ALFREDO MANTOVANO
Deputato al Parlamento italiano
RESPONSABILE DI A.N. PER I PROBLEMI DELLO
STATO

 


Interventi sulla stampa

 

Pubblicato sul Secolo d'Italia il 6  aprile 2000

Giustizia e scarcerazioni

DILIBERTO: DAL "TUTTO E SUBITO" AL "NIENTE E MAI"


Sarà interessante conoscere gli esiti dell'ispezione che il ministro della Giustizia ha disposto negli uffici giudiziari di Reggio Calabria, a seguito delle scarcerazioni degli ergastolani, e dell'approfondimento che il Consiglio Superiore della Magistratura si appresta a operare fra qualche giorno. In assoluto non è da escludere la responsabilità di uno o più giudici, posto che il problema nasce dal mancato tempestivo deposito della motivazione di una sentenza: il procedimento disciplinare dovrà necessariamente avviarsi se si accerterà che il magistrato incaricato di scrivere quell'atto ha trascorso il suo tempo giocando a tennis o andando al teatro. E tuttavia, si immagini che il giudice in questione non ha completato la motivazione perché è stato impegnato quasi quotidianamente nella partecipazione a udienze relative ad altri processi e nella stesura di provvedimenti pure soggetti a termine; si immagini - non c'è bisogno di straordinaria fantasia, perché in proposito esistono dati oggettivi - che dall'ispezione venga fuori che i magistrati a Reggio sono pochissimi e fanno i salti mortali da un dibattimento all'altro; si immagini ancora - e anche su questo la documentazione è ampia - che i magistrati reggini mostrino copia delle loro richieste di rinforzi spedite periodicamente al Guardasigilli e al C.S.M., senza essere seguiti da nulla di concreto. Se risulterà tutto questo, il ministro Diliberto adotterà misure disciplinari contro sé stesso?

Sarebbe veramente grave se al danno - il superlavoro cui da anni sono sottoposti i magistrati reggini - si sommasse la beffa di un procedimento disciplinare o anche solo di una ipotesi di trasferimento per incompatibilità ambientale: quest'ultima sarebbe una trovata geniale, l'ideale per sguarnire ulteriormente quegli uffici giudiziari. In realtà, come c'è stato bisogno dei finanzieri morti ammazzati in quel di Brindisi perché il governo si accorgesse dell'emergenza contrabbando in Puglia, organizzando l'"operazione Primavera" (non si sa per quanto tempo), è stato necessario che di undici pericolosi criminali fosse disposta la rimessione in libertà perché la situazione del tribunale di Reggio Calabria arrivasse finalmente all'attenzione di chi doveva pensarci per tempo. La soluzione più probabile è che, alla fine degli accertamenti, venga disposta l'applicazione nel capoluogo calabrese di qualche giudice proveniente da altro distretto; è la più probabile perché, escluse responsabilità disciplinari dei magistrati, il ministro dovrà mostrare di fare qualcosa, e quello illustrato è il rimedio più immediato e di più efficace impatto di immagine. Ma è anche il più precario: le applicazioni sono sempre temporanee, e non risolvono un problema che è ben più grave e di struttura.

Da quando la sinistra governa in Italia, è cresciuta la scopertura dei posti di magistrato previsti dall'organico. Fino al 1996 si completava un concorso per uditore giudiziario ogni 10-12 mesi, con l'immissione di volta in volta dai 200 ai 300 nuovi magistrati. Grazie alla riforma del concorso voluta nel 1997 dal ministro Flick e realizzata nel peggiore dei modi dapprima da Flick e poi da Diliberto, da tre anni il ministero della Giustizia non riesce a ultimare un solo concorso: la prova di preselezione informatica è stata realizzata in modo confuso e parziale, tanto da provocare annullamenti e rettifiche da parte di numerosi Tar e del Consiglio di Stato. Risultato: la carenza di organico della magistratura ammonta oggi a circa 800 unità. Tutto ciò non preoccupa minimamente il ministro Diliberto, il quale non solo non intende modificare il meccanismo del concorso, eliminando ciò che in questi anni lo ha di fatto paralizzato, ma anzi ha fatto approvare dal Consiglio dei ministri un disegno di legge che aumenta l'organico di altre 1000 unità, ritenendo che, non essendo stato capace di immettere 300 magistrati all'anno nell'ultimo triennio, può riuscire nel miracolo di farne spuntare fuori 1800 tutti insieme in pochi mesi!

E' egualmente strutturale la carenza del personale amministrativo, il cui incremento è indispensabile per la piena funzionalità del giudice unico, e che viene immesso nei ruoli con enorme ritardo rispetto ai concorsi espletati. E' sempre strutturale il vuoto negli organici degli ufficiali giudiziari, senza dei quali gli atti dei processi non possono essere notificati, e il cui numero resta invece invariato. Con queste carenze, che sono quelle che, nella gran parte dei casi, determinano i rinvii delle udienze e l'allungamento dei tempi dei giudizi, non c'entrano nulla né il giusto processo né i termini della custodia cautelare, che in Italia sono fra i più elevati al mondo. C'entra la volontà - o la non volontà, nel caso della sinistra - di considerare le spese per la giustizia, come quelle per la sicurezza, delle priorità. Qualche giorno fa, al Congresso dell' Associazione nazionale dei Magistrati, l'on. Diliberto ha esaltato la politica dei piccoli passi, e lo ha fatto sostenendo che andava rivisto lo slogan "tutto e subito", caro al tempo della sua giovinezza. L'impressione è che la conversione sia stata tanto repentina da aver condotto al "niente e mai".

On. Alfredo Mantovano

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