arriva in aula alla Camera con un carico di circa 1.200 emendamenti del centrosinistra e con l’impegno assunto della Casa della Libertà a varare il testo prima del voto amministrativo di fine maggio. L’approvazione del ddl Bossi-Fini, visto che la commissione Affari Costituzionali ha potuto esaminare solo 4 articoli su 29, dovrebbe dunque slittare a giugno. Ma la legge risente molto del clima elettorale. E così, tra maggioranza e opposizione, è scoppiato il caso delle impronte digitali: ora c’è un emendamento della relatrice di Forza Italia, un giro di vite ben visto dalla Lega e da An, che estende i rilievi «dattiloscopici» a tutti gli stranieri extracomunitari (statunitensi e giapponesi compresi) che chiedono o rinnovano un permesso di soggiorno. Ma su questo terreno si muove anche l’Ulivo: Francesco Rutelli, infatti, trascina il centrosinistra su una posizione che prevede «l’obbligo» per la polizia di prendere le impronte digitali agli extracomunitari senza documenti, quelli cioè che non vogliono dichiarare la propria identità.

Attualmente, in base all’articolo 49 della legge Turco-Napolitano, la polizia «può» scattare foto segnaletiche e prendere le impronte digitali solo agli extracomunitari privi di documenti: i dati, poi, vengono inseriti nel sistema Afis. Invece, nell’emendamento che la relatrice Isabella Bertolini (Fi) ha concordato con la maggioranza, si propone molto di più: «Lo straniero che richiede il permesso di soggiorno e quello che ne richiede il rinnovo è sottoposto a rilievi fotodattiloscopici». La Bertolini ricorda «che in questo modo l’Italia si adeguerebbe alle procedure tedesche già in discussione anche in Francia e in Spagna». Mentre il sottosegretario Alfredo Mantovano (Interni) si preoccupa delle spese e sostiene che il governo sta facendo il possibile per trovare la necessaria copertura finanziaria all’emendamento. Per Graziella Mascia (Rifondazione), invece, «il messaggio lanciato dalla maggioranza è aberrante e elettoralisticamente compiacente con la Lega».

Ecco allora che nel caso impronte digitali si inserisce la Margherita che fa da apripista rispetto al resto dell’Ulivo. Per primo parte il senatore Renato Cambursano, eletto nel collegio torinese multietnico di Porta Palazzo, che annuncia una possibile intesa con la maggioranza: «Mantovano mi ha detto che il governo è intenzionato ad accogliere la proposta dell’obbligo dei rilievi delle impronte digitali per gli immigrati».

Ma il vero via libera arriva da Francesco Rutelli e dall’ex sottosegretario all’Interno, Giannicola Sinisi, che annunciano addirittura una proposta di legge (da presentare entro 15 giorni) in cui si immagina che tutti i cittadini italiani abbiano una carta d’identità elettronica comprensiva di casella per le impronte digitali: «Riguarderà 300 milioni di europei», dice Rutelli. Però Sinisi aggiusta il tiro: «Siamo pronti a ragionare in prospettiva ma ora se un immigrato ha il passaporto in regola perché prendergli le impronte?». Una posizione, questa, che piace al diessino Carlo Leoni. Dal Viminale, infine, il ministro Claudio Scajola accoglie con soddisfazione al posizione del commissario Ue Antonio Vittorino che parla di «ottica integrata» e della «creazione di un corpo europeo di guardie di confine».


 

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